lunedì, 19 Maggio, 2025
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Mattarella: “La riforma del diritto di famiglia ha reso l’Italia più giusta e libera”

Cinquant’anni fa, il 19 maggio 1975, entrava in vigore la legge n. 151, nota come la riforma del diritto di famiglia. Una tappa fondamentale della storia repubblicana, che ha riscritto intere pagine del Codice civile e tradotto in norme concrete i principi costituzionali sanciti dagli articoli 29 e 30 della Carta fondamentale. A ricordare l’importanza storica e sociale di questa legge è stato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in occasione dell’anniversario ha sottolineato come la riforma abbia “reso l’Italia un Paese più giusto e più libero, riconoscendo pari dignità a donna e uomo e ai figli”.
La legge 151/75 segna la fine del predominio giuridico del marito nella famiglia. Viene soppressa la “potestà maritale” e l’esclusiva ‘patria potestà’, sostituite dalla responsabilità genitoriale condivisa. Il legislatore afferma così, per la prima volta in modo chiaro, la piena parità tra i coniugi nella gestione della vita familiare e nell’educazione dei figli. Non più un’autorità unilaterale, ma un rapporto fondato sulla collaborazione, sul rispetto reciproco e sulla libera volontà.

Nasce una nuova famiglia

Anche l’età minima per contrarre matrimonio viene elevata, a tutela di una scelta consapevole e libera da costrizioni sociali o familiari. Uno degli aspetti più innovativi della riforma riguarda la sfera patrimoniale. La comunione dei beni diventa il regime ordinario, valorizzando il contributo – spesso invisibile – della donna nel contesto domestico. Inoltre, la disciplina dell’impresa familiare introduce tutele per il lavoro svolto all’interno della struttura economica familiare, spesso da mogli e figli senza alcun riconoscimento giuridico.
Anche il diritto successorio viene rivoluzionato: vengono riconosciuti i diritti della moglie e dei figli naturali, superando discriminazioni profondamente ingiuste.

Una conquista condivisa

La riforma fu approvata con un ampio consenso parlamentare, dimostrando come su certi temi cruciali – uguaglianza, diritti, dignità – il Paese sapesse trovare unità. Fu un momento in cui la politica seppe parlare con una voce sola per affermare diritti fondamentali e modernizzare il tessuto sociale italiano. Nonostante le importanti conquiste normative, il Presidente Mattarella ha ricordato che “la tutela dei diritti non si esaurisce nell’astrattezza delle norme di legge, ma richiede consapevolezza, coscienza sociale, rigore”. Il Capo dello Stato ha denunciato le persistenti violenze, soprattutto contro le donne e i minori, spesso all’interno della stessa famiglia, richiamando le istituzioni a offrire sostegno concreto alle fragilità sociali.
È necessario, ha aggiunto, “promuovere una cultura e comportamenti sempre più rispettosi dei diritti e della dignità delle persone”, affinché le norme non restino solo parole, ma si traducano in pratiche quotidiane di giustizia e rispetto.

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