Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato l’intenzione di introdurre tariffe del 25% su auto, semiconduttori e farmaci, con un possibile annuncio previsto per il 2 aprile. Questi provvedimenti potrebbero intensificare la guerra commerciale già in corso, che ha visto l’applicazione di dazi su acciaio e alluminio. Il presidente ha sottolineato di voler concedere alle aziende il tempo necessario per adattarsi, con l’obiettivo di incentivare la produzione interna negli USA. Le nuove tariffe potrebbero avere un impatto significativo sul settore automobilistico, colpendo in particolare le case europee e asiatiche. Resta incerto se Paesi come Canada e Messico, legati da accordi commerciali, saranno esentati. L’annuncio ha già provocato reazioni negative sui mercati, con cali rilevanti per i titoli del settore automobilistico e per l’indice S&P 500. Secondo gli analisti, l’espansione dei dazi di Trump non si limiterà alla Cina, ma avrà ripercussioni anche su altre nazioni, penalizzando economie asiatiche come Corea del Sud, Malesia e Singapore, fortemente dipendenti dalle esportazioni verso gli Stati Uniti. Il Giappone, principale esportatore di automobili, ha espresso preoccupazione, mentre studi indicano che le tariffe potrebbero ridurre significativamente i profitti di aziende come Toyota e Honda. Questi provvedimenti rischiano di aumentare i costi per i consumatori americani e di danneggiare le catene di approvvigionamento globali. L’Unione Europea, insieme ad altri partner commerciali, ha promesso ritorsioni e sta cercando di avviare negoziati con Washington per evitare l’applicazione dei dazi. Trump, tuttavia, difende la necessità di riequilibrare i rapporti commerciali, accusando altri Paesi di sfruttare economicamente gli Stati Uniti. Gli economisti avvertono che queste misure potrebbero avere effetti controproducenti, incrementando i prezzi per i consumatori e alimentando l’inflazione, senza garantire gli obiettivi sperati.