A tre anni dall’inizio dell’invasione russa i colloqui diretti tra Mosca e Kiev sono tornati sul tavolo internazionale, ma tutto sommato senza alcun passo avanti verso una tregua. L’incontro tenutosi nella giornata di ieri a Istanbul, il primo di questa importanza, si è concluso con un’intesa sullo scambio di 1.000 prigionieri per parte, ma senza progressi concreti su un cessate il fuoco. Una tregua che resta lontana, nonostante le parole distensive di facciata. Le delegazioni, guidate dal Ministro ucraino della Difesa Rustem Umerov e dal Consigliere del Cremlino Vladimir Medinsky, hanno discusso per un’ora e mezza. Nessuno dei due leader, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, ha partecipato. Il Presidente ucraino ha criticato l’assenza di Putin e la composizione della delegazione russa, definendola identica a quella dei primi colloqui del 2022. “Se si scopre che la delegazione russa è solo un teatrino, allora il mondo deve reagire”, ha detto Zelensky, invocando ulteriori sanzioni contro Mosca, in particolare nel settore energetico e bancario.
Fonti diplomatiche ucraine hanno riferito al sito Axios che i negoziati non hanno portato “a progressi significativi”. Le richieste della Russia, tra cui il ritiro delle truppe ucraine da territori contesi, sono state considerate “inaccettabili” e “irrealistiche”. Secondo Sky News, le condizioni poste da Mosca sono andate ben oltre quanto discusso nei canali diplomatici precedenti.
Passetto in avanti
Nonostante ciò, l’accordo sullo scambio dei prigionieri viene visto come un piccolo passo nella direzione giusta. Così Medinsky: “Siamo soddisfatti del risultato e pronti a proseguire i contatti”. Umerov ha confermato l’intesa e ha parlato della possibilità di un incontro tra Zelensky e Putin, sottolineando che le parti stanno lavorando per organizzarlo prossimamente. Ha inoltre dichiarato che è stato discusso un possibile cessate il fuoco, le cui modalità saranno rese pubbliche più avanti.
Il contesto internazionale in cui si svolgono questi eventi è tutt’altro che compatto. A Tirana, a margine del Vertice della Comunità politica europea, si è svolto un incontro tra i cosiddetti ‘Volenterosi’ (Germania, Francia, Gran Bretagna, Polonia e Ucraina) con un colloquio telefonico con il Presidente americano Donald Trump. Grande assente: l’Italia. La mancata partecipazione del Premier Giorgia Meloni ha scatenato una bufera politica interna. Giuseppe Conte ha parlato di un’Italia “fantasma” nei vertici internazionali, mentre Matteo Renzi ha definito Meloni “l’influencer ininfluente”. La Presidente dei deputati di Italia viva, Maria Elena Boschi, ha rincarato la dose: “Mai l’Italia era stata così ai margini del dibattito europeo e mondiale”.
Meloni ha risposto alle critiche con fermezza, spiegando che l’Italia non partecipa a formati che implicano l’invio di truppe in Ucraina, opzione che Roma ha escluso da tempo. “È un fatto di chiarezza e coerenza”, ha chiarito. “Ci si chiede di partecipare per fare una foto e poi dire di no? In queste cose bisogna essere seri e io sono una persona seria”. Il Primo Ministro ha inoltre ricordato che l’Italia continua a sostenere l’Ucraina nell’ambito delle decisioni prese in sede Ue e Onu, e partecipa a tutti gli altri tavoli e iniziative. Ma sulla specifica iniziativa dei ‘Volenterosi’, Roma ha scelto di non sedersi al tavolo.