domenica, 13 Aprile, 2025
Esteri

Colloquio di quattro ore tra Putin e l’inviato Usa Witkoff. L’Ue prova a replicare il modello MES per la Difesa

Casa Bianca pronta a nuove sanzioni a Mosca. Lavrov fiducioso, ma serve tempo. Zelensky: “ I partner ci ascoltino"

Mentre in Europa si discute un nuovo piano per rafforzare la difesa comune e in Ucraina continua a salire il numero delle vittime civili, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha elogiato pubblicamente Donald Trump, definendolo “l’unico leader occidentale ad aver capito la natura del conflitto ucraino”.Durante il Forum diplomatico di Antalya, in Turchia, Lavrov ha dichiarato che Trump avrebbe compreso prima di altri che “spingere l’Ucraina verso la NATO è stato un errore strategico”. Al contrario, per i leader europei ha riservato giudizi duri: “A parte l’Ungheria e la Slovacchia, l’Europa non sembra avere una leadership riflessiva. Gli altri paiono ignorare le vere cause alla radice del conflitto”. Il messaggio è chiaro: Mosca considera l’attuale guerra come l’effetto di un errore strutturale dell’Occidente, più che di un’aggressione russa. Lavrov ha ribadito che “solo eliminando le origini profonde del conflitto si potrà arrivare a una pace duratura”.

Witkoff quattro ore con Putin

Nel frattempo a Mosca si svolgeva un incontro che potrebbe segnare un nuovo capitolo nella diplomazia tra Stati Uniti e Russia. Per oltre quattro ore, Vladimir Putin ha ricevuto Steve Witkoff, inviato speciale di Donald Trump, in un incontro che aveva come oggetto ufficiale “la risoluzione della crisi ucraina”. Secondo fonti raccolte dalla Reuters e confermate dall’agenzia russa Tass, Witkoff avrebbe comunicato a Trump che il modo più rapido per giungere a un cessate il fuoco sarebbe il riconoscimento dello status delle quattro regioni occupate – Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporozhye – come territori appartenenti alla Russia. Un’opzione che risulterebbe esplosiva sul piano diplomatico per l’Europa e che l’Ucraina certamente non accetterà mai.

Zelensky: “difesa aerea, non solo parole”

Intanto, a pochi giorni dall’attacco missilistico russo che ha colpito la città di Kryvyi Rih, uccidendo 19 persone, tra cui nove bambini, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è recato sul posto, visitando un rifugio antiaereo all’interno della scuola frequentata da tre delle giovani vittime. Da lì, ha lanciato un appello chiaro ai leader del vertice Ramstein in corso a Bruxelles: “La difesa aerea è la nostra prima priorità. Il mondo ha i sistemi necessari, ma manca la volontà politica di farli operare qui”. L’obiettivo dichiarato è dotare città come Dnipro, Kharkiv, Sumy e Odesa di una protezione adeguata contro i continui attacchi missilistici russi. Zelensky ha anche rivelato di aver discusso direttamente con Donald Trump la possibilità di acquistare nuovi sistemi, sottolineando che “Kiev non chiede solo aiuti, ma è pronta a pagare per difendersi”.

Mercenari cinesi

Nel mezzo della tensione diplomatica, un’inchiesta di Reuters ha confermato la presenza di mercenari cinesi sul fronte ucraino come denunciato da Zelensky nei giorni scorsi. Secondo fonti dell’intelligence americana, sarebbero almeno 155 i cittadini cinesi coinvolti nei combattimenti a fianco delle truppe russe. La maggior parte di essi, tuttavia, non sembrerebbe avere alcun legame formale con il governo di Pechino. La Cina ha risposto con forza di non essere parte in causa, e il ministero degli Esteri russo ha definito le accuse “completamente false”, mentre il vice ministro Andrei Rudenko che ha elogiato la posizione “equilibrata e ponderata” di Pechino. Ma nonostante le smentite ufficiali, un ex funzionario dell’intelligence occidentale citato daReuters ha dichiarato che ufficiali militari cinesi avrebbero operato dietro le linee russe con l’obiettivo di trarre “lezioni tattiche” dalla guerra. Secondo gli esperti comunque i combattenti cinesi avrebbero scarso addestramento e un impatto limitato sul campo.

Europa: un “MES” per la difesa

In questo quadro di fiducia sempre più fragile nei confronti dell’ombrello NATO, i ministri delle finanze dell’Unione Europea hanno iniziato a discutere la creazione di un Meccanismo Europeo di Difesa (EDM) ispirato al modello del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Si tratterebbe di unfondo comune che permetterebbe agli Stati membri di acquistare equipaggiamenti militari in forma centralizzata. L’obiettivo è di aumentare la spesa militare senza gravare ulteriormente sui bilanci nazionali, soprattutto in quei Paesi già fortemente indebitati. L’EDM potrebbe anche aprirsi a Paesi esterni all’UE, come Regno Unito, Norvegia e Ucraina, e rappresenterebbe un primo passo verso la creazione di un vero mercato unico europeo della difesa. Il fondo sarebbe dotato di capitale versato e richiamabile, consentendo l’emissione di obbligazioni sul mercato, mentre gli equipaggiamenti acquistati resterebbero di proprietà del fondo stesso, evitando così di appesantire i conti pubblici nazionali.

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