Nella scena finale del film “Tutti dentro” (1984), l’indimenticabile Alberto Sordi, nei panni del magistrato Annibale Salvemini, magistrato anticorruzione finito lui stesso nelle maglie della giustizia da innocente, si concede ai giornalisti con una riflessione che riassume tutta la disillusione del personaggio e, chissà, anche dell’attore capitolino: “Mi chiedo – afferma, mentre sale i gradini del “Palazzaccio” – se è ancora utile investire tante energie per l’applicazione della legge o se, invece, rinunciando a vacue speranze e ad aspettative mai ripagate non ci convenisse accettare l’ingiustizia come regola e non come eccezione; questo nella speranza che almeno l’ingiustizia sia uguale per tutti”.
Per fortuna non tutti hanno questa visione pessimistica e confidano di poter tutela i proprio diritti davanti alla giustizia. Ciò anche sulla scorta della previsione dell’articolo 24 della Costituzione che, nel riconoscere l’inviolabilità del diritto di difesa, garantisce “ai non abbienti, con appositi istituti, i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”.
Come è noto lo strumento attraverso il quale viene assicurato il predetto diritto è il “gratuito patrocinio a spese dello Stato”.
Gli avvocati che prestano la loro attività professionale in favore dei clienti ammessi al gratuito patrocinio assolvono un compito di elevato valore sociale;
In Italia il patrocinio a spese dello Stato è disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002.
Fin qui, dunque, la regola. Che, però, deve fare i conti con una realtà molto diversa. Numerose associazioni forensi hanno da tempo evidenziato la sussistenza di gravi disfunzioni nella procedura di liquidazione di tali compensi.
In particolare, si rilevano ritardi nelle liquidazioni delle parcelle. Di frequente dalla emissione della fattura sino all’effettivo pagamento da parte dello Stato trascorrono anche anni.
Il ritardo dei pagamenti è determinato da varie cause, come disservizi organizzativi, carenza di personale amministrativo, procedure complesse e non digitalizzate, esaurimento dei fondi necessari per i pagamenti.
Lo scorso 17 aprile, con una comunicazione al Consiglio nazionale forense e ai Consigli dell’Ordine degli avvocati, la Corte di appello di Roma ha affermato di trovarsi nella impossibilità di soddisfare le richieste dei pagamenti “poiché i fondi a disposizione risultano esauriti”.
La medesima Corte di appello afferma di aver ampiamente rappresentato la grave situazione al Ministero della giustizia, non avendo tuttavia ricevuto riscontro “in merito alle tempistiche di accreditamento dei fondi”.
Come si evince dal Rendiconto del Ministero della giustizia del 20 gennaio 2020 “nell’anno 2019 lo stanziamento iniziale di bilancio del cap. 1360, p.g. 1, “spese di giustizia” è pari ad euro 516.626.730, a fronte di una spesa che, su base previsionale, può essere quantificata in misura superiore a 628 milioni di euro. Anche dalla gestione dell’anno 2019, dunque, è derivata una consistente esposizione debitoria. Le maggiori esigenze sono principalmente correlate all’aumento della spesa per difensori d’ufficio di soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato, passata da circa 271 milioni di euro dell’anno 2016 ai circa 323 milioni circa dell’anno 2017 e fino ai circa 366 milioni di euro dell’anno 2018 (comprensivi di IVA e cassa forense – dati consuntivi di spesa)”.
Per effetto di tale situazione, lo stanziamento effettuato su base previsionale risulta quindi insufficiente rispetto alle effettive esigenze e tale situazione potrebbe aggravarsi per il probabile aumento di richieste di accesso al gratuito patrocinio per effetto della crisi economica conseguente all’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Il deputato Devis Dori (M5S) ha presentato una interrogazione al ministro della Giustizia per sapere quali misure “intenda intraprendere, nell’ambito delle proprie competenze, per individuare misure efficaci per consentire agli uffici delle Corti di appello di disporre degli adeguati stanziamenti per il pagamento degli onorari degli avvocati per l’attività svolta in regime di gratuito patrocinio”.