Per parlar di magia senza cadere in mille inciampi occorrono dita sottili e radicata anima, occorre riconoscere le leggi di natura in cui tutti siamo immersi. Lo sapeva bene Handel, che si cimentò nella scrittura dell’Alcina, dramma per musica della maturità, capace di condurre in un mondo in cui la magia governa le vite. In tutta la sua magnificenza barocca, ha debuttato per la prima volta al Teatro Costanzi dell’Opera di Roma il 18 marzo e sarà in replica fino al 26 marzo.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma Rinaldo Alessandrini, che aveva diretto il Giulio Cesare nel 2023, mentre il Coro è diretto da Ciro Visco. La regia è affidata al pluripremiato regista libanese Pierre Audi, che ha reso possibile la collaborazione con la De Nationale Opera di Amsterdam, di cui Audi è stato direttore artistico. Figura già conosciuta dal pubblico dell’Opera di Roma, che lo aveva molto apprezzato per la regia di Tristan und Isolde in apertura di stagione 2016/17, il regista firma un allestimento sapiente, perfettamente capace di restituire la dimensione magica nella sua interezza e seducendo lo spettatore fin dalla prima scena.
I protagonisti assoluti sono il soprano Mariangela Sicilia, vincitrice del Premio Abbiati 2025 come ‘miglior cantante del 2024’, e il controtenore Carlo Vistoli, vincitore del Premio Abbiati 2024 per il Giulio Cesare romano, che tornano insieme sul palco del teatro Costanzi, nel ruolo di Alcina e Ruggiero, dopo aver già interpretato insieme l’Orfeo ed Euridice di Gluck del 2019. Ruggiero, nelle repliche del 21 e 26 marzo, è interpretato da Tamar Ugrekhelidze. Completano il cast Caterina Piva, nel ruolo en travesti di Bradamante/Ricciardo, Anthony Gregory in quello di Oronte, Mary Bevan che interpreta Morgana, sorella di Alcina, e infine Silvia Frigato (Oberto) e Francesco Salvadori (Melisso).
La storia
È la storia di una maga che attira gli uomini sulla sua isola incantata per trasformarli in creature silvestri, rocce, corsi d’acqua, alberi e animali. L’ultima vittima del suo incantesimo è il paladino Ruggiero, che viene cercato disperatamente dalla sua promessa sposa Bradamante, la quale, per liberare il suo amato, si travestirà da uomo, assumendo il nome di Ricciardo e suscitando l’amore in Morgana, sorella di Alcina. Confuso dall’incantesimo e avvinto ad Alcina, Ruggiero non riconoscerà la sua amata. Il comandante Oronte, innamorato di Morgana e geloso delle attenzioni che questa riserva a Ricciardo, cercando la complicità di Ruggiero, persuade Alcina a trasformare Ricciardo in bestia. Tra incantesimi e vicissitudini, Ruggiero riconosce Bradamante e insieme decidono di sconfiggere Alcina. Rompendo un’urna in cui sono contenuti tutti i poteri di Alcina, la maga svanisce insieme a sua sorella Morgana, il castello incantato si dissolve nell’aria e tutti i prigionieri riacquistano le sembianze umane. I vincitori festeggiano la sconfitta di Alcina.
Alcina, figura contemporanea
Il valore di contemporaneità della protagonista del dramma è ben spiegato dal regista, che dà vita allo spettacolo nel 2000, in un vero teatrino del ‘700 vicino Stoccolma, dove stava lavorando. “Alcina non è solo crudele – dice il regista Pierre Audi-, è un personaggio patetico perché non riesce mai ad uscire dalla sua posizione. Per restare nel nostro mondo, ricorda le persone prigioniere delle chat di incontri su Internet: in realtà non cercano 50 amanti, cercano una persona che le ascolti. Alcina non è una sex addicted: semplicemente e una donna che ha un disperato bisogno d’amore. E alla fine la grande ingannatrice rimane ingannata”.
Un debutto che ha incantato il pubblico
Nella replica deI 21 marzo a Roma, alla quale abbiamo partecipato, il pubblico ha manifestato con particolare calore l’ammirazione sia per l’impianto scenico giocato su quinte che ricalcano le scene dipinte tipiche del ‘700, sia per le arie di Mariangela Sicilia, che con la partitura di Alcina ha potuto sfoggiare il suo virtuosismo canoro, in un ruolo lungo e nello stesso tempo esplorativo di diversi affetti. Occorre ricordare, infatti, che in quest’opera sono le arie col da capo, tipiche dell’opera barocca, che richiedono intensità, colore e agilità vocale. Nell’aria col da capo, infatti, esistono tre strofe musicali, la prima dominante, la seconda che è una variazione nelle tonalità della dominante e la terza che è il “da capo”, ossia la ripetizione della prima strofa, ma con improvvisazioni e abbellimenti.
Grande prova d’attore e canora anche quella di Carlo Vistoli, artista di ottima presenza scenica. Tutto il cast comunque mette a punto un’eccellente interpretazione. La direzione d’orchestra del Maestro Rinaldo Alessandrini è riuscita a creare il perfetto equilibrio tra i diversi momenti scenici, sostenendo con grande versatilità il viaggio dei personaggi e, dunque, lo scorrere della storia. Sempre impeccabile il Coro e la direzione di Ciro Visco.
Handel, difensore dell’opera lirica italiana
Handel ha realizzato 44 drammi per musica di cui Alcina è il trentasettesimo e prende le mosse da un libretto scritto da Antonio Fanzaglia: l’isola di Alcina. Quel che è curioso è che il librettista di Alcina resta tutt’oggi anonimo. Quel che è certo invece è che la difesa dell’opera italiana in Inghilterra si deve proprio al compositore tedesco. “Handel ha assorbito tutti i dettami dell’opera italiana – spiega il Maestro Rinaldo Alessandrini -, che ha poi voluto e, soprattutto, saputo difendere per moltissimi anni in Inghilterra prendendosi la responsabilità di affrontarne tutti gli aspetti formali e produttivi a cominciare dalla scelta e valutazione dei cantanti, sapendo imbastire con molti di essi una collaborazione musicale fruttuosa. Handel è stato in grado di tenere in vita così a lungo il genere. Credo che un approfondimento del repertorio, specie in Italia, possa riservare ancora delle sorprese, anche soltanto considerando il dato numerico dei titoli operistici handeliani”.