“Incertezza” è la parola d’ordine per come potrebbe essere l’estate 2020 in spiaggia. Tra dichiarazioni e ipotesi lunari come plexiglas e capanni per ogni ombrellone, poi il termo scanner a cui si sottoporre sottoporre ogni bagnante, fino al personale stuard e bagnini sceriffi che dovrebbero, loro far rispettare le regole, senza averne poi nessuna autorità e legittimazione. Il primo interrogativo è quello che i balneatori d’Italia si chiedono se ne vanga la pena dal punto di vista organizzativo e quello economico. Le imprese, infatti, saranno con costi raddoppiati e introiti più che dimezzati.
Sarà possibile partire rispettando alcune restrizioni oppure è meglio non aprire affatto? E nel frattempo, ha senso proibire l’allestimento degli stabilimenti balneari? Sono alcuni degli interrogativi, elementari, ma che finora non hanno risposta, se non ipotesi, proposte e controproposte smentite in poche ore. Le associazioni di categoria chiedono spiegazioni ai Comuni, questi alle Regioni, poi al Governo e infine c’è il Comitato degli esperti per la ripartenza. Il tempo però stringe.Normalmente la stagione balneare inizia ai primi di maggio e, in certi casi anche ad aprile inoltrato, ma di questi tempi l’incertezza su i tempi di allestimento regna su tutto. L’obiettivo è aprire le spiagge a giugno ma ad oggi mancano ancora delle linee guida. Nel frattempo, per dire il livello di incertezza, sugli arenili – ma i controlli sono quasi assenti – ci possono andare solo i titolari degli stabilimenti balneari, alcuni dei quali stanno eseguendo solo lavori di manutenzione.
Ad oggi ombrelloni e tantomeno lettini possono essere posizionati, in attesa proprio di avere indicazioni precise. Il tempo però non è dalla loro parte. Perché per allestire gli stabilimenti balneari ci vogliono almeno 15 giorni, se non 20. Sono ancora tante le domande rimaste senza risposta. Quali protocolli bisognerà seguire? Quale la distanza tra lettini e ombrelloni? E i bagnini come dovranno comportarsi? Di certo non vedremo barriere in plexiglass, una proposta decisamente discutibile lanciata da un’azienda modenese.
Ipotesi bocciata ma che per giorni è rimbalzata sui Tg. Ora bisognerà affrontare anche il problema delle spiagge libere, con la previsione di ingressi contingentati. Ma chi controllerà, con quali mezzi? E se ci sarà il diniego a lasciare la spiaggia cosa potrebbe accadere? Ci sono anche ipotesi, per le spiagge libere, fantascientifiche tipo la possibilità di prenotazioni, magari tramite app, o a braccialetti “anti-Covid” (è il caso della regione Lazio). Ma sarà caos perché chi potrà far rispettare tutto questo norme sotto un sole cocente e centinaia di persone che invaderanno ogni metro di spiaggia libera? I titolari di stabilenti hanno già alzato le mani, contestando l’idea che possono trasformarsi in sceriffi contro una clientela impoverita, disorientata e già assediata da timori.