mercoledì, 7 Maggio, 2025
Esteri

Verso la Parata del 9 Maggio. La Russia si prepara, Kiev avverte e chiede: “I Paesi esteri non mandino militari alla parata di Mosca”

Cremlino: "Agiremo se attaccati". Scambiati 205 prigionieri di guerra. Ue, dal 2027 stop alle importazioni di gas russo

Mosca si appresta a celebrare l’80° anniversario della vittoria sulla Germania nazista con la tradizionale parata sulla Piazza Rossa. Attesi 29 leader mondiali, tra cui Xi Jinping, mentre circola con insistenza l’ipotesi che anche il leader nordcoreano Kim Jong-un possa presenziare. L’eventuale comparsa pubblica con Putin e Xi darebbe corpo a un’inedita alleanza simbolica anti-occidentale. Ma restano dubbi sulla disponibilità della Cina ad accostare la propria immagine a quella nordcoreana, specialmente nel mezzo di tensioni commerciali con l’Europa. Alla sfilata parteciperanno truppe di 13 Paesi, veterani statunitensi e numerose delegazioni ufficiali. Il Cremlino ha esteso l’invito anche all’ambasciatore americano, ma la presenza di funzionari statunitensi non è confermata. In questo quadro, Putin ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale dall’8 al 10 maggio per le celebrazioni. Ma il portavoce Dmitry Peskov ha avvertito: se attaccati, le forze russe risponderanno “immediatamente”. Secondo Mosca, Kiev non ha dato segnali di voler rispettare la tregua. Lo stesso Peskov ha accusato l’Ucraina di voler colpire infrastrutture civili e ha elogiato la difesa anti-drone russa. Inoltre, ha accolto positivamente l’offerta del presidente brasiliano Lula di mediazione, pur specificando che “al momento si lavora ancora con gli Stati Uniti”. Durissima la reazione dell’Ucraina. In una nota ufficiale, il ministero degli Esteri ha chiesto ai Paesi stranieri di non inviare contingenti militari alla parata. “Sfilare con l’esercito russo – si legge – significa condividere la responsabilità delle atrocità commesse in Ucraina, non celebrare la vittoria sul nazismo”. Kiev ricorda i crimini di guerra attribuiti alle truppe russe, tra cui esecuzioni sommarie, stupri, deportazioni di bambini e attacchi contro civili. La partecipazione militare straniera verrebbe vista come un “oltraggio alla memoria delle vittime e una violazione della neutralità”.

Attacchi e controattacchi: la guerra continua su più fronti

Nella notte tra il 5 e il 6 maggio, Mosca è stata nuovamente presa di mira da uno sciame di droni ucraini: 19 sono stati abbattuti, causando la chiusura temporanea degli aeroporti della capitale. Il sindaco Sobyanin ha confermato che non ci sono state vittime, ma che detriti sono caduti vicino ad arterie stradali importanti. Intanto, altre nove incursioni con droni sono state fermate nelle regioni di Belgorod e Kursk. Sul fronte opposto, l’Ucraina ha subito nuovi raid russi: a Kharkiv e Odessa droni Shahed hanno colpito quartieri residenziali e infrastrutture civili, causando almeno un morto. Nella regione di Sumy, attacchi con bombe aeree e mortai hanno ucciso tre persone e ferito altre sette. Le autorità locali stanno evacuando più di 500 civili a causa della pericolosità dell’area.

Scambio di prigionieri

Parallelamente però, in un raro momento di distensione, Ucraina e Russia hanno scambiato 205 prigionieri di guerra ciascuna. Secondo il ministero della Difesa russo, i militari rientrati sono stati trasportati in Bielorussia e riceveranno cure mediche e assistenza. Il ruolo di mediazione è stato svolto dagli Emirati Arabi Uniti.

Podolyak: “La pace? Solo con sanzioni e più attacchi in Russia”

Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ha dichiarato a Repubblica che l’unica strada verso la pace passa per la “coercizione economica e militare”. Ha chiesto un embargo petrolifero e più attacchi contro le infrastrutture militari russe. Quanto alla tregua proposta da Mosca, la definisce “propaganda”. Podolyak ha anche smentito qualsiasi coinvolgimento ucraino in possibili attentati l’8-10 maggio, attribuendoli a operazioni interne russe per creare tensione.

Ue, stop al gas russo entro il 2027

Una bozza della Commissione Europea, visionata da Reuters, prevede il divieto di nuovi contratti per il gas russo entro fine 2024 e la cessazione delle importazioni anche da contratti esistenti entro la fine del 2027. La misura sarà formalmente proposta a giugno. Ursula von der Leyen ha dichiarato: “L’energia non può finanziare una guerra di aggressione. Lo dobbiamo ai nostri cittadini e ai nostri amici ucraini”. Con il piano RePowerEU, Bruxelles mira a tagliare definitivamente la dipendenza energetica da Mosca.

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