Ieri, in occasione del 208° anniversario della fondazione del Corpo della Polizia Penitenziaria, le più alte cariche dello Stato hanno voluto esprimere il proprio apprezzamento per l’impegno quotidiano degli agenti penitenziari, spesso operanti in condizioni estremamente difficili. In testa Sergio Mattarella, che ha affidato al suo messaggio ufficiale una riflessione articolata, densa di significato e attenzione per il contesto critico in cui si trova oggi il sistema penitenziario italiano. “In occasione del 208° anniversario della costituzione del Corpo, sono lieto di esprimere gratitudine e apprezzamento alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria per il costante e generoso impegno al servizio dello Stato” – ha esordito il Capo dello Stato, tracciando fin da subito il solco di una riconoscenza istituzionale non solo formale, ma profondamente consapevole delle difficoltà affrontate dal Corpo.
Il Presidente della Repubblica ha poi messo in luce con lucidità le sfide quotidiane: “La Polizia penitenziaria è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza, sempre più frequenti a causa del grave fenomeno di sovraffollamento in atto”. Ma è proprio in queste criticità che si misura, secondo Mattarella, il valore del lavoro svolto dagli agenti: “L’elevata professionalità e lo spirito di servizio degli appartenenti al Corpo arrecano un determinante contributo all’attuazione del principio costituzionale della funzione rieducativa della pena, per il possibile reinserimento nella vita sociale dei detenuti”.
Un passaggio particolarmente toccante è dedicato alla memoria: “In questa giornata, rinnovo a nome della Repubblica sentite espressioni di riconoscenza e di sostegno al personale della Polizia penitenziaria e, al contempo, rivolgo un commosso pensiero a quanti hanno perso la vita o sono rimasti feriti nell’adempimento del loro dovere”.
Coraggio e dedizione
Non è mancato il pensiero del governo, con il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha coì postato su X: “Desidero inviare i miei migliori auguri alle donne e agli uomini in divisa che ogni giorno operano con senso di responsabilità e profonda dedizione, alle volte in complicate situazioni. A nome del Governo, il più sincero ringraziamento per il vostro prezioso lavoro”. Dello stesso tono il messaggio del Vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che ha sottolineato “la dedizione, il sacrificio e l’impegno di un Corpo che è colonna portante della sicurezza nel nostro Paese e che va sempre tutelato e difeso. Siamo e saremo sempre dalla vostra parte”.
Anche i Presidenti delle due Camere si sono uniti alle celebrazioni. Lorenzo Fontana, Presidente della Camera, ha definito la Polizia Penitenziaria “un pilastro essenziale dell’amministrazione della giustizia e della funzione rieducativa della pena”, elogiandone la dedizione “anche in condizioni difficili”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha parlato di un lavoro svolto “con professionalità, dedizione e alto senso del dovere”, ribadendo il rispetto dei principi costituzionali “nell’esecuzione della pena e nella tutela della legalità”.
Invertita la rotta

Il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo alla cerimonia ufficiale, ha posto l’accento su interventi concreti per migliorare la situazione del Corpo: “Oneroso è stato l’investimento sul personale dopo un improvvido ridimensionamento”. Con il decreto carceri del 2024, ha ricordato Nordio, sono state previste 2mila nuove assunzioni straordinarie, oltre al rafforzamento del personale specializzato, come funzionari giuridici pedagogici e mediatori culturali. “Sono state adottate nuove misure organizzative – ha spiegato – e finalmente si è investito sulle dotazioni strumentali, equipaggiamenti e mezzi. Voi rappresentate una cerniera unica nelle istituzioni democratiche: vincolate la deviazione del crimine alla riaffermazione della legalità”.
Nel suo messaggio, il presidente del Cnel Renato Brunetta ha evidenziato come la Polizia Penitenziaria, pur tra molteplici criticità, contribuisca in modo determinante al mantenimento dell’ordine nelle carceri secondo il principio costituzionale della rieducazione dei detenuti. “Il vostro operato è motivo di orgoglio per l’intera Nazione”, ha affermato.
Agenti sotto pressione
Uno dei messaggi realistici è arrivato dalla Vicepresidente del Senato Licia Ronzulli (Forza Italia), che ha unito gratitudine e denuncia: “Il sovraffollamento, la carenza di personale e le tensioni quotidiane rendono il compito della Polizia Penitenziaria sempre più gravoso”. Ha ricordato anche il recente episodio di violenza al carcere Beccaria di Milano, invocando azioni concrete: “Gli agenti devono poter lavorare in sicurezza e con strumenti adeguati. Servono risorse, formazione continua e una riforma del sistema penitenziario”.
Mattarella e l’Aie

Da segnalare che ieri mattina Mattarella ha incontrato al Quirinale una delegazione dell’Associazione Italiana Editori (AIE). “Chi non legge vive una sola vita, chi legge ne vive mille” ha esordito il Presidente, partendo da una suggestiva citazione di Umberto Ecoper tracciare una vera e propria mappa culturale e civile dell’importanza del libro nella società italiana. “È un grande piacere incontrarvi – ha detto il Capo dello Stato – anche per respirare un po’ di ossigeno culturale”. Un respiro che, secondo il Presidente, si alimenta grazie alla “varietà delle vocazioni e dei campi di impegno delle varie case editrici”, presidi fondamentali di libertà, cultura e promozione dei diritti. Mattarella ha valorizzato i numeri illustrati dal Presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi, che ha accompagnato la delegazione: oltre 5.000 editori attivi in Italia, più di 70.000 nuove pubblicazioni l’anno e 160 milioni di libri acquistati. Dati che confermano, ha sottolineato il Presidente, quanto l’editoria sia un “motore economico e culturale” e al tempo stesso “un elemento indispensabile per la nostra democrazia”.
Pur riconoscendo i progressi, Mattarella non ha ignorato le criticità: grandi differenze territoriali nella diffusione della lettura, difficoltà di accesso per molte famiglie, il pericolo di un’attenuazione dell’approfondimento culturale tra i giovani. “C’è un rischio di depressione culturale, di impoverimento del linguaggio”, ha ammonito, facendo riferimento anche all’abitudine – sempre più diffusa – di “liofilizzare le parole” nei messaggi digitali.
Il pericolo di sterilizzare il pensiero
Mattarella ha rivolto un monito preciso, in particolare ai più giovani: “Questa tendenza a contrarre le parole, a ridurle a simboli, impedisce al pensiero di esprimersi appieno, privandolo della sua ricchezza e profondità”. Da qui la centralità del libro come “strumento che stimola, sviluppa e custodisce la capacità espressiva e critica”. Non è un semplice appello nostalgico, ma una chiamata all’impegno anche per il futuro. “Il pensiero – ha detto il Presidente – è ciò che ci permetterà di governare l’intelligenza artificiale, non di subirla. Senza una mente capace di esprimersi, rischiamo che il rapporto tra uomo e tecnologia si ribalti”.
Un passaggio cruciale del discorso ha riguardato la dimensione etico-politica del libro. “L’editoria è un presidio di libertà”, ha spiegato, sottolineando la necessità di tutelare il diritto d’autore e garantire il sostegno istituzionale alla diffusione del libro, in particolare in ambito scolastico.
Ha poi elogiato l’iniziativa ‘#ioleggoperché’, che ha portato in nove anni 700.000 libri nelle biblioteche scolastiche: “Un contributo prezioso alla qualità dell’istruzione e all’esortazione alla lettura”, ha osservato il Capo dello Stato.
Innovazione
L’apertura alle nuove tecnologie, incluso l’uso dell’intelligenza artificiale, è stata riconosciuta come inevitabile e anche positiva, ma solo se accompagnata da una solida cultura del libro. L’editoria, ha osservato Mattarella, “deve continuare a innovare, ma senza perdere di vista la sua funzione originaria: stimolare il pensiero, custodire la memoria, formare coscienze”. Il Presidente ha richiamato anche la responsabilità delle istituzioni: “La lettura e l’editoria non sono un lusso, ma una necessità civile. Il loro sostegno deve essere tra le priorità della vita pubblica, perché riguarda il futuro dell’Italia”. Un futuro che passa non solo dall’economia e dalla tecnologia, ma dalla capacità di continuare a pensare, a raccontare, a tramandare. “Per questo – ha concluso Mattarella – vi ringrazio per quello che fate ogni giorno per la cultura del nostro Paese. È un contributo prezioso, che dobbiamo valorizzare e difendere”.