
È un momento di profonda commozione e raccoglimento quello che si sta vivendo oggi a Roma. Oltre 200 mila persone, secondo la Sala Stampa della Santa Sede, si sono raccolte a Piazza San Pietro e lungo via della Conciliazione per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco. Un lungo applauso ha accompagnato la semplice bara in legno chiaro, come da lui voluto, portata a spalla fuori dalla Basilica Vaticana fino al sagrato. A presiedere la Messa funebre in latino è il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Accanto a lui, 980 concelebranti tra cardinali, vescovi e sacerdoti.

Durante l’omelia, il cardinale Re ha ricordato con forza la voce di Papa Francesco contro le guerre che affliggono il mondo: “Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, Papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace… la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole”. Una ferma condanna della “cultura dello scarto”, contro cui il Pontefice ha contrapposto per dieci anni il messaggio vibrante della fraternità, della solidarietà e dell’incontro.
“Con la Lettera enciclica Fratelli tutti, ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità”, ha ricordato il cardinale, sottolineando anche l’importanza dell’Enciclica Laudato si’, in cui Francesco ha chiamato tutti alla responsabilità verso la “casa comune”.
Dai viaggi nei luoghi simbolo del dolore al dialogo interreligioso
L’omelia ha ripercorso anche i momenti salienti del Pontificato attraverso i suoi viaggi. Dall’isola di Lampedusa, prima meta dopo l’elezione nel 2013, fino a Lesbo e alla celebrazione sul confine tra Messico e Stati Uniti, Francesco ha cercato costantemente di dare voce agli ultimi. Storico anche il viaggio in Iraq del 2021, “compiuto sfidando ogni rischio” – ha ricordato Re – “un balsamo sulle ferite della popolazione irachena e un segno forte nel dialogo interreligioso”.
Un Pontefice in mezzo alla gente
Il cardinale ha tracciato il profilo umano e pastorale del Papa venuto “quasi dalla fine del mondo”: “Scelse il nome Francesco come un programma di vita e di Pontificato. È stato un Papa in mezzo alla gente, con cuore aperto verso tutti, vicino ai più poveri, agli emarginati, agli ultimi della terra”.
Il suo carisma di accoglienza e ascolto ha lasciato un segno profondo, sostenuto da una chiara impronta missionaria: “Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo Pontificato, diffondendo la gioia del Vangelo, che ha colmato i cuori di fiducia e speranza”.
Una cerimonia universale
Accanto al sagrato, le più alte cariche istituzionali italiane, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i presidenti di Camera e Senato. Presenti oltre 180 delegazioni internazionali. Tra i leader mondiali: Donald Trump, Emmanuel Macron, Javier Milei, Olaf Scholz, Keir Starmer, Volodymyr Zelensky, Ursula von der Leyen e Antonio Guterres. Un gesto significativo ha unito simbolicamente le nazioni: durante il segno di pace, Trump e Macron si sono stretti la mano.