sabato, 19 Aprile, 2025
Esteri

Raid israeliani su Gaza. Almeno 22 morti nella Striscia. Vaticano: “Orrori inaccettabili”. Nucleare iraniano, a Roma nuovi colloqui

Yemen, Usa: “Distrutto il porto petrolifero di Ras Isa”, 38 vittime. oggi a Roma il Ministro degli esteri dell'Iran, Abbas Araghchi

Nel cuore di un aprile sempre più inquieto, il Medio Oriente si trova ancora una volta al centro della scena internazionale: gli sviluppi militari, le dichiarazioni politiche e le mosse diplomatiche si intrecciano, delineando un quadro complesso e drammatico che coinvolge attori regionali e potenze globali. Nella Striscia di Gaza il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. Solo nella giornata del 17 aprile, i raid israeliani hanno provocato almeno 40 morti, secondo quanto riferito dalla Protezione Civile locale. Ieri, in uno degli attacchi più devastanti, un’intera famiglia è stata sterminata a Khan Yunis, dove dieci persone sono morte nel crollo della loro abitazione colpita da un raid notturno. Altri cinque corpi sono stati recuperati a Tal Al-Zaatar, nel nord della Striscia. Elicotteri Apache hanno aperto il fuoco sulla parte orientale della città di Gaza, mentre le operazioni terrestri israeliane si estendono da nord a sud, con carri armati segnalati in azione a al-Qarara e al campo profughi di Maghazi. Secondo l’agenzia Wafa, almeno 22 morti, tra cui due bambini e una donna, sono il risultato degli attacchi notturni del 18 aprile, ma il bilancio non è definitivo: molte persone restano sotto le macerie, e i soccorritori lavorano in condizioni estreme. In tutto questo, e nonostante la crescente pressione internazionale, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, esponente dell’estrema destra, ha invocato la “conquista totale della Striscia di Gaza”. Hamas, da parte sua, si ostina a respingere le proposte di cessate il fuoco parziali, chiedendo un accordo globale che preveda la fine della guerra, il rilascio dei detenuti palestinesi e la ricostruzione del territorio.

Vaticano: “Orrori inaccettabili”

A prendere posizione con parole forti è stato anche il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. In un’intervista a “la Repubblica” ha definito “umanamente orribili e moralmente inaccettabili” le immagini che arrivano da Gaza. Parolin ha ricordato che la legittima difesa non può mai implicare l’annientamento di un popolo o la negazione del suo diritto alla vita nella propria terra. Il prelato ha sottolineato anche la gravità della situazione in Cisgiordania, dove le violenze dei coloni israeliani e l’espansione degli insediamenti aggravano ulteriormente un conflitto che sembra non avere fine.

Yemen: attacco Usa, decine di morti

Nel frattempo, si infiamma anche il fronte dello Yemen. Un raid aereo statunitense ha colpito il porto petrolifero di Ras Isa, controllato dagli Houthi e situato nella parte occidentale del Paese. Secondo le autorità locali e fonti ospedaliere, il bilancio provvisorio parla di almeno 38 morti e oltre 100 feriti, molti dei quali lavoratori portuali. Il Comando Centrale Usa ha giustificato l’attacco con l’obiettivo di “indebolire le fonti economiche degli Houthi”, finanziatori, secondo Washington, di attività terroristiche nella regione. Gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno reagito denunciando un attacco a civili e accusando gli Stati Uniti di voler destabilizzare ulteriormente il Paese. A peggiorare ulteriormente la situazione, un missile balistico lanciato dallo Yemen verso Israele è stato intercettato dal sistema di difesa israeliano. Le sirene sono risuonate in tutto il centro del Paese, da Gerusalemme fino agli insediamenti della Cisgiordania. Nessun ferito, ma la tensione resta altissima.

Roma: colloqui Usa-Iran sul nucleare

Mentre le armi tuonano in Medio Oriente, a Roma si cerca di riattivare la via diplomatica. Il Ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, è arrivato nella capitale italiana per un nuovo ciclo di colloqui con emissari statunitensi. L’obiettivo dichiarato è un “accordo equo, vincolante e sostenibile” sul programma nucleare della Repubblica Islamica. L’Oman resta il mediatore ufficiale del dialogo, ma l’Italia si conferma teatro privilegiato per questo secondo round negoziale. Tuttavia, il clima resta teso. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Teheran sarebbe oggi più vicina che mai alla capacità di produrre un’arma nucleare. Un fatto che inquieta sia Washington che le capitali europee.

Rubio e Pahlavi: “No a un accordo che salva il regime iraniano”

Non mancano le voci critiche. Il senatore statunitense Marco Rubio ha invitato i Paesi europei a riflettere attentamente sulla revoca delle sanzioni a Teheran, accusando l’Iran di essere inadempiente all’accordo nucleare e di avvicinarsi alla soglia atomica. Ancora più dura la posizione di Reza Pahlavi, figlio dell’ultimo Scià, secondo cui i colloqui “non porteranno la pace, ma salveranno un regime morente”. A suo avviso, l’Iran usa la diplomazia solo per guadagnare tempo e mantenere il controllo interno, mentre le proteste popolari dimostrano che il cambiamento è già in atto. “Non è il momento di salvare questa dittatura – ha dichiarato – ma di allearsi con il popolo iraniano”.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Euroflora. Dai ‘bagni di foresta’ alle piante salva aria. Arriva il verde che cura

Paolo Fruncillo

L’Iran sfila con i suoi missili per le strade mentre si intensificano i colloqui sul nucleare

Maurizio Piccinino

La first lady Usa, Melania Trump, condivide il messaggio del Venerdì Santo

Paolo Fruncillo

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.