martedì, 1 Aprile, 2025
Attualità

Censis: la televisione resta sull’Olimpo. Boom dei social, Instagram. La radio reginetta e seguitissima

Rapporto comunicazione. Tg e Facebook leader. Libri e quotidiani ancora giù

La televisione resta sull’Olimpo, tra gli “Old” media resiste la radio che appassiona ancora gli italiani. Tra le mani dei cittadini c’è poi l’utilizzo di internet che sale al 90,1% (+1,0% rispetto al 2023). Così come crescono quanti utilizzano gli smartphone (cresciuti dell’1,2%, hanno raggiunto l’89,3%).

Dati, riflessioni e prospettive sono contenute nel ventesimo Rapporto sulla Comunicazione del Censis, presentato nella Biblioteca del Senato

La Tv resta la più seguita

La rutilante crescita dei mezzi digitali, è ormai consolidata, tuttavia, le nuove tecnologie non scalzano le vecchie, la tv, è stata seguita nel 2024 dal 94,1% degli italiani. Non è poco in un panorama dove l’offerta di informazione e intrattenimento è stata in vertiginosa crescita. Per rimanere alla Tv, il Censis rivela che aumentano gli utenti di tutte le televisioni: nel 2024 la tv satellitare raggiunge il 47,7% (+2,6%), la web tv sale al 58,4% (+2,3%) e la mobile tv si consolida con il 35,0% dell’utenza (+1,4%). Tiene anche la radio. La radio dimostra di tenere, grazie alla sua capacità di ibridazione che si conferma anno dopo anno (i radioascoltatori sono il 79,1%). Stabili tutti i sistemi di ascolto, con la radio tradizionale che subisce un piccolo rialzo passando dal 45,6% di utenza al 46,8% (+1,3%). Stesso aumento dell’1,3% per la radiomobile che giunge al 25,4%, mentre l’autoradio resta la modalità più seguita dagli italiani (68,9%).

Boom dei social, Instagram

Dal Rapporto Censis sulla Comunicazione emerge, inoltre, che nel 2024 cresce in modo evidente l’uso dei social network, i quali nell’ultimo anno fanno un balzo in avanti, passando dall’82,0% all’85,3% (+3,3%). Tra i 14 e i 29 anni si consolida l’impiego delle piattaforme legate all’immagine. Il 78,1% dei giovani, infatti, dichiara di utilizzare Instagram, il 77,6% è utente di YouTube, il 64,2% sceglie TikTok (contro il 35,4% del totale). Molto presenti i giovani sulle piattaforme di messaggistica (quasi totalmente rappresentati su WhatsApp con l’87,4%, ma rilevanti anche su Telegram con il 42,9%) e sulle multipurpose come Amazon (60,1%).

Tg e Facebook leader

Secondo il rapporto, oggi le prime cinque fonti di informazione più utilizzate dagli italiani sono: i telegiornali (47,7%), Facebook (36,4%), i motori di ricerca su Internet (23,3%), le televisioni all news (18,9%) e i siti web di informazione (17,2%). Appena sotto questa classifica troviamo Instagram (16,7%), YouTube (15,5%) e TikTok (14,4%). Sebbene il 50,7% degli italiani reputi che tv, radio e quotidiani non siano più così imprescindibili, il restante 49,3% non li considera superflui. Solo il 37,6% si definisce un patito dell’informazione online e il 62,4% dichiara di non avere un rapporto esclusivo con l’informazione digitale. Al contrario, tra i giovani si registra un rifiuto nei confronti dei media tradizionali (70,3%). In ogni caso, l’informazione interessa: l’85% degli italiani (e l’80% dei giovani) ritengono che sia un diritto e un dovere di tutti tenersi informati. Inoltre, il 75,5% degli italiani è d’accordo nell’affermare che, nonostante i molti difetti, l’informazione sia imprescindibile.

Libri e quotidiani in giù

Nel 2024, secondo il rapporto, si arresta il trend in crescita: i lettori di libri cartacei, che erano il 45,8% nel 2023, scendono del 5,6% arrivando a quota 40,2%. Nonostante il rapporto ormai imprescindibile che hanno gli italiani con il mondo digitale e la tecnologia, non si sbloccano gli e-book, fermi al 13,4%. Incontrovertibile la crisi dei media a stampa, a cominciare dai quotidiani cartacei che, nel 2024, hanno toccato il picco minimo di lettori con il 21,7% (-45,3% dal 2007). Si registra anche una contrazione dei lettori dei settimanali (-2,2%) che arrivano a 18,2%, mentre i mensili restano stabili (16,9%). Stabilità per gli utenti dei quotidiani online: sono il 30,5%, mentre salgono del 2,9% quanti utilizzano i siti web d’informazione (passati dal 58,1% al 61,0%).

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