Uno spiraglio di tregua si apre nel buio fitto della Striscia di Gaza, mentre sul campo continuano i bombardamenti e si moltiplicano gli appelli per una pausa umanitaria. Secondo fonti palestinesi citate dall’agenzia Maan, le trattative in corso a Doha tra Hamas e Israele potrebbero portare a un accordo dell’ultimo minuto, nonostante le dichiarazioni pessimistiche rilasciate dal premier e dal ministro degli Esteri del Qatar. Queste, spiegano le fonti, potrebbero essere parte di una strategia diplomatica per fare pressione sui negoziatori. Intanto, nella notte tra lunedì e martedì, nuovi raid israeliani hanno colpito diverse aree della Striscia provocando almeno 73 vittime. Il bilancio delle operazioni militari israeliane è sempre più drammatico: oltre 53.000 morti e più di 121.000 feriti secondo il Ministero della Sanità di Gaza. L’agenzia ONU per le donne ha denunciato che tra le vittime ci sono almeno 28.000 donne e ragazze, con una media di una ogni ora dall’inizio del conflitto. “Molte erano madri, e i loro figli ora vivono in comunità devastate”, si legge nel comunicato di UN Women. Nel frattempo, l’ONU ha annunciato di essere finalmente riuscita a far entrare circa 100 camion di aiuti umanitari a Gaza, dopo settimane di blocco. Tuttavia, secondo Tom Fletcher, coordinatore per le missioni umanitarie di emergenza, la quantità è ancora drammaticamente insufficiente. Intervistato dalla BBC, Fletcher ha parlato di “una goccia nell’oceano” e ha lanciato un drammatico appello: senza un flusso regolare di rifornimenti, altri 14.000 bambini palestinesi potrebbero morire nelle prossime 48 ore. I primi cinque camion autorizzati non sono neppure arrivati ai civili: sono ancora fermi oltre il confine.
Pressioni internazionali su Israele
Intanto ventidue Paesi, tra cui Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Canada, Giappone e Australia, hanno rivolto un appello congiunto a Israele affinché ripristini immediatamente il flusso degli aiuti, consentendo alle Nazioni Unite e alle ONG di operare senza ostacoli. I firmatari denunciano il “nuovo modello di distribuzione” imposto da Israele, che – a loro dire – mette a rischio la vita dei civili e degli operatori umanitari, compromette l’autonomia delle agenzie internazionali e subordina gli aiuti a obiettivi politici. Nel tentativo di rafforzare la risposta umanitaria, la Commissione Europea ha stanziato 82 milioni di euro a favore dell’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi. L’annuncio è arrivato dalla commissaria Dubravka Suica, al termine di un incontro con il commissario generale dell’agenzia Philippe Lazzarini. I fondi serviranno a sostenere servizi sanitari e scolastici nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, e fanno parte del pacchetto di 1,6 miliardi previsto fino al 2027. Un altro segnale forte è arrivato da Londra, dove il governo laburista guidato da Keir Starmer ha deciso di sospendere i negoziati per un trattato di libero scambio post-Brexit con Israele. Una misura motivata dal deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia. “Non possiamo permettere che Gaza muoia di fame”, ha dichiarato Starmer alla Camera dei Comuni, definendo “totalmente inadeguata” l’apertura israeliana all’ingresso di aiuti.
Francia, UK e Canada: “Pronti a riconoscere uno Stato palestinese”
Un fronte ancora più deciso arriva da Parigi, Londra e Ottawa, che in una dichiarazione congiunta hanno chiesto un cessate il fuoco immediato, condannando l’espansione militare israeliana e annunciando la disponibilità a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina. “La sofferenza a Gaza è intollerabile”, hanno dichiarato Macron, Starmer e Carney, definendo “del tutto sproporzionata” la reazione israeliana all’attacco del 7 ottobre. Hanno inoltre minacciato azioni concrete, incluse sanzioni mirate, nel caso in cui Tel Aviv non interrompa l’offensiva e non consenta l’ingresso degli aiuti. Immediata la reazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha accusato i tre Paesi di “offrire un enorme premio per l’attacco genocida del 7 ottobre”. In un post su X, il capo del governo ha ribadito che la guerra è “difensiva” e che finirà solo con la liberazione degli ostaggi, la smilitarizzazione di Gaza e l’esilio dei leader di Hamas. Ha inoltre elogiato la posizione del presidente Trump, invitando anche gli altri leader europei ad allinearsi a Washington.
Ue pronta a rivedere l’accordo di associazione con Israele
Anche l’Unione Europea si interroga sul futuro delle relazioni con lo Stato ebraico. La portavoce della Commissione, Paula Pinho, ha confermato che l’eventuale revisione dell’accordo di associazione con Israele è all’esame della Commissione e dei ministri degli Esteri europei, riuniti ieri a Bruxelles. L’iniziativa è partita dai Paesi Bassi, che hanno chiesto una verifica del rispetto dei diritti umani da parte di Israele a Gaza.