Una battuta d’arresto nei consumi che coinvolge tanto gli alimentari quanto i prodotti non alimentari, entrambi in calo. È il dato che tuttavia secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, va esaminato con “cautela”.
“Marzo si chiude con il segno meno per il commercio al dettaglio italiano” spiega la Confcommercio, “Secondo le stime diffuse dall’Istat le vendite scendono dello 0,5% rispetto a febbraio, sia in valore che in volume. Una battuta d’arresto che coinvolge tanto gli alimentari quanto i prodotti non alimentari, entrambi in calo. Nel complesso, il primo trimestre del 2025 si chiude con un segno meno: -0,2% in valore e -0,5% in volume. I consumi non riescono a ripartire, con gli alimentari in flessione dello 0,1% e i non alimentari che segnano un -0,4%”.
I settori: chi sale e chi scende
Su base annua, il quadro si fa ancora più pesante: rispetto a marzo 2024, le vendite al dettaglio perdono il 2,8% in valore e il 4,2% in volume. “A pesare sono soprattutto gli alimentari”, evidenzia la Confederazione, “che scivolano del 4,2% in valore e addirittura del 6,7% in volume. I beni non alimentari reggono un po’ meglio, ma il trend resta negativo (-1,4% e -2,1%). Qualche spiraglio si intravede solo per i prodotti per la cura della persona (+1,8%) e i farmaceutici (+0,6%). Male invece la cartoleria e i libri (-4,5%) e le calzature (-4,2%). Anche guardando alle diverse forme di vendita non si salva nessuno: giù la grande distribuzione (-2,6%), le piccole superfici (-3,1%), le vendite fuori dai negozi (-4,7%) e perfino l’e-commerce, che segna un -1,3%”.
L’impatto della tempistica
Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, “il dato di marzo sulle vendite, che conferma il difficile momento della domanda, va letto con cautela soprattutto quando si guarda al confronto su base annua. La diversa tempistica della Pasqua ha fortemente impattato sugli acquisti”, osserva il direttore dell’Ufficio studi, “particolarmente quelli di beni alimentari, coinvolgendo in modo diffuso gli andamenti delle diverse tipologie distributive. Al netto dell’effetto Pasqua non mancano elementi di preoccupazione, che interessano il permanere di una situazione difficile”, conclude Bella, “per molti segmenti di consumo (abbigliamento e calzature tra tutti) e per la distribuzione tradizionale”. “In questo contesto” conclude Bella, “il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie rende ancora più incerta e complessa l’uscita da questa fase, con il rischio di rinviare l’auspicata ripresa della domanda e limitare le prospettive di crescita per il 2025”.