A marzo 2025, secondo le stime preliminari dell’Istat, l’inflazione – cioè l’aumento generale dei prezzi – ha raggiunto il 2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. È un dato in crescita rispetto a febbraio, quando l’inflazione era all’1,6%. Su base mensile, ovvero rispetto a febbraio, i prezzi sono aumentati dello 0,4%. Questi numeri indicano che, nel giro di un anno, il costo della vita è salito, anche se in misura moderata.
Energia e alimentari trainano l’inflazione
A pesare di più su questo rialzo sono i costi dell’energia non regolamentata, cioè quella venduta sul mercato libero, che ha cambiato segno passando da una diminuzione dell’1,9% a un aumento dell’1,3%. In pratica, dopo mesi di prezzi in calo, l’energia acquistata fuori dai contratti stabiliti dallo Stato ha ripreso a rincarare. Accanto all’energia, anche i prezzi dei prodotti freschi, come frutta e verdura, e quelli dei tabacchi hanno subito un’accelerazione. I prodotti non lavorati, cioè non trasformati o confezionati, sono aumentati del 3,3%, mentre le sigarette e altri tabacchi sono cresciuti del 4,6%, anche a causa dell’aumento delle accise, cioè le tasse che si applicano su questi beni.
I servizi crescono meno, ma restano stabili
I servizi, come trasporti, telefonia o attività ricreative, hanno mantenuto una crescita stabile del 2,4% su base annua. Tuttavia, al loro interno si notano alcune variazioni. I servizi legati alle comunicazioni, come i piani telefonici, sono aumentati dello 0,8%, mentre quelli ricreativi e per la cura della persona, come centri estetici o palestre, hanno registrato un rialzo del 3,3%. Al contrario, i servizi di trasporto hanno rallentato la loro crescita, passando dal +1,9% di febbraio al +1,6% di marzo. In particolare, i biglietti aerei sono scesi del 6,6% rispetto all’anno precedente, mentre treni e traghetti hanno mostrato aumenti più contenuti.
Energia: rincari nel mercato libero, cali nel mercato tutelato
Guardando più nel dettaglio alla componente energetica, si nota una differenza tra il mercato libero e quello tutelato. Il primo ha visto forti aumenti nei prezzi del gas e dell’elettricità. Ad esempio, il gas di città sul mercato libero è passato da un calo del 2,2% a un aumento del 7,5%. Anche l’elettricità ha invertito la tendenza, passando da un -6% a un +3,2%. Al contrario, nel mercato tutelato – dove i prezzi sono stabiliti in parte dallo Stato – si osserva una frenata: il gas passa da +28,1% a +15,2%, mentre l’elettricità resta stabile su un aumento del 21,6%.
Carrello della spesa più caro per le famiglie
Un altro indicatore seguito con attenzione è quello dei beni di uso quotidiano, come cibo, prodotti per la casa e per l’igiene personale. Questo gruppo di spesa, spesso chiamato “carrello della spesa”, è aumentato del 2,1% rispetto a marzo 2024. Tra i prodotti freschi, spiccano i rincari delle verdure, cresciute del 4,3%, e della frutta, salita del 3,1%. Anche i prodotti lavorati, come quelli confezionati o trasformati, sono aumentati, seppure in misura più contenuta, passando da +1,9% a +2%.
Sigarette e tabacchi sempre più cari
I tabacchi, che già a febbraio avevano mostrato un forte aumento, hanno registrato ulteriori rincari. Le sigarette sono aumentate del 5,6% rispetto all’anno precedente, mentre i sigari e sigaretti del 2,1%. L’Istat segnala che su questi aumenti incide sia il rialzo delle tasse, sia l’adeguamento dei prezzi al dettaglio. Solo la categoria degli altri tabacchi, come il trinciato, è rimasta sostanzialmente stabile.
Beni durevoli e non durevoli: segnali misti
Tra i beni durevoli, come elettrodomestici o automobili, si attenua la tendenza al ribasso: i prezzi sono scesi, ma meno rispetto al passato, passando da -1,5% a -1,2%. I beni non durevoli, come prodotti per l’igiene o la pulizia, mostrano un rallentamento nella crescita dei prezzi: da +1,3% a +1,1%. I beni semidurevoli, come abbigliamento e calzature, restano stabili su un aumento dello 0,8%.
Inflazione acquisita e indice armonizzato
Un altro dato importante riguarda l’inflazione “acquisita”, che misura quanto l’inflazione registrata nei primi mesi dell’anno influenzerà il totale annuo, anche se nei mesi successivi i prezzi non aumentassero più. A marzo, l’inflazione acquisita per il 2025 è pari al +1,4%. Per la cosiddetta “componente di fondo”, che esclude i prezzi più volatili come energia e alimentari freschi, il valore è +0,9%.
Infine, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), che serve a confrontare i dati italiani con quelli degli altri Paesi europei e tiene conto dei saldi stagionali, segna un aumento dell’1,6% su base mensile e del 2,1% rispetto a marzo 2024.