giovedì, 3 Aprile, 2025
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Dazi Usa, l’Europa alza il tono: “Non cerchiamo lo scontro, ma siamo pronti a reagire”

Trump annuncia oggi nuove tariffe sulle importazioni europee: “Saremo gentili”. Tajani: “Una guerra commerciale non fa bene a nessuno”. Urso: “No a intese bilaterali”. Vance ad aprile a Roma per incontrare Meloni

Il conto alla rovescia è finito. Oggi il Presidente Donald Trump parlerà dal Giardino delle Rose della Casa Bianca per annunciare un nuovo pacchetto di dazi doganali che colpirà le esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Un discorso che la stessa amministrazione americana ha definito “il giorno della liberazione” dal presunto squilibrio nei rapporti commerciali con i partner internazionali. Ma l’Europa non resta a guardare. A Bruxelles, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha tracciato i confini di una strategia chiara e articolata. “Non abbiamo cercato questo confronto – ha dichiarato in plenaria al Parlamento Ue -, ma siamo pronti a reagire. La nostra risposta si baserà su tre pilastri: forza, diversificazione e coesione”.

Un piano in tre mosse

La Commissione europea si prepara, insomma, con fermezza: “Ci avvicineremo ai negoziati da una posizione di forza – ha aggiunto von der Leyen – e abbiamo molte carte in mano: commercio, tecnologia, dimensioni del nostro mercato. Se necessario, useremo ogni strumento a disposizione”. Bruxelles punta inoltre ad ampliare e rafforzare i rapporti con altri partner globali, a partire da Asia, Africa e America Latina. Terzo punto: il rilancio del Mercato unico, considerato “motore di prosperità, competitività e solidarietà”. Von der Leyen ha voluto chiarire anche le ragioni per cui le misure annunciate da Trump rappresentano, a suo avviso, un pericolo per tutti: “Ci sono problemi reali nel sistema del commercio globale — ha detto — come la sovraccapacità, i sussidi distorsivi, il furto di proprietà intellettuale. Ma i dazi non risolvono, aggravano. Sono tasse pagate dalla gente, che faranno aumentare i prezzi di cibo, farmaci, componenti industriali. Danneggeranno le imprese e l’occupazione anche negli Stati Uniti”.
Von der Leyen ha concluso il suo intervento ribadendo che “l’Europa non vuole questo scontro, ma non resterà in silenzio”. Ha già avviato i contatti con i capi di Stato e di governo europei per definire la risposta comune. “La nostra priorità è una soluzione negoziata — ha detto — ma se necessario, proteggeremo i nostri cittadini, le nostre imprese e il nostro modello economico”.

“La politica commerciale è europea”

Anche a Roma il governo si muove con cautela. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che non ci sono margini per trattative separate con Washington. “La politica commerciale è competenza esclusiva dell’Unione europea — ha detto — e non possiamo andare per conto nostro. Una guerra commerciale non conviene a nessuno, nemmeno agli Stati Uniti”. Il Vicepremier ha citato il caso dell’industria farmaceutica come esempio emblematico: “L’Italia ed Europa producono farmaci di alta qualità. Anche lì, dazi vorrebbero dire penalizzare i cittadini americani. Non credo che vogliano colpirsi da soli”.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha invece escluso con forza qualsiasi apertura a trattative bilaterali. “Non è questo il momento per intese singole — ha detto a SkyTg24 — bisogna restare uniti. Ma dobbiamo anche riconoscere che il Green Deal ha mostrato i suoi limiti: serve una politica industriale vera, che renda le imprese europee di nuovo competitive”.
Urso ha puntato il dito contro l’arretratezza tecnologica nel settore green: “Siamo in ritardo. Occorre difendere il mercato interno e creare occupazione, anche per reggere l’urto dei dazi americani”.

“Una guerra vera”

Più diretto Nicola Fratoianni, leader di Avs, che accusa l’amministrazione americana di aver lanciato “una vera e propria guerra commerciale contro l’Europa”. E critica la risposta italiana: “Il governo si rifugia nella parola ‘prudenza’. Ma serve una reazione all’altezza. Andare in ordine sparso, come vorrebbero alcuni partiti di maggioranza, è un errore strategico”. Sul fronte delle Regioni, il Presidente della Conferenza, Massimiliano Fedriga, ha espresso preoccupazione per le ricadute economiche locali: “È fondamentale aprire immediatamente un tavolo di dialogo con gli Stati Uniti. I dazi non fanno bene a nessuno, né a loro né a noi”.
Durissime le opposizioni. Enrico Borghi (Italia Viva) parla di “maggioranza spaccata” e di un governo “incapace di affrontare sfide epocali come la politica industriale e la difesa commerciale europea”. Per Vinicio Peluffo (Pd), “Urso è remissivo, mentre le nostre imprese rischiano di pagare un prezzo altissimo. I dazi americani penalizzeranno i nostri prodotti, aumenteranno i costi e favoriranno delocalizzazioni. Serve una strategia nazionale seria, non una cronica mancanza di visione”.

“Saremo gentili”

Intanto, dalla Casa Bianca arrivano solo mezze frasi. Alla vigilia dell’annuncio, Trump ha dichiarato che la sua amministrazione sarà “molto gentile” con i partner commerciali. “Relativamente parlando”, ha aggiunto, lasciando aperta ogni ipotesi su entità e settore dei dazi. Secondo la stampa americana, le misure potrebbero essere inizialmente limitate ad alcuni comparti, per poi essere estese gradualmente.
Da segnalare infine che il Vicepresidente americano JD Vance è atteso a Roma dal 18 al 20 aprile, durante le festività pasquali. La notizia è stata riportata ieri Bloomberg, citando una comunicazione dell’ambasciata statunitense al Ministero degli Esteri italiano. I piani non sono ancora definitivi e potrebbero cambiare. Gli Stati Uniti hanno richiesto un incontro con il Premier Giorgia Meloni.

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