sabato, 19 Aprile, 2025
Esteri

Rubio: “A giorni decideremo se rinunciare ai negoziati”. Anche di venerdì santo morti e feriti negli attacchi russi su Sumy, Kharkiv, Kostantynivka

Nel piano Usa i territori occupati restano a Mosca, sanzioni alleggerite. Minerali, nuovi colloqui il 24

La guerra in Ucraina sembra arrivata a un punto morto: mentre l’adesione di Kiev all’Unione Europea si arena sul veto ungherese, gli Stati Uniti valutano addirittura se abbandonare del tutto l’ipotesi di una mediazione con Mosca. Intanto i missili continuano a cadere anche durante il Venerdì Santo. Nella notte, attacchi russi hanno colpito diverse città: Kharkiv, Sumy, Dnipro. A Kharkiv, almeno una persona è morta e 26 sono rimaste ferite, tra cui due bambini, in seguito a un attacco con missili a grappolo che ha danneggiato quindici edifici residenziali. A Sumy, un drone Shahed ha colpito un impianto industriale, uccidendo un imprenditore e ferendo un altro lavoratore. Secondo il ministro ucraino Andrii Sybiha, il drone ha colpito una pasticceria dove si preparava il pane pasquale, simbolo sacro della festività: “Ecco i valori cristiani tradizionali della Russia”, ha commentato amaramente. Non è andata meglio a Dnipro, dove un attacco missilistico ha colpito un hotel, una palestra e alcuni uffici. Il presidente Zelensky ha denunciato l’ennesima ondata di violenza parlando di “valori umani calpestati” e ha ribadito l’importanza del supporto militare occidentale: “Ogni sistema di difesa aerea, ogni missile fornito, può salvare vite”.

Rubio: “decidere se restare o andarcene”

A Parigi, il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha lanciato un messaggio chiaro: se nei prossimi giorni non ci saranno segnali concreti di un accordo possibile, gli Stati Uniti potrebbero abbandonare ogni sforzo di mediazione. “Non è la nostra guerra – ha detto Rubio – Non l’abbiamo iniziata noi. Abbiamo fatto la nostra parte, ma dobbiamo pensare anche ad altre priorità”. Parole che segnano un cambio di tono. Secondo indiscrezioni di Bloomberg, infatti, gli USA avrebbero presentato agli alleati europei una bozza di piano di pace che includerebbe il riconoscimento de facto dei territori ucraini sotto controllo russo in cambio di un alleggerimento delle sanzioni e un cessate il fuoco duraturo. Anche l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff ha rivelato che, nei colloqui con il presidente russo Vladimir Putin, si è discusso della possibilità che Mosca trattenga alcuni territori annessi. Non tutti, ma quelli a maggioranza russofona. Una soluzione che ha fatto infuriare Kiev: secondo le autorità ucraine, Witkoff avrebbe oltrepassato il proprio mandato, alimentando la propaganda russa. Nel piano americano rientrerebbe anche la rinuncia da parte dell’Ucraina alla propria adesione alla NATO, un punto cruciale per il Cremlino. Ma a Kiev questa ipotesi è vista come una resa mascherata. “Congelare il conflitto significa legittimare l’invasione”, ribadiscono i funzionari ucraini.

All’Onu, Washington vota contro la risoluzione

Ma ormai la linea americana è chiara: in un gesto che ha sorpreso molti osservatori, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU che condannava l’aggressione russa. Il testo è stato approvato da 105 Paesi ma ha trovato l’opposizione, oltre che di Russia, Bielorussia e Corea del Nord, anche degli USA. L’ambasciatore statunitense Jonathan Shrier ha giustificato la scelta dicendo che “il testo non favorisce il processo di pace” e ha colto l’occasione per criticare chi “invoca la democrazia all’estero ma la calpesta in patria, come nel caso della persecuzione legale contro Trump”. Dal fronte russo, il rappresentante permanente all’ONU Vasily Nebenzia ha dichiarato che “una tregua in questa fase è irrealistica”. Mosca accusa Kiev di violare la moratoria sugli attacchi alle infrastrutture energetiche e punta il dito contro l’Europa, definita “bellicosa”. “Vorremmo che smettessero di armare l’Ucraina – ha detto – ma non vediamo alcun segnale di pace, né dall’UE né dai singoli Stati”.

Trump e i minerali ucraini

In questo scenario, si inserisce l’accordo tra Stati Uniti e Ucraina per l’estrazione e la fornitura di terre rare, fondamentali per le tecnologie energetiche e militari. La vicepresidente ucraina Yulia Svyrydenko ha annunciato la firma imminente del memorandum d’intesa: “È un passo avanti verso un partenariato economico strategico”, ha dichiarato. Trump ha confermato l’intesa e ha detto che sarà firmata “giovedì prossimo”. Un’operazione che potrebbe garantire agli USA l’accesso a risorse preziose e a Kiev un flusso di denaro vitale.

Adesione di Kiev all’Ue bloccata da Orban

Mentre gli USA prendono tempo, anche l’Unione Europea mostra segni di stanchezza. Il processo di adesione dell’Ucraina all’UE è in stallo a causa del veto ungherese. Il premier Viktor Orban ha ribadito la sua contrarietà, affermando che “l’Ucraina non può vincere questa guerra e non può entrare in Europa come strumento di guerra”. Budapest si prepara a lanciare un referendum consultivo per legittimare la propria posizione. Altri leader europei parlano apertamente di “ricatto politico”, mentre da Kiev si continua a lavorare sottotraccia per convincere l’Ungheria a revocare il veto. Secondo la commissaria europea Marta Kos, la prospettiva di un’adesione entro il 2030 è ancora “realistica”, ma le tensioni interne al blocco rischiano di rallentare o bloccare definitivamente il processo.

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