lunedì, 7 Aprile, 2025
Esteri

Israele ammette: le ambulanze avevano le luci accese. Vertice al Cairo il 7-8 aprile con Giordania e Francia

Idf apre indagine su soccorritori uccisi. Netanyahu vola a Washington dall’Ungheria: dazi, ostaggi e nucleare iraniano

Dopo la pubblicazione del video da parte del New York Times che mostra le ambulanze chiaramente illuminate e riconoscibili, l’Idf ha corretto la propria versione dei fatti sull’attacco in cui il 23 marzo sono stati uccisi 15 soccorritori. L’Idf inizialmente aveva sostenuto che i mezzi si muovevano senza luci, ma ora ammette che la dichiarazione era errata e si basava esclusivamente sulla testimonianza dei soldati coinvolti. L’Idf ha inoltre confermato che, dopo la sparatoria, un vice comandante ha ordinato di raccogliere i corpi in un unico punto, ricoprirli di sabbia e segnalare il luogo. L’esercito giustifica la sepoltura temporanea come pratica standard nei combattimenti a Gaza, per proteggere i cadaveri da animali randagi. La posizione è stata notificata all’ONU per il recupero dei corpi.

La testimonianza

Tuttavia, emergono testimonianze inquietanti. Il dottor Ahmad Al-Farra, primario di Pediatria a Khan Yunis, ha raccontato a la Repubblica di aver esaminato le salme recuperate il 30 marzo da una fossa comune nei pressi dell’attacco. Secondo il medico, tre delle vittime avevano le mani legate: “Li hanno uccisi sapendo che erano soccorritori. Avevano ancora le divise della Mezzaluna Rossa e fori di proiettile sulla fronte e nel torace. Chi ha sparato, ha mirato con precisione.” Un sopravvissuto della strage esiste, ma secondo il medico ha paura di parlare per timore di ritorsioni sulla famiglia a Gaza. “Ogni giorno muoiono cento palestinesi. L’unica ragione per cui ora se ne parla è che l’IDF ha mentito dicendo che le ambulanze erano spente. Ma questo massacro va avanti nell’indifferenza generale,” ha concluso Al-Farra.

Tel Aviv: proteste per gli ostaggi

Intanto, decine di migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza a Tel Aviv, chiedendo ancora al governo di raggiungere un accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi, mentre cresce l’ansia tra i familiari da quando Israele ha ripreso le ostilità a Gaza, interrompendo il cessate il fuoco. Il timore è aumentato dopo che Hamas ha dichiarato di non poter più spostare gli ostaggi vivi dalle zone della Striscia che l’IDF ha ordinato di evacuare. L’organizzazione ha fatto sapere che gli ostaggi sono detenuti “sotto misure di sicurezza estreme, pericolose per le loro vite.”

Netanyahu da Budapest a Washington

Ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato in visita ufficiale in Ungheria, dove ha incontrato il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó, per discutere di rafforzamento dei legami economici e di sicurezza tra i due Paesi. Il premier ha ringraziato l’Ungheria per il sostegno offerto a Israele di fronte all’Unione Europea e presso le istituzioni internazionali definendo il recente ritiro di Budapest dalla Corte penale internazionale, che ha emesso un mandato di cattura contro di lui per crimini di guerra, “un segnale di ciò che verrà”. Prima di imbarcarsi sull’aereo ufficiale “Wing of Zion”, Netanyahu ha poi annunciato il suo incontro con Trump, che verterà “sugli ostaggi, sulla conclusione della nostra vittoria a Gaza e, naturalmente, sul regime tariffario imposto anche a Israele”. Sebbene tra i temi ci siano in particolare una tariffa del 17% sui beni israeliani che Netanyahu cercherà di far revocare, il governo israeliano teme che la questione degli ostaggi stia progressivamente scivolando fuori dalle priorità statunitensi.

Ostaggi, dazi e Iran

A Washington, il premier incontrerà Steve Witkoff, inviato di Trump per il Medio Oriente, sostenitore di un’estensione della prima fase dell’accordo sugli ostaggi siglato a gennaio. Secondo questo approccio, si punterebbe al rilascio di un numero maggiore di prigionieri ancora in vita, evitando per ora la seconda fase dell’accordo, che imporrebbe a Israele la fine delle operazioni militari a Gaza. Secondo fonti israeliane, Netanyahu sarebbe inoltre disposto a discutere un nuovo accordo con l’obiettivo di impedire all’Iran di acquisire armi nucleari. Altri temi all’ordine del giorno includono le relazioni con la Turchia e la lotta contro la Corte penale internazionale (CPI), che ha accusato Netanyahu di crimini di guerra.

Vertice su Gaza al Cairo il 7 e 8 aprile con Egitto, Francia e Giordania

Sul fronte diplomatico europeo, il 7 e 8 aprile 2025, Il Cairo sarà teatro di un vertice internazionale dedicato alla crisi a Gaza. Parteciperanno il presidente egiziano Abdel Fattah El-Sisi, il presidente francese Emmanuel Macron e il re giordano Abdullah II, con l’obiettivo di promuovere un cessate il fuoco immediato nella Striscia. La notizia, confermata dal quotidiano egiziano Al Ahram Online e annunciata anche dall’Eliseo, sottolinea il ruolo centrale dell’Egitto nel processo di mediazione. Secondo il ministero degli Esteri egiziano, il summit si concentrerà su due priorità: la riduzione delle tensioni e l’urgenza di facilitare l’accesso degli aiuti umanitari, attualmente ostacolato da Israele. L’incontro segue una telefonata tra El-Sisi e Macron, durante la quale i due leader hanno ribadito l’impegno congiunto per ristabilire la calma e rilanciare il percorso verso una soluzione a due Stati. Intanto, il Qatar ha contestato le voci che parlano di una fase di stallo nei negoziati.

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