Dalle stanze del Policlinico Gemelli, dove era ricoverato fino a poche ore prima delle sue dimissioni, il Papa ha voluto inviare un messaggio carico di significato ai partecipanti all’Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Le sue parole, vergate con la consueta forza spirituale e umanità, delineano una visione profonda del compito della Chiesa nella lotta contro gli abusi e nella protezione dei più vulnerabili. “Vi mando di cuore il mio saluto e alcune indicazioni per il vostro prezioso servizio”, ha scritto il Pontefice. “Infatti, è come ossigeno per le Chiese locali e le comunità religiose, perché dove c’è un bambino o una persona vulnerabile al sicuro, lì si serve e si onora Cristo”.
Francesco non si limita a un semplice incoraggiamento, ma offre una vera e propria mappa spirituale ed etica per chi lavora nella tutela dei minori. Sottolinea che la prevenzione non può essere “una coperta da stendere sulle emergenze”, ma deve essere parte integrante delle fondamenta della vita ecclesiale: “Una delle fondamenta su cui edificare comunità fedeli al Vangelo”.
Gli impegni
Nel suo messaggio, il Papa elogia la Commissione per aver costruito, in dieci anni, una vera e propria rete di sicurezza nella Chiesa, fatta non solo di protocolli, ma di una cultura della protezione. “Il vostro lavoro – scrive – non si riduce a protocolli da applicare, ma promuove presidi di protezione: una formazione che educa, dei controlli che prevengono, un ascolto che restituisce dignità”. Questa visione si traduce in un forte appello all’azione: non fermarsi, ma “continuare a essere sentinelle che vegliano mentre il mondo dorme”. Il Santo Padre chiede alla Commissione tre impegni fondamentali per il futuro: crescere nel lavoro comune con i Dicasteri della Curia romana, per rafforzare la sinergia e l’efficacia delle azioni di prevenzione; offrire cura alle vittime, secondo lo stile del Buon Samaritano: ascoltare con l’“orecchio del cuore”, accogliendo ogni testimonianza non come un documento da archiviare, ma come una ferita da curare; costruire alleanze con realtà extra-ecclesiali, affinché la tutela dei minori diventi “linguaggio universale” e responsabilità condivisa.
Un messaggio forte, profetico, che rinnova l’impegno della Chiesa nella protezione dei più deboli e richiama ogni credente alla responsabilità concreta, non solo spirituale. “Lo Spirito Santo, maestro della memoria viva – conclude Francesco – ci preservi dalla tentazione di archiviare il dolore invece di sanarlo”.