È una fase delicata quella che si apre per l’economia italiana ed europea, stretta nella morsa dell’inasprimento commerciale tra Unione europea e Stati Uniti. Il 15 aprile scatteranno le prime contromisure europee ai dazi americani su acciaio e alluminio. Il Ministro degli Esteri e del Commercio estero, Antonio Tajani, lo ha annunciato dal Lussemburgo in collegamento con il Vinitaly di Verona, specificando che si tratta di un primo pacchetto di misure, a cui potrebbe seguire una seconda tornata dal 15 maggio, in assenza di progressi negoziali con Washington. Ma proprio mentre la diplomazia italiana lavora per scongiurare l’escalation, si è tenuto ieri a Palazzo Chigi un vertice presieduto dal Premier Giorgia Meloni, con la partecipazione dei principali ministri economici e del sottosegretario alla Presidenza, Alfredo Mantovano. In agenda, l’analisi dell’impatto delle tariffe americane e le risposte possibili per sostenere l’economia nazionale.
Alla riunione hanno partecipato, oltre alla Presidente del Consiglio, i Vicepremier Tajani e Salvini, il Ministro dell’Economia Giorgetti, quello del Made in Italy Urso, dell’Agricoltura Lollobrigida (in collegamento), e il titolare degli Affari europei e Pnrr, Tommaso Foti. I Ministri hanno illustrato le opzioni allo studio, che verranno approfondite oggi, in un incontro con le categorie produttive, anch’esso previsto a Palazzo Chigi.
Secondo quanto si è letto in una nota ufficiale, l’obiettivo condiviso è evitare un’escalation che non gioverebbe né agli Stati Uniti né all’Europa. La linea indicata è quella del “pragmatismo”: evitare allarmismi, ma intervenire con decisione per proteggere le filiere strategiche. Al centro della discussione anche la necessità di semplificare il quadro normativo europeo e rivedere alcune rigidità ideologiche del Green Deal, considerate un freno alla competitività.
Durante la riunione della task force di governo sui dazi si è discusso poi degli strumenti necessari per sostenere le imprese, intervenendo sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal e sulla necessità di semplificare il quadro normativo”.
“Sì al negoziato, no alla guerra commerciale”
“La linea è chiara: niente resa, ma nemmeno guerra commerciale. Lavoriamo per un negoziato serio con gli Usa, che porti all’eliminazione dei dazi e all’obiettivo più ambizioso di una grande area di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, come auspicato da Juncker”. Così Tajani ha descritto l’impostazione italiana. Nel mirino di Bruxelles, in questa prima fase, ci saranno alcune merci simbolo dell’export americano, ma l’Italia si è attivata per proteggere le proprie eccellenze da possibili ritorsioni. “Abbiamo chiesto che il whiskey americano sia escluso dalle sanzioni – ha precisato il ministro – per evitare che venga colpito il vino italiano, settore fondamentale per la nostra economia”.
A rafforzare l’azione diplomatica sarà anche la visita imminente di Giorgia Meloni negli Stati Uniti. Il viaggio ha un chiaro obiettivo: avviare un dialogo diretto con l’amministrazione americana, offrendo una sponda anche per un’iniziativa europea più ampia. “Non è solo l’interesse italiano, ma quello dell’intera Ue che intendiamo difendere”, ha sottolineato Tajani.
Vino e agroalimentare

Dal Vinitaly di Verona è intervenuto anche il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida, che ha mostrato lo stand Masaf a oltre 100 buyer americani: “Il vino italiano è un affare anche per loro”. Ma ha anche avvertito: “C’è preoccupazione crescente per i rincari da dazio, e negli Usa temono una recessione più delle tariffe”. Sul piano occupazionale, il ministro del Lavoro Marina Calderone ha ribadito l’importanza di tutelare le imprese e il lavoro: “Oggi l’Italia registra un tasso di occupazione record e una disoccupazione sotto il 6%. Ma serve attenzione costante, perché il contesto globale è instabile”.
Il più netto tra gli industriali è Emanuele Orsini, Presidente di Confindustria. In un’intervista al Corriere della Sera, ha parlato senza mezzi termini del rischio fuga per molte imprese italiane: “Un imprenditore va dove è più facile lavorare. E da noi la burocrazia, i costi energetici e le regole confuse sono un ostacolo enorme”. Orsini chiede un piano industriale straordinario, con incentivi semplici e diretti, almeno del 30%, e una riforma del piano Industria 5.0: “Non funziona, e se siamo fortunati assorbirà due miliardi, ma ne servirebbero molti di più. Con i fondi PNRR rimasti e quelli della coesione dobbiamo fare scelte coraggiose”.
L’attacco delle opposizioni

Non si sono fatte attendere le critiche delle opposizioni. La segretaria del Pd Elly Schlein ha parlato di “economia italiana sotto attacco mentre Meloni resta in attesa”. Per Schlein, “serve un piano immediato per difendere le imprese, non appelli generici alla calma. L’incertezza di queste settimane ha già fatto troppi danni”. Anche il Movimento 5 Stelle alza i toni. Riccardo Ricciardi, Capogruppo alla Camera, ha accusato il governo di “totale impreparazione”, sottolineando che “era chiaro da tempo che Trump avrebbe reintrodotto i dazi”. L’alternativa proposta dal M5S è quella di rafforzare la domanda interna e non rincorrere piani “follemente militarizzati” come il ReArm europeo.
Da Italia Viva, il Vicepresidente Davide Faraone ha parlato di “baratro economico” e di una premier “incapace di affrontare la crisi, che si rifugia dietro la creazione di task force invece di prendere decisioni”. Faraone insiste su una strategia comune con Bruxelles: “È con l’Europa che si deve trattare, non contro”.