L’amministrazione Trump ha richiesto alla Corte Suprema, giovedì, l’autorizzazione per applicare un divieto di arruolamento delle persone transgender nell’esercito. Il procuratore generale, D. John Sauer, ha presentato un’istanza d’urgenza per sospendere un’ingiunzione nazionale emessa da un giudice nello stato di Washington, sostenendo che “contrasta con la sostanziale deferenza dovuta ai giudizi professionali del dipartimento militare”. I critici del divieto denunciano la violazione del XIV Emendamento della Costituzione, che garantisce l’uguaglianza di fronte alla legge. La comandante della Marina, Emily Shilling, una donna transgender e querelante nel caso, ha accolto favorevolmente il parere della Corte Suprema. “Le truppe transgender hanno dimostrato per quasi un decennio di essere altrettanto impegnate, coraggiose e onorevoli quanto i loro colleghi”, ha dichiarato. Il divieto rappresenta un’estensione di una politica introdotta durante il primo mandato del presidente USA, Donald Trump, successivamente autorizzata dalla Corte Suprema ma revocata, in seguito, dall’ex presidente Joe Biden. Secondo Sauer, la politica “esclude generalmente dal servizio militare le persone con disforia di genere o che hanno subito interventi medici correlati”. Il giudice distrettuale Benjamin Settle, il 27 marzo, ha respinto le argomentazioni del governo, definendole “non convincenti” e sottolineando l’assenza di prove aggiornate a sostegno della necessità della nuova politica. La Corte d’Appello del 9° Circuito, con sede a San Francisco, ha rifiutato di sospendere la sentenza di Settle. L’amministrazione si basa su una precedente decisione del Pentagono, risalente alla prima amministrazione Trump, secondo cui le persone con disforia di genere rappresenterebbero un rischio per “l’efficacia e la letalità militare”. Parallelamente, un caso simile è in corso a Washington, DC, dove l’amministrazione sta tentando di annullare un’ingiunzione analoga.
