giovedì, 29 Maggio, 2025
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Criminalità organizzata, la DIA: “Sempre più radicata e tecnologica”

L’Antimafia fotografa un sistema criminale evoluto e transnazionale: dalle mafie tradizionali ai gruppi stranieri, cresce l’infiltrazione nell’economia legale e nei lavori pubblici

Secondo l’ultima Relazione della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), le organizzazioni criminali straniere non solo sono presenti in Italia, ma sono diventate una parte stabile e riconoscibile del panorama mafioso nazionale. Tra le più radicate c’è la criminalità cinese, che si distingue per una struttura molto chiusa e gerarchica, difficile da penetrare anche per gli investigatori più esperti. Il report spiega che questi gruppi utilizzano circuiti finanziari paralleli, spesso nascosti e non tracciabili, per riciclare denaro. Lo fanno attraverso vendite fittizie che servono a creare fondi nascosti, i quali vengono poi reinseriti nei mercati ufficiali per essere trasferiti all’estero, in particolare in Cina.

Gruppi albanesi e romeni: diversi approcci ma forte presenza

La criminalità albanese è indicata come una delle realtà più strutturate tra quelle straniere operanti in Italia. Si muove con metodi organizzativi differenti a seconda delle situazioni e dei territori. Diversa è la configurazione dei gruppi romeni. Da una parte ci sono bande poco organizzate, responsabili di furti e rapine, che aumentano la percezione di insicurezza nelle città. Dall’altra, esistono strutture più complesse, simili alle organizzazioni mafiose, capaci di azioni coordinate e durature.

Criminalità sudamericana e dei Balcani attiva nel nord Italia

Nel nord del Paese, è ben presente anche la criminalità sudamericana, impegnata soprattutto in reati contro il patrimonio e nello sfruttamento della prostituzione. Insieme a loro, operano anche gruppi provenienti dai Balcani e dall’ex Unione Sovietica. Questi ultimi sono coinvolti in attività illecite come il traffico di droga e armi, l’immigrazione clandestina, il contrabbando e i furti di rame, un metallo molto richiesto nel mercato nero.

Cosa Nostra senza una guida unitaria

La relazione della DIA evidenzia come Cosa Nostra stia attraversando una fase di debolezza interna dovuta all’assenza di una leadership forte e condivisa. Questo ha generato continui cambi di guida e una gestione più frammentata delle attività, in cui le decisioni vengono prese collettivamente da più mandamenti, ovvero le sezioni territoriali dell’organizzazione. L’azione dello Stato, tra arresti e confische, ha colpito duramente la struttura e le risorse economiche dell’organizzazione mafiosa siciliana. Inoltre, è stato registrato un aumento dei tentativi di infiltrazione al di fuori della Sicilia, specialmente nelle regioni settentrionali.

La camorra si evolve e usa la tecnologia

Le organizzazioni camorristiche, secondo la DIA, si sono trasformate in gruppi sempre più simili a imprese mafiose. Si uniscono in alleanze stabili chiamate “cartelli” e sfruttano la tecnologia per coordinare le loro attività. Alcuni clan, ad esempio, usano telefoni criptati per evitare di essere intercettati. Inoltre, è sempre più frequente l’uso di droni per introdurre telefoni cellulari nelle carceri, consentendo ai detenuti di mantenere i contatti con l’esterno e continuare a gestire le operazioni illecite, come il traffico di droga all’interno degli istituti penitenziari.

In Puglia la droga resta la principale fonte di guadagno

In Puglia, il traffico di stupefacenti rappresenta l’attività principale delle organizzazioni criminali locali. Questo mercato è particolarmente redditizio e si alimenta attraverso collegamenti solidi con gruppi esteri, soprattutto in Albania e Spagna, ma anche con trafficanti italiani, in particolare calabresi. La rete costruita consente un approvvigionamento continuo e sicuro della droga, che viene poi distribuita su scala regionale e nazionale.

La ’ndrangheta mira agli appalti pubblici e alla politica

Un altro punto critico riguarda la ’ndrangheta, che ha ampliato la sua influenza nel settore degli appalti pubblici e delle autorizzazioni amministrative. Questo le consente di entrare in vari settori economici, come l’agroalimentare, il turismo, l’edilizia e i trasporti. Non si tratta solo di ottenere appalti, ma anche di controllare le attività legate alla gestione pubblica, influenzando talvolta persino le elezioni comunali. Secondo la DIA, i clan calabresi riescono a garantirsi vantaggi politici sostenendo candidati di schieramenti diversi, ottenendo così accesso a decisioni e risorse pubbliche.

Roma: infiltrazioni criminali nell’economia legale

Nella Capitale, la situazione è ancora più complessa. Roma è descritta come un contesto in cui diverse organizzazioni mafiose, comprese ’ndrangheta, camorra e Cosa Nostra, coesistono con gruppi criminali locali. Questi ultimi non sempre hanno legami diretti con le mafie tradizionali, ma ne imitano i metodi per ottenere potere economico e territoriale. Il loro obiettivo è infiltrarsi nell’economia legale attraverso attività imprenditoriali apparentemente lecite, dove investire e ripulire i proventi dei reati.

Controlli rafforzati nei cantieri e sulle imprese

Durante il 2024, la DIA ha effettuato quasi duemila controlli su imprese coinvolte in lavori pubblici. Oltre ventimila approfondimenti sono stati eseguiti su persone fisiche legate a queste attività. Sono stati visitati 200 cantieri, con verifiche su oltre quattromila persone, più di mille imprese e oltre duemila mezzi d’opera. Gli esiti hanno portato all’emissione di 764 interdittive antimafia, cioè provvedimenti che vietano alle aziende coinvolte di proseguire le attività nei settori pubblici, segnando un aumento del 13 per cento rispetto all’anno precedente.

Confische e arresti: oltre 250 milioni di euro sottratti alle mafie

La lotta al patrimonio delle organizzazioni mafiose ha prodotto risultati concreti. Nel 2024, sono stati sequestrati beni per 93,4 milioni di euro e confiscati beni per quasi 160 milioni. In totale, sono state concluse 53 indagini, con 309 provvedimenti restrittivi. Tra questi si contano ordinanze di custodia cautelare, arresti in flagranza, provvedimenti di fermo e arresti di latitanti. L’azione della DIA ha colpito sia i vertici delle organizzazioni sia le loro ramificazioni economiche e operative.

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