Reverendissimo Padre,
Dalla dipartita di Papa Francesco, Suo predecessore alla Cattedra di Pietro, la mia vita giornaliera ha respirato per lunghi 17 giorni un’aria cupa, ma intensa di pensieri, fino al breve viaggio dalla Basilica di San Pietro a quella di Santa Maria Maggiore.
Da quell’ormai lontano sabato 26 aprile 2025, per i tanti eventi, il mio pensiero è stato continuamente impegnato, spesso nel cuore della notte, nell’immaginare le molteplici qualità del Suo successore alla guida della Chiesa Cattolica e Universale, sicuramente in sintonia con milioni di abitanti della Terra.
Da semplice e umile messaggero di notizie attraverso il quotidiano dal quale Le scrivo, approfittando della benevolenza del Direttore e Condirettore, ho cercato, in questi giorni, di raccogliere frammenti di pensieri uniti a riflessioni, a preoccupazioni e alle aspettative nell’immaginare il volto e, soprattutto, i sentimenti del successore di Papa Francesco. Sono riportati nei giorni 27 aprile e 6, 7 e 8 maggio, prima della foriera fumata bianca.
Per il delicato, complicato ed anche ingarbugliato non breve periodo che stiamo vivendo, e per le già vissute tragiche vicende alle nostre spalle, di cui persistono ferite e cicatrici indelebili e incancellabili, la Sua venuta da lontano è davvero opera dello Spirito Santo che la illuminato le menti dei Suoi Cardinali elettori.
Nella Sua scelta del nome, Leone XIV, si legge quella speranza di pace, di interculturalità che Lei incarna e(ri)chiama tutto il mondo a una profonda riflessione spirituale e filosofica.
Mi sia consentito, pertanto, riportare alcune affermazioni di Raimon Panikkar Alemany (1918/2010) filosofo, teologo e presbitero, a Lei – sicuramente – ben noto, tratte dal proprio libro “Pace e Interculturalità” quando dice che: ““Il problema della pace è complesso quanto difficile. Non ci sono soltanto ostacoli plastici, ma anche difficoltà teoretiche. Non è possibile valutare correttamente il problema dell’altro senza una conoscenza della sua cultura – conoscenza cui non si può giungere senza amore: da qui l’importanza dell’interculturalità… La pace dell’umanità dipende dalla pace tra le culture. L’interculturalità mette in discussione i miti prevalenti dello status quo attuali, ma ci porta a una relatività liberatrice… L’umanità si trova ora di fronte a un bivio di dimensioni storiche. Questa è la vera sfida della cosiddetta globalizzazione: o la civiltà tecno-scientifica è superiore a ogni altra cultura e quindi è chiamata a imporsi o ci sono anche altre culture che consentono ugualmente all’uomo di raggiungere la sua pienezza e la sua felicità.””
Nei miei appunti manoscritti in questi giorni di riflessione nella ricerca dello spessore del successore alla Cattedra di Pietro rivedo, con il cuore che mi batte forte, annotato dall’alto nel foglio quanto segue: “LeoneXIII = Rerum Novarum, Paolo VI= Populorumprogressio, Giovanni Paolo II Frati minori, Leone XI? Leone XIII = 256/267 (20/2/1870) 1878/1903; Leone XIV, Leone XIII – 256.”
Reverendissimo Padre, fino a ieri la Sua vita si è svolta tra la famiglia naturale, molto cattolica, e quella religiosa Agostiniana, figlio di Sant’Agostino come Lei si dichiara, nonché missionario in Perù presso una piccola Diocesi e poi, in giro per il mondo.
Ora è al vertice della Chiesa, Sommo Pontefice, che vede e intende, tra l’altro: …”non solo come Istituzione ma che sia vissuta veramente come comunione dei fedeli con martiri, con la presenza e la testimonianza di uomini e donne che danno la loro vita e tante volte in situazioni di violenza di guerra …”io penso oggi la voce della Chiesa non solo Istituzione, ma Chiesa vissuta, non è il cuore che è e deve essere la Chiesa.” …”Troppe volte abbiamo lasciato (come dire) diventare Istituzione la Chiesa” … “ci sono dimensioni istituzionali, però quello non è il cuore di quello che è e deve essere la Chiesa.”
Grazie Padre!