Il gigante dell’abbigliamento sportivo Nike, noto per la produzione di sneaker e capi di alta qualità, sarebbe al centro di indiscrezioni riguardanti il finanziamento di uno studio sull’uso dei bloccanti della pubertà nei bambini e il loro impatto sulle prestazioni atletiche. Sebbene l’azienda non abbia rilasciato dichiarazioni ufficiali, non ha smentito le voci sul presunto coinvolgimento. La giornalista Michele Tafoya ha affrontato l’argomento con Tomi Lahren durante il programma “Tomi Lahren is Fearless”. “Credo che Nike possa essere motivata dal desiderio di promuovere l’inclusività, includendo ragazze trans – biologicamente maschi – negli sport femminili, per evitare che vengano escluse. Tuttavia, in questo modo si rischia di penalizzare le ragazze”, ha affermato Tafoya. Lahren, dal canto suo, ha espresso un’opinione critica: “Somministrare farmaci che bloccano la pubertà ai bambini è un abuso. È disgustoso e inaccettabile che una cosa del genere stia avvenendo”. Ha inoltre sottolineato che Nike ha già una storia di decisioni controverse, ma che un eventuale coinvolgimento in questo studio rappresenterebbe “il peggior errore dell’azienda”. “Non sono mai stata una sostenitrice di Nike, considerando il loro passato legato alla manodopera cinese e la controversia su Kaepernick. Ma questa sarebbe di gran lunga la questione più grave. Se Bud Light è crollata per la lattina di Dylan Mulvaney, non capisco come si possa ignorare una cosa del genere se Nike è realmente coinvolta”, ha aggiunto Lahren. Le azioni di Nike, già in calo del 50% dall’inizio del 2024, potrebbero subire ulteriori ripercussioni a causa di questa controversia.
