La diplomazia internazionale torna al lavoro per fermare la guerra in Ucraina, con un obiettivo ambizioso: raggiungere una tregua tra Russia e Ucraina entro Pasqua, il 20 aprile. Tuttavia, mentre i negoziati prendono forma in Arabia Saudita, Mosca mostra scetticismo e i combattimenti sul campo non si fermano.
Ieri una delegazione americana ha incontrato i rappresentanti ucraini a Riad, in Arabia Saudita, per discutere possibili soluzioni al conflitto. Oggi, invece, è previsto un faccia a faccia tra gli Stati Uniti e la Russia. Secondo Bloomberg, l’amministrazione Trump punta a una tregua entro Pasqua, ma è consapevole che il processo negoziale potrebbe richiedere più tempo. Il Cremlino, per ora, smorza gli entusiasmi: il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che i colloqui con gli Stati Uniti saranno “difficili” e che Mosca si concentrerà soprattutto sulla ripresa di un accordo per garantire la navigazione sicura delle navi commerciali nel Mar Nero. Nel frattempo il presidente americano Donald Trump ha rilasciato un’intervista in cui ha dichiarato di essere l’unico leader in grado di fermare Vladimir Putin. “Lo conosco molto bene e ho sempre avuto conversazioni ragionevoli con lui”, ha affermato Trump, aggiungendo che l’attuale conflitto potrebbe degenerare in una “Terza guerra mondiale”.
Scontro tra Europa e Russia
Dmitry Peskov ha criticato i leader europei per il loro atteggiamento “aggressivo” nei confronti della Russia, sostenendo che parlano di pace ma allo stesso tempo aumentano le spese militari. In particolare, il Cremlino ha condannato le recenti dichiarazioni di Emmanuel Macron sulla deterrenza nucleare, definendole “pericolose”. Anche gli Stati Uniti restano cauti. Steve Witkoff, inviato speciale della Casa Bianca per il Medio Oriente e attivo anche nei negoziati sull’Ucraina, ha dichiarato che Putin non ha l’intenzione di “conquistare tutta l’Europa”, prendendo le distanze dalle analogie con la Seconda guerra mondiale.
Raid russi su Kiev e Donetsk
Mentre la diplomazia lavora, la guerra non si ferma. Nella notte, Kiev è stata colpita da un attacco massiccio di droni kamikaze russi. Secondo l’Aeronautica militare ucraina, 122 droni Shahed sono stati lanciati contro diverse città del Paese, un numero record dall’inizio del conflitto. Le difese aeree ucraine sono riuscite ad abbatterne 97, ma alcuni hanno colpito edifici residenziali, causando vittime e feriti. Nel distretto di Dnipro, i detriti di un drone hanno colpito un edificio abitato, provocando un incendio. Tra le vittime confermate ci sono un padre e la sua bambina di cinque anni, mentre un altro bambino di soli 11 mesi è rimasto ferito. Anche la città di Pokrovsk, nella regione di Donetsk, è stata bombardata, con due civili uccisi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto un rafforzamento delle sanzioni contro la Russia e un aumento dell’assistenza militare, sottolineando che “ogni schema che consenta a Mosca di eludere le restrizioni deve essere eliminato”.
La Cina e i negoziati di pace
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che l’apertura della Cina a partecipare alle missioni di peacekeeping per garantire la stabilità in Ucraina è “un’opzione da tenere in grande considerazione”. Secondo Tajani, una zona cuscinetto sotto il controllo delle Nazioni Unite, con la partecipazione di Pechino, potrebbe rappresentare una soluzione per mettere fine al conflitto.