Nell’anno giubilare dedicato alla speranza, Papa Leone XIV ha lanciato ieri un appello al mondo intero, utilizzando parole e inequivocabili: “Smettiamo di produrre armi. È il tempo della pace. L’umanità ha bisogno di un nuovo cammino, non di nuove guerre”. Un’esortazione che va ben oltre le mura vaticane e scuote le coscienze dei leader mondiali, pronunciata nel corso del suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, uno dei momenti più solenni del calendario pontificio. Dunque, con parole inequivocabili, il Pontefice ha chiesto la cessazione dei conflitti armati ancora in corso (dall’Ucraina alla Terra Santa) indicando il Giubileo non solo come tempo di grazia, ma anche come concreta opportunità storica per fermarsi, riflettere e invertire la rotta. “Il mio ministero inizia nel cuore di un anno giubilare, dedicato in modo particolare alla speranza. È un tempo di conversione e di rinnovamento e soprattutto l’occasione per lasciare alle spalle le contese e cominciare un cammino nuovo”, il succo del discorso di Leone XIV.
L’appello
Papa Leone XIV, succeduto da poco a Francesco, ha rilanciato e amplificato l’allarme del suo predecessore sulla pericolosa escalation militare globale: “Occorre la volontà di smettere di produrre strumenti di distruzione e di morte”, ha detto senza mezzi termini, sottolineando come la pace non possa coesistere con l’industria bellica. Il Santo Padre ha denunciato una cultura che “continua a investire ingenti risorse nella guerra, invece che nella giustizia, nella salute, nella famiglia e nella vita”. Le sue parole riecheggiano quelle di Papa Giovanni XXIII nella ‘Pacemin Terris’, ma con una urgenza nuova, figlia di un mondo attraversato da conflitti laceranti, crisi umanitarie e sfide ambientali.
Ucraina e Terra Santa
Con lo sguardo rivolto alle ferite più aperte dell’umanità, il Pontefice ha invocato la fine immediata delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente: “Mi auguro che ciò possa avvenire in tutti i contesti, a partire da quelli più provati”, ha detto riferendosi in particolare ai teatri bellici dove ogni giorno si consuma il dramma di intere popolazioni. Il richiamo è alla responsabilità collettiva della Comunità internazionale, affinché il Giubileo della Speranza diventi una soglia da varcare insieme, costruendo non solo tregue, ma processi di pace duraturi. “Ciò esige una sincera volontà di dialogo, animata dal desiderio di incontrarsi più che di scontrarsi”, ha ammonito.
Nell’intervento, Papa Leone ha scandito con forza le tre parole chiave che guideranno il suo pontificato e che costituiscono i pilastri dell’azione diplomatica e missionaria della Santa Sede: pace, giustizia e verità. “Troppe volte consideriamo la pace solo come assenza di guerra. In realtà essa è molto di più: è frutto della giustizia e vive nella verità. È un’opera quotidiana che chiede impegno, ascolto, rinuncia all’egoismo”.
Ha quindi ribadito il ruolo essenziale della diplomazia multilaterale e delle istituzioni internazionali, spesso svilite da egoismi nazionali o paralizzate da veti incrociati: “Occorre ridare loro respiro, fiducia, centralità. Sono nate per prevenire le guerre, non per osservarle da spettatrici impotenti”.
Famiglia e dignità umana
Non è mancata una riflessione sulla famiglia, che il Pontefice ha definito “società piccola, ma vera, e anteriore a ogni civile società”. In un passaggio che ha fatto discutere e che rappresenta la continuità con il magistero della Chiesa su questo tema, Leone XIV ha chiesto ai governi di investire con coraggio sulla famiglia fondata sull’unione stabile tra uomo e donna. “Solo partendo da qui si costruiscono società armoniche e pacificate”, ha detto chiaramente. Un richiamo forte anche alla dignità di ogni persona, a partire dai più fragili: “Nessuno può esimersi dal tutelare il valore sacro di ogni vita umana: dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato”.
E in un passaggio autobiografico, Papa Leone ha ricordato le sue origini migranti: “La mia stessa storia è quella di un cittadino, discendente di immigrati, a sua volta emigrato. La dignità non cambia con il passaporto, ma è insita nell’essere umano”.
“La Chiesa non cerca privilegio”
Il discorso al Corpo diplomatico è stato anche l’occasione per chiarire la visione del nuovo Papa sul ruolo della Chiesa nella società contemporanea: “La Santa Sede è animata da un’urgenza pastorale, non da logiche di potere. Non cerca privilegi, ma cerca l’uomo, ovunque si trovi”, ha detto il Santo Padre. Il compito della Chiesa è dunque quello di essere coscienza viva del mondo, “combatte ogni indifferenza” e non teme di dire la verità anche quando può risultare scomoda: “La verità non è mai disgiunta dalla carità, e proprio per questo può guarire le ferite e aprire vie nuove”.
Il Giubileo 2025 sarà dunque, secondo Papa Leone XIV, un’occasione storica per riscrivere il patto fra le nazioni e fra gli uomini, superando i muri dell’inimicizia e della paura. Un cammino che deve coinvolgere ogni coscienza, ogni fede, ogni popolo: “Tutti siamo chiamati a fare questo lavoro. A partire dal cuore, e poi dalle istituzioni”.