L’Agenzia Spaziale Nazionale Cinese (CNSA) ha annunciato che permetterà agli scienziati di Stati Uniti e altri Paesi di analizzare i campioni di rocce lunari raccolti durante le sue missioni. Una mossa che rafforza l’influenza di Pechino nel settore spaziale. Nonostante le tensioni geopolitiche, l’annuncio dimostra che la cooperazione spaziale tra USA e Cina non è del tutto interrotta. Tra le istituzioni statunitensi autorizzate a studiare i campioni della missione Chang’e-5 del 2020 figurano la Brown University e la State University of New York a Stony Brook, supportate dalla NASA. In totale, sette istituzioni, tra cui quelle di Giappone, Francia, Germania, Regno Unito e Pakistan, hanno avuto accesso ai campioni. Con la missione Chang’e-5, la Cina è diventata il terzo Paese, dopo USA e Unione Sovietica, a raccogliere rocce lunari. La cooperazione spaziale tra USA e Cina è limitata da una legge americana del 2011 che impone restrizioni per proteggere tecnologie sensibili. La NASA deve ottenere l’approvazione del Congresso e dell’FBI per collaborazioni con Pechino. Ad ottobre, il direttore dell’agenzia spaziale, Bill Nelson, ha confermato trattative con la CNSA per un accordo sui campioni di Chang’e-5, garantendo che la sicurezza nazionale non sarebbe compromessa. La Cina punta a rafforzare legami politici e scientifici tramite i successi del suo programma spaziale. Wu Weiren, capo progettista del programma lunare cinese, ha criticato l’approccio isolazionista degli USA. Le missioni lunari cinesi includono già contributi esteri: Chang’e-4 e Chang’e-6 hanno ospitato carichi utili di altri Paesi, e Chang’e-7 prevede collaborazioni internazionali. Per Chang’e-8, sono in corso discussioni con dieci nazioni per sviluppare una base lunare permanente con equipaggio entro il 2035.