Lo scrittore e drammaturgo peruviano Mario Vargas Llosa è morto oggi a Lima all’età di 89 anni. A darne notizia è stato il figlio, Álvaro Vargas Llosa, attraverso un messaggio diffuso sui social. Con la sua scomparsa, il mondo perde una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea. Nato ad Arequipa, in Perù, nel 1936, Vargas Llosa è stato una figura centrale nel cosiddetto “boom latinoamericano”, insieme a Gabriel García Márquez, Julio Cortázar e Carlos Fuentes. Autore prolifico e intellettuale impegnato, ha firmato romanzi, saggi e opere teatrali che hanno lasciato un’impronta indelebile nella cultura del Novecento e del nuovo millennio.
La sua opera più celebre, ‘La città e i cani’ (1963), lo impose subito come una delle voci più originali e potenti della narrativa ispanoamericana. Seguirono capolavori come ‘La casa verd’e (1966) e ‘Conversazione nella Cattedrale’ (1969), testi che affrontano con crudezza e profondità i temi del potere, della corruzione, della libertà e della dignità umana.
Premio Nobel
Nel 1994 ricevette il Premio Cervantes, il massimo riconoscimento della letteratura in lingua spagnola. Nel 2010 gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura “per la sua cartografia delle strutture del potere e le sue immagini taglienti della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”. Oltre che narratore, Vargas Llosa è stato anche un saggista brillante, un pensatore liberale e un uomo spesso al centro del dibattito politico. Nel 1990 si candidò alla presidenza del Perù, e anche se non fu eletto, la sua figura rimase centrale nel panorama intellettuale e politico latinoamericano.