Mentre a Gaza i rifugiati continuano a morire sotto le bombe e la comunità internazionale si indigna per la strage delle ambulanze da parte dell’Idf, l’incontro alla Casa Bianca tra Trump e Netanyahu sembra rilanciare l’asse israelo-statunitense. A margine dell’incontro il premier israeliano ha definito Donald Trump “il miglior presidente per Israele”, sottolineando la sintonia emersa nel colloquio sui principali dossier mediorientali, a partire dalla crisi a Gaza. Il leader israeliano ha confermato l’esistenza di un nuovo tentativo di accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi ancora detenuti a Gaza. “Vogliamo liberarli tutti – ha detto – e stiamo lavorando a un’altra intesa che speriamo vada a buon fine”. Netanyahu ha inoltre rivelato che nel corso del colloquio si è discusso anche di un possibile reinsediamento dei palestinesi che decidessero volontariamente di lasciare la Striscia, e della situazione in Siria. Dal canto suo, Donald Trump ha sorpreso con dichiarazioni che sembrano prefigurare un ruolo diretto degli Stati Uniti nel controllo della Striscia. “Gaza ha un incredibile valore immobiliare – ha affermato – e avere una forza di pace americana che controlla e possiede Gaza sarebbe positivo”. Il tycoon ha suggerito che gli Stati Uniti potrebbero “essere coinvolti” nella gestione futura dell’enclave palestinese, rafforzando così il sostegno a Israele anche in chiave strategico-territoriale.
Raid israeliani: 26 vittime
Nel frattempo, i bombardamenti notturni israeliani su Gaza hanno provocato almeno 26 morti, secondo quanto riferito dai soccorritori palestinesi. A Deir al-Balah sono morte 15 persone, tra cui cinque bambini di due anni. Sette vittime si registrano a Beit Lahia e altre quattro a nord-ovest di Gaza City. Due giornalisti sono stati uccisi a Khan Younis, colpiti mentre si trovavano in una tenda della stampa locale: secondo Israele, uno dei due, Hassan Eslaiah, ferito nel raid, collaborava con Hamas e aveva scattato foto per l’Associated Press durante l’attacco del 7 ottobre.
Onu: “Negata la sopravvivenza a un’intera popolazione”
Durissimo il commento di Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’UNRWA. “Israele vieta da oltre un mese aiuti umanitari, forniture mediche e carburante. Un’intera popolazione è privata dei beni essenziali. Questo assedio rappresenta un totale disprezzo per la vita umana”. Lazzarini ha chiesto con urgenza un’azione decisa da parte dei leader mondiali: “Le persone a Gaza sono intrappolate, bombardate, affamate. Tra le vittime ci sono bambini, medici, soccorritori e giornalisti. Nessuno è al sicuro”.
Nuova proposta egiziana
Secondo una fonte del Cairo citata dal quotidiano saudita Asharq Al-Awsat, l’Egitto ha avanzato una nuova proposta per un cessate il fuoco. Il piano prevede la liberazione di otto ostaggi vivi da parte di Hamas, in cambio di una tregua che potrebbe durare tra i 40 e i 70 giorni. Il progetto mira a mediare tra le richieste iniziali delle parti, che finora avevano mostrato posizioni distanti.
Macron ad al-Arich: “Riaprire i varchi per gli aiuti”
Il presidente francese Emmanuel Macron intanto era ad al-Arich, in Egitto, centro logistico per l’assistenza umanitaria a Gaza. Dopo l’incontro con il presidente egiziano al-Sisi, ha visitato l’ospedale e i magazzini della Mezzaluna Rossa. “Chiediamo la riapertura dei varchi per l’invio di aiuti umanitari”, ha dichiarato. Insieme ad al-Sisi e al re di Giordania Abdullah II, Macron ha ribadito che la protezione dei civili e il pieno accesso agli aiuti sono obblighi sanciti dal diritto internazionale. Durante la visita di Macron, migliaia di cittadini egiziani si sono radunati nei pressi dell’aeroporto di al-Arich per manifestare il loro rifiuto a ogni ipotesi di trasferimento forzato dei palestinesi dalla Striscia di Gaza. La mobilitazione, promossa da partiti pro-Sisi e dall’Unione delle tribù egiziane, ha ribadito il sostegno alla causa palestinese e alla posizione del governo egiziano.