La sentenza che ha colpito Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, ha chiaramente scosso l’Europa e ha acceso il dibattito anche in Italia. Facendo un passo indietro, da ricordare che lunedì l’ex candidata all’Eliseo è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Parigi a quattro anni di reclusione, di cui due con sorveglianza elettronica, una multa da 100.000 euro e, soprattutto, cinque anni di ineleggibilità. Una decisione che, se confermata nei gradi successivi di giudizio, le impedirà di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027. Una condanna dura, motivata dall’accusa di aver utilizzato fondi europei per retribuire in modo illecito degli assistenti parlamentari quando sedeva al Parlamento di Strasburgo. Ma a far discutere non è solo l’aspetto penale: al centro del dibattito c’è il peso politico della decisione e la sua immediata efficacia, che ha il potenziale di fermare per via giudiziaria la corsa all’Eliseo di una delle figure più forti della destra europea.
La prima reazione italiana è arrivata dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Non conosco il merito delle contestazioni mosse a Marine Le Pen, né le ragioni di una decisione così forte, ma penso che nessuno che abbia a cuore la democrazia possa gioire di una sentenza che colpisce il leader di un grande partito e toglie rappresentanza a milioni di cittadini”, le sue parole al Messaggero. Parole che confermano la vicinanza politica tra Fratelli d’Italia e il Rassemblement National, ma che soprattutto riflettono una preoccupazione più ampia per il rispetto dei principi democratici e del giusto processo, in un momento storico dove le scelte della magistratura possono condizionare gli equilibri politici in maniera irreversibile.
“Per me è innocente”
Anche il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha preso una posizione netta: “Io sono un garantista, lo sapete, e per me Marine Le Pen è innocente finché non ci sarà una condanna di terzo grado, passata in giudicato. Mi pare singolare la questione del braccialetto perché non è una che può scappare”. Sulla stessa linea il Vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia, che durante una trasmissione su La7 ha detto che “è una sentenza che a noi italiani suona strana per il fatto che Marine Le Pen è stata condannata al braccialetto elettronico per un reato che nel nostro Paese non è considerato di grave allarme sociale. È stata fermata per via giudiziaria la corsa di Marine Le Pen all’elezione presidenziale”.
Ancora più netto il giudizio di Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati: “È un segnale preoccupante per tutta l’Europa. È l’ennesima conferma che quando si utilizza una sentenza per eliminare un avversario politico non si fa il bene della democrazia, del popolo e della giustizia”. Lupi ha messo in guardia contro l’effetto domino di un uso strumentale della giustizia, che indebolirebbe la fiducia dei cittadini e aprirebbe varchi per interferenze esterne, come quelle della Russia, “nemica dei valori democratici occidentali”.
Critico anche il Senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, che ha trovato analogie con la legge Severino italiana: “L’ineleggibilità in Francia è discrezionale e potrebbe essere un errore. È del tutto evidente che potrebbe succedere quello che in Italia è accaduto spesso: condanna in primo grado e assoluzione in appello. Nel frattempo, è la democrazia a risultarne penalizzata”.
Le Pen presenta ricorso
Nel frattempo, Marine Le Pen ha presentato ricorso contro la sentenza, ma i tempi della giustizia francese potrebbero giocare un ruolo decisivo: secondo l’emittente Bfmtv, l’appello potrebbe arrivare solo nell’autunno 2026, a pochi mesi dalle presidenziali. Il suo partito, il Rassemblement National, ha annunciato una manifestazione popolare a Parigi, domenica prossima, per protestare contro la sentenza, che giudicano politicamente motivata. La manifestazione si terrà in Place Vauban, nei pressi dell’Assemblea Nazionale.
Dopo la sentenza, però, si è aperto un fronte inquietante: il giudice Bénédicte de Perthuis, che ha presieduto il processo, è stato messo sotto protezione a causa delle numerose minacce ricevute. È stata la stessa Le Pen a definire queste intimidazioni “scandalose e inaccettabili. Siamo tutti sottoposti a insulti e minacce. Purtroppo è diventato molto comune, ma non per questo dobbiamo accettarlo”.