venerdì, 30 Maggio, 2025
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Clima, la Terra oltre il limite: rischio concreto di superare +1,5°C entro il 2029

Secondo l’Onu c’è il 70% di probabilità che il riscaldamento globale superi la soglia critica nei prossimi cinque anni. L'Ue accelera sui tagli alle emissioni

L’umanità è sull’orlo di un punto di non ritorno. L’Organizzazione meteorologica mondiale, agenzia delle Nazioni Unite, ha lanciato l’allarme: c’è una probabilità del 70% che tra il 2025 e il 2029 la temperatura media globale superi di oltre 1,5 gradi Celsius i livelli preindustriali, limite simbolo dell’accordo di Parigi del 2015 e soglia critica oltre la quale il rischio di eventi climatici estremi aumenterebbe in modo esponenziale. L’allarme arriva dal rapporto annuale Omm, basato sulle proiezioni del Met Office britannico e di altri nove centri climatici internazionali. Se nel 2023 la probabilità che ciò accadesse era del 32%, oggi questa è più che raddoppiata. “Abbiamo appena vissuto i dieci anni più caldi mai registrati”, ha commentato Ko Barrett, Vice segretario generale dell’Omm. “Purtroppo, questo rapporto non fornisce alcun segno di tregua nei prossimi anni. Le conseguenze saranno drammatiche per economie, società ed ecosistemi”.

Il superamento temporaneo del limite di 1,5°C potrebbe avvenire già in uno dei prossimi cinque anni, e secondo le proiezioni c’è una probabilità dell’86% che ciò accada almeno una volta. Ancora più allarmante è l’1% di probabilità che uno di questi anni oltrepassi addirittura i +2°C.

L’anno più caldo della storia

Il 2024 ha infranto ogni record di temperatura a livello globale, con ondate di caldo devastanti che hanno colpito Asia, Medio Oriente e Oceania. Dalla Cina, con punte oltre i 40°C, agli Emirati Arabi Uniti che hanno sfiorato i 52°C, passando per il Pakistan devastato da venti bollenti, l’impatto è stato tangibile e distruttivo. La frequenza di fenomeni estremi è cresciuta: inondazioni mortali in Australia, Francia, Algeria, India, Cina e Ghana; incendi senza precedenti in Canada; e siccità cronica in vaste aree del Sud America e del Sahel. “Ogni frazione di grado in più amplifica l’intensità e la frequenza di questi disastri”, avverte FriederikeOtto, climatologa dell’Imperial College di Londra. “Continuare a puntare su petrolio, gas e carbone nel 2025 è una follia assoluta”.

Uno dei segnali più evidenti del collasso climatico è il riscaldamento accelerato dell’Artico. Secondo le previsioni, nei prossimi cinque inverni – da novembre a marzo – l’aumento delle temperature nella regione polare sarà in media 3,5 volte superiore a quello globale, raggiungendo picchi di +2,4°C rispetto al periodo 1991-2020. Questo porterà a una rapida riduzione dei ghiacci marini nei mari di Barents, Bering e Okhotsk, con impatti a catena sugli ecosistemi e sul clima globale.

Parallelamente, i modelli previsionali indicano stagioni più umide in Europa del Nord, Sahel, Alaska e Siberia, mentre l’Amazzonia affronterà siccità più gravi, con impatti devastanti sulla biodiversità e sulla capacità del polmone verde del mondo di assorbire CO₂.

L’Unione europea accelera

In questo scenario allarmante, l’Unione europea cerca di mantenere la rotta verso gli obiettivi climatici. Secondo la valutazione della Commissione europea sui Piani nazionali per l’energia e il clima (Pnec), i 27 Paesi membri hanno migliorato significativamente i loro impegni, avvicinandosi all’ambizioso obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni nette di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Attualmente, Bruxelles stima che, se pienamente attuate, le misure nazionali e le politiche comunitarie porteranno a una riduzione del 54% delle emissioni, accompagnata da una quota di energia rinnovabile del 42,5%. Nonostante alcuni ritardi (Belgio, Estonia e Polonia non hanno ancora presentato i piani definitivi) la Commissione sottolinea il cambio di passo deciso rispetto agli anni precedenti.

Così il Vice presidente esecutivo del Green Deal europeo ha dichiarato: “Questi risultati dimostrano che, anche in un contesto geopolitico complesso, l’Europa mantiene la sua leadership nella lotta al cambiamento climatico. Ma serve ancora più coraggio”.

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