martedì, 25 Marzo, 2025
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Mattarella: “I dazi sono inaccettabili, l’Ue ha la forza per contrastarli”

Il Capo dello Stato: “I mercati aperti sono una regola di civiltà”. La visita alle Fosse Ardeatine per commemorare l’81esimo anniversario dell’eccidio nazista

È stato, in pratica, un nuovo e duro attacco nei confronti della nuova politica americana di Donald Trump quello messo in atto ieri da Sergio Mattarella che è tornato a parlare di Europa, commercio e democrazia. E lo ha fatto alla sua maniera, con parole chiare e senza equivoci. Andando dritto al punto. L’occasione è stata l’inaugurazione del villaggio ‘Agricoltura È’, evento organizzato nella capitale nell’anniversario dei Trattati di Roma, e ha scelto parole nette contro il ritorno delle politiche protezionistiche e il rischio di nuove guerre commerciali: “I dazi sono inaccettabili. I mercati aperti sono una regola di civiltà”. Un intervento, il suo, che arriva in un momento di grande tensione internazionale sul fronte economico e commerciale, con nuovi scenari di chiusura che minacciano di compromettere la tenuta del sistema globale degli scambi. E il Presidente della Repubblica, da garante della Costituzione e profondo europeista, ha rilanciato il ruolo dell’Unione europea come baluardo di equilibrio e come protagonista nel difendere un ordine economico giusto e aperto.

Nel suo discorso, il Capo dello Stato non si è limitato a una condanna dei dazi: ne analizza le conseguenze, ne denuncia le storture, ne evidenzia i pericoli sistemici. “Un sistema di dazi e chiusure creerebbe conseguenze negative anche per gli apparati interni – ha detto –. Quando si parla di guerre commerciali spesso si mette l’accento sull’aggettivo ‘commerciale’, ma si dovrebbe metterlo sulla parola ‘guerre’. I dazi alterano i mercati, penalizzano i prodotti di qualità, creano ostacoli alla libertà del commercio”.

Italia in prima linea

Ma, ha precisato subito dopo, senza cedere all’allarmismo: “Senza alimentare un eccesso di preoccupazione, perché l’Unione europea ha la dimensione, la consistenza e la forza per intervenire in maniera autorevole, con calma ma con determinazione. Speriamo che il buon senso prevalga”. Una posizione chiara, che rilancia anche la responsabilità politica e diplomatica dell’Europa nell’attuale scenario geopolitico. Il messaggio è rivolto a tutti gli attori coinvolti nei più recenti irrigidimenti commerciali: l’Unione deve parlare, ma farlo con autorevolezza, all’altezza della sua storia e dei suoi interessi comuni.

Accanto alla riflessione geopolitica, Mattarella ha voluto celebrare il ruolo dell’agricoltura nell’Unione europea e, in particolare, dell’Italia, che è leader per numero di prodotti a denominazione tutelata. “L’agricoltura è nevralgica per l’Europa, e quella italiana ne è protagonista – ha sottolineato –. Siamo il primo Paese dell’Unione per numero di prodotti Dop, Igp e Stg. Centinaia di eccellenze testimoniano la qualità del nostro sistema agroalimentare, che è un modello riconosciuto nel mondo”. Un successo frutto anche della Politica agricola comune, che Mattarella ha definito “una delle più grandi conquiste dell’Unione” e che ha permesso a interi territori di svilupparsi, innovarsi e accedere a nuovi mercati. “Il bilancio per l’Italia è altamente positivo – ha detto –. Le nostre filiere agroalimentari sono diventate produttrici di eccellenze mondiali”. Un chiaro invito, dunque, a proteggere il settore agricolo non attraverso barriere, ma tramite investimenti, regolazione comune e difesa delle indicazioni geografiche, che rappresentano non solo un marchio commerciale, ma un valore culturale.

L’eredità dell’integrazione europea

Nel giorno simbolico dell’anniversario dei Trattati di Roma, il Capo dello Stato ha voluto anche tracciare un bilancio storico e ideale del percorso di integrazione europea. “Nel 1945 l’Europa usciva da una guerra devastante – ha ricordato –. Alcuni statisti lungimiranti ebbero il coraggio di pensare che fosse il momento di mettere in comune il futuro dei popoli europei. Fu una rivoluzione di pensiero”. Mattarella ha ricordato anche i vantaggi concreti dell’Unione, a partire dalla moneta unica: “Senza l’euro, i risparmi dei cittadini sarebbero stati travolti dalle crisi finanziarie dell’inizio del millennio. L’Europa ha resistito grazie alla moneta comune, che è stata un riparo”.

E ancora, ha sottolineato il valore simbolico e strategico del “modello europeo”, che continua a essere un punto di riferimento anche per altri continenti. “Il Mercosur in Sudamerica, l’Asean in Asia, alcune iniziative in Africa: tutti si ispirano, in modi diversi, all’esperienza dell’Unione. Questo è il segno del suo straordinario successo”.

Europa da riformare

Pur riconoscendo le mancanze e le lentezze dell’Unione, Mattarella non ha mai messo in discussione il suo ruolo fondamentale: “L’Europa non è perfetta – ha ammesso –. Contiene errori, contraddizioni, lacune da colmare. Ha bisogno di processi decisionali più veloci. I problemi di oggi sono globali e richiedono risposte tempestive”. Dai cambiamenti climatici alle migrazioni, dalla salute pubblica all’economia, i grandi temi del nostro tempo sono tutti transnazionali. E l’Europa, ha detto il Capo dello Stato, deve essere all’altezza di questa sfida. “Deve aggiornarsi, correggere quello che non funziona, migliorare. Ma deve restare unita”.

Tra i passaggi più inaspettati, ma profondamente coerenti con il tono dell’intervento, il Presidente ha voluto riflettere anche sul linguaggio pubblico. Ha criticato l’uso eccessivo di acronimi e comunicazioni contratte, soprattutto nel web e nei documenti ufficiali: “È un linguaggio da iniziati, che esclude. Il pensiero si esprime con la parola e se le parole si contraggono, il pensiero si indebolisce. Esprimersi in modo compiuto è essenziale per la democrazia”.

Memoria e civiltà

La giornata di Mattarella era iniziata di mattina alle Fosse Ardeatine, per commemorare l’81esimo anniversario dell’eccidio nazista. Un gesto sobrio, ma carico di significato, accompagnato da un appello silenzioso alla memoria e alla responsabilità. Su questo tema il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rilasciato una nota in cui ha definito quella del 24 marzo “una delle ferite più laceranti della nostra storia” e ha sottolineato l’impegno delle istituzioni a difendere “i valori di libertà e democrazia su cui si fonda la nostra Repubblica”.

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