Utilizzando il telescopio spaziale James Webb, gli scienziati dell’Università di Cambridge hanno rilevato segnali chimici simili a quelli prodotti da alghe terrestri, suggerendo la possibile presenza di un oceano caldo e potenzialmente abitabile su un pianeta distante circa 11 trilioni di chilometri. Le osservazioni sono state condotte su K2-18b, un esopianeta che orbita attorno a una nana rossa, con un diametro doppio rispetto a quello terrestre e situato a 124 anni luce di distanza. Secondo il team di Cambridge, questa scoperta rappresenta “la prova più convincente finora della possibile esistenza di vita su un pianeta extrasolare”. Tuttavia, gli esperti invitano alla cautela. Nikku Madhusudhan, astrofisico dell’Università di Cambridge e autore principale dello studio pubblicato su ‘Astrophysical Journal Letters’, ha sottolineato l’importanza di ulteriori analisi per confermare i risultati. “Non è nell’interesse di nessuno dichiarare prematuramente di aver trovato vita,” ha affermato, riferendosi alla scoperta di tracce di dimetil solfuro (DMS) nell’atmosfera del pianeta, una molecola associata alla vita sulla Terra. La ricerca ha inoltre rilevato molecole a base di carbonio su K2-18b, tra cui il dimetil disolfuro (DMDS), un potenziale indicatore di un oceano ricco di vita nascosto sotto un’atmosfera densa di idrogeno. K2-18b appartiene alla classe dei ‘sub-Nettuno’, un gruppo di circa 6.000 esopianeti scoperti dal 1990. Jake Taylor, astrofisico dell’Università di Oxford, ha definito questi risultati “un promettente primo passo” nella ricerca di gas biologici. Tuttavia, ha avvertito che molecole come DMS e DMDS potrebbero anche derivare da processi non biologici, come quelli legati alle comete. Nonostante le incertezze, Madhusudhan ha descritto questa ricerca come “uno dei momenti più significativi” della sua carriera. Ha aggiunto che, anche se i segnali non fossero collegati alla vita, scoprire un nuovo processo chimico sarebbe comunque rivoluzionario.
