mercoledì, 2 Aprile, 2025
Image default
Tv

Fanservice e queerbaiting: il marketing avvelenato di tv e cinema

Si tratta di due strategie di cui gli autori si servono per fidelizzare il pubblico di una serie tv, di un libro o anche di un film. Da anni sono una pratica ormai scontata, ma siamo sicuri che raggiungano sempre il loro scopo?

Fanservice è una parola sconosciuta a molti, ma che nel panorama culturale spiega un fenomeno che coinvolge letteratura, serialità televisiva e cinema. In senso letterale significa “servizio ai fan” e lo si incontra quando nella produzione di un contenuto mediale viene inserita una scena o un particolare solo per soddisfare le richieste del pubblico. Nasce come pratica dei manga e degli anime giapponesi, ma si è poi espansa anche in Occidente. Tutti, almeno una volta nella vita, hanno sperato che in una serie, film o libro un determinato evento accadesse secondo i propri desideri. E quando questi desideri vengono esauditi, magari dopo quattro stagioni o due libri, ci si sente compresi, felici e soddisfatti. Questo è il fanservice.

A utilizzare molto questa pratica sono sicuramente gli autori e le emittenti delle serie TV, perché c’è una fidelizzazione di pubblico diversa rispetto a un film o a una saga letteraria: la serie si svolge nell’arco di anni, ogni settimana un nuovo episodio, ogni anno una nuova stagione e, quindi, l’approccio ai personaggi e alle loro storie è differente. Gli autori ricorrono al fanservice, perché hanno bisogno di tenere il pubblico ben ancorato a quella storia e quale mezzo migliore se non regalare qualcosa che lo possa rendere felice? Se poi questo qualcosa è anche utile al racconto ben venga.

E qui sta il vero problema del fanservice. Esiste un confine sottile tra utile e inutile ai fini della narrazione e molto spesso quando viene inserito qualcosa solo per far contenti i fan può succedere che non sia in linea con la storia, con i personaggi o con quello che il prodotto vuole trasmettere. Così facendo è molto semplice perdere credibilità. L’altro grande problema è che nel fandom non c’è sempre uniformità di gradimento e quando “si gioca” di fanservice alla fine dei conti solo una parte di pubblico potrebbe restare soddisfatta, creando in questo modo problemi e divisioni che non aiutano la produzione.

Le storie, che siano sotto forma di libri o serie tv, hanno un potere enorme sulla vita delle persone, i fandom che si creano sono comunità incredibilmente complesse, variegate e sensibili. Fidelizzare il pubblico attraverso pratiche come il fanservice, se in un primo momento aiuta, a lungo andare smetterà di essere efficace. Per quanto gli spettatori amino essere accontentati amano anche stupirsi attraverso visioni diverse dalla propria realtà e rappresentazioni della vita e delle vicende umane che, in un mondo utopico, non dovrebbero essere frutto di mere strategie di mercato.

Mutatis mutandi si può dire che il queerbaiting, sia una altra faccia della stessa medaglia. Ma cos’è il queerbaiting? Letteralmente il termine significa “adescare persone queer” e altro non è che una strategia di marketing per cui in un racconto, indipendentemente dal mezzo con cui viene trasmesso, vengono inseriti un personaggio che ha tendenze omosessuali o un’attrazione tra due personaggi dello stesso sesso, che però rimane latente.

Se il fanservice è “innocuo”, il queerbaiting non lo è, perché attira persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ che pensano di poter essere rappresentate in una serie o in un libro e solo alla fine percepiscono la strumentalizzazione per il successo di un prodotto. In “Sherlock” della BBC e “Supernatural” della The CW troviamo due esempi di queerbaiting. Per quanto riguarda “Sherlock” fin dalla prima puntata si trovano battute sulla presunta omosessualità di Sherlock e sulla relazione che ha con John Watson, ma la supposta omosessualità del noto investigatore non viene confermata o negata e la relazione tra i due rimane irrealizzata. E’ vero che nella serie inglese Sherlock Holmes è un personaggio complesso, le relazioni e la sessualità sono del tutto marginali per lui, ma ciò non dà diritto agli autori e produttori di giocare con temi comunque delicati e importanti.

“Supernatural”, serie fantasy/horror

“Supernatural”, serie fantasy/horror che ha avuto 15 stagioni dal 2005 al 2020, racconta la storia di Dean e Sam Winchester, due fratelli che vanno a caccia di mostri, demoni, fantasmi e creature magiche di tutti i tipi. Dalla quarta stagione arriva Castiel, che diventerà protagonista insieme a Dean e Sam. Fino all’ultimo momento possibile gli autori hanno giocato sulla relazione tra Dean e Castiel, mostrando quanto fosse profonda e intensa. Solo alla fine Castiel si dichiara, ma subito dopo muore. Gli autori, quindi, per dodici anni hanno lasciato intendere qualcosa, che però non hanno avuto il coraggio di concludere nell’unico modo sensato e hanno preferito risolvere la cosa uccidendo uno dei due personaggi.

La verità è che negli anni il queerbaiting continua a rimanere una pratica che strizza l’occhio alla comunità LGBTQ+ ampiamente diffusa, ma che al contempo cerca di non indisporre la parte più conservatrice di pubblico.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Matthias Martelli rilancia Mistero Buffo e conquista il pubblico internazionale

Rosalba Panzieri

“Save Whale”. Il nuovo murale-denuncia di Moby Dick, il Banksy degli animali

Rosalba Panzieri

“L’enigma del Desiderio”, un giallo esistenziale

Cristina Calzecchi Onesti

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.