Si è spento a 97 anni, nella sua città natale di Bergamo, Filippo Maria Pandolfi, figura di spicco della Prima Repubblica, più volte Ministro e Commissario europeo. Nato il 1º novembre 1927, Pandolfi proveniva da una famiglia borghese: il padre, ingegnere civile, era già attivo nel Partito popolare italiano. La sua formazione affonda le radici nella cultura cattolica e umanistica: dopo la partecipazione alla Resistenza giovanile, si laureò in filosofia all’Università Cattolica di Milano e si dedicò all’insegnamento, prima di approdare al mondo dell’editoria scolastica.
Fu Giuseppe Dossetti a introdurlo nella segreteria politica della Democrazia cristiana, partito in cui militerà per tutta la sua carriera. Deputato per vent’anni, sempre eletto nel collegio di Brescia-Bergamo, fu uno dei leader della corrente dorotea, e dal 1974 al 1988 ricoprì quasi ininterrottamente incarichi di governo, segnalandosi come uno dei ministri più longevi e versatili della Prima Repubblica.
Tanti dossier
Finanze, Tesoro, Industria, Agricoltura: i dossier che Pandolfi affrontò nei diversi governi raccontano di una figura pragmatica e tecnicamente preparata. Al Ministero del Tesoro contribuì alla nascita dello Sme, il Sistema monetario europeo, e introdusse strumenti ancora oggi in uso come il versamento d’acconto delle imposte. Non mancarono le sfide: fu chiamato a gestire la crisi del vino al metanolo nel 1986 e si trovò al centro di polemiche per la gestione delle quote latte, che causarono sanzioni europee ai produttori italiani. Ma il suo operato fu infine riconosciuto come in buona fede: fu assolto da ogni accusa dalla Corte dei conti nel 1998.
Nel 1988 lasciò Montecitorio per approdare a Bruxelles, nominato dal governo De Mita Commissario europeo per la scienza, la ricerca e l’innovazione nella Commissione Delors II. Qui promosse importanti iniziative nel campo delle telecomunicazioni, dell’alta definizione televisiva e della liberalizzazione dei servizi postali. Fu un convinto europeista, stimato dai colleghi internazionali e apprezzato per il suo stile sobrio e competente.
Il ritiro
Dopo il ritiro dalla scena politica nel 1993, Pandolfi si è dedicato all’attività culturale, collaborando con il Gruppo dei 10 dell’Istituto Sturzo e mantenendo un ruolo di riferimento per il cattolicesimo democratico italiano. È stato decorato con il titolo di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana.