venerdì, 25 Aprile, 2025
Esteri

Gaza in fiamme, Tajani in Egitto per una “missione di pace”. Ma i raid non si fermano

Incursione di soldati Idf nel sud del Libano. Bombe su una scuola-rifugio, altri morti

Mentre ieri le sirene dell’allarme aereo suonavano in Israele nel Giorno della Memoria dell’Olocausto, la Striscia di Gaza contava ancora i morti. Le autorità locali parlano di almeno 45 vittime negli ultimi 24 ore, tra cui 23 uccise in un attacco notturno a una scuola trasformata in rifugio a Gaza City. L’edificio ha preso fuoco, bruciando vive molte delle persone che vi avevano trovato riparo. Tra le vittime di altri attacchi separati si contano anche due gemelline di cinque anni. Secondo Al Jazeera, oltre 100 persone sono rimaste ferite, mentre l’esercito israeliano (IDF) rivendica di aver colpito un centro di comando congiunto di Hamas e della Jihad islamica nella zona di Jabalia, accusando i gruppi militanti di usare le aree civili come scudi umani. Intanto, le operazioni di soccorso sono state ulteriormente ostacolate dalla distruzione delle attrezzature pesanti – ruspe e bulldozer – necessarie per rimuovere le macerie. Secondo l’ONU, senza questi mezzi diventa impossibile recuperare i corpi delle circa 11.000 persone ancora sepolte. La situazione ha una portata catastrofica: il 92% degli edifici residenziali della Striscia è stato danneggiato o distrutto, con oltre 50 milioni di tonnellate di detriti. Le organizzazioni umanitarie avvertono che la mancata rimozione può degenerare in una crisi ambientale e sanitaria, aggravando il trauma di una popolazione già allo stremo.

Errore Israeliano, colpita sede Onu

Contemporaneamente un’indagine dell’esercito israeliano ha confermato che, lo scorso 19 marzo, un carro armato IDF ha colpito per errore un edificio delle Nazioni Unite nella Striscia centrale, uccidendo un dipendente dell’ONU. Secondo quanto comunicato, l’equipaggio del mezzo non ha riconosciuto l’edificio come struttura ONU e ha aperto il fuoco “sospettando la presenza di forze nemiche”. L’esercito ha espresso “profondo dolore” per l’accaduto e ha promesso ulteriori indagini.

Tajani al Cairo: “Lavoriamo per un cessate il fuoco duraturo”

Nel tentativo di rilanciare il dialogo regionale, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani è arrivato ieri al Cairo per una missione diplomatica che, secondo la Farnesina, mira a sostenere tutte le iniziative egiziane volte a ottenere un cessate il fuoco a Gaza e facilitare la ricostruzione. In agenda anche la firma di un memorandum per la creazione di un centro italo-egiziano per l’impiego, nel quadro del piano Mattei. “È una missione di pace”, ha dichiarato Tajani. “Vogliamo sostenere la stabilità nella regione, anche attraverso la protezione del traffico nel Mar Rosso e l’apertura di corridoi umanitari per Gaza.” Ha inoltre ribadito il sostegno italiano al piano arabo-islamico per la ricostruzione e al ruolo egiziano di mediazione tra Israele e Hamas. Il suo omologo egiziano, Badr Abdelatty, ha rilanciato con forza la necessità di una soluzione politica: “Il cessate il fuoco è solo l’inizio. L’obiettivo deve essere la creazione di uno Stato palestinese”. Abdelatty ha anche denunciato la “catastrofe umanitaria” in corso, chiedendo l’ingresso immediato di cibo e aiuti nella Striscia.

Houthi: propaganda e reclutamento dopo i raid Usa

A complicare ulteriormente il quadro regionale, i ribelli Houthi nello Yemen, nel mirino degli Stati Uniti da gennaio, stanno sfruttando gli attacchi americani per alimentare la propaganda interna e il reclutamento. Quattro giorni dopo un raid statunitense che ha causato la morte di 80 persone, gli Houthi hanno diffuso un video promozionale in cui miliziani mascherati marciano su bandiere israeliane e compiono acrobazie infuocate, con musica drammatica e immagini evocative. Secondo l’analista Thomas Juneau dell’Università di Ottawa, si tratta di una strategia ben studiata: “Vogliono accreditarsi come difensori della resistenza contro l’Occidente e rafforzare la loro presa ideologica”.

Tensioni in Libano: incursione israeliana nel sud

Ieri notte una pattuglia di soldati israeliani ha oltrepassato la linea di demarcazione nel sud del Libano, nella zona di Adaisse, mentre l’area veniva illuminata da bombe al fosforo. Secondo fonti libanesi, l’esercito israeliano non ha mai completato il ritiro previsto dall’accordo per il cessate il fuoco del 27 novembre, mantenendo posizioni su alcune alture in territorio libanese.

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