Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump ha firmato, giovedì, un ordine esecutivo per ridimensionare il Dipartimento dell’Istruzione. Durante la campagna elettorale, il tycoon aveva già promesso di ridurre l’influenza federale sull’istruzione, dichiarando l’intenzione di fermare l’uso improprio dei fondi pubblici per “indottrinare i giovani americani”. L’ordine mira a “restituire l’istruzione alle famiglie” e incarica Linda McMahon, Segretario all’Istruzione, di agevolare la chiusura del Dipartimento. La portavoce Karoline Leavitt ha precisato che l’ordine esecutivo ridimensionerà l’agenzia senza toccare programmi fondamentali come le borse di studio Pell e i prestiti agli studenti. Nel frattempo, un sondaggio Gallup condotto a febbraio ha segnalato un drastico calo della soddisfazione per il sistema educativo statunitense, scesa dal 37% nel 2017 al 24% nel 2025. Istituito nel 1979, il Dipartimento dell’Istruzione gestisce prestiti studenteschi, aiuti finanziari e politiche antidiscriminatorie. La sua eliminazione richiederebbe il voto favorevole del Congresso e almeno 60 voti al Senato, dove attualmente ci sono solo 53 repubblicani. Il rappresentante Thomas Massie ha suggerito l’uso della riconciliazione del bilancio per superare gli ostacoli legislativi. Nel frattempo, il processo di riduzione del personale è già iniziato, con l’obiettivo di dimezzare la forza lavoro del Dipartimento. Becky Pringle, presidente della National Education Association, ha avvertito che queste misure potrebbero aumentare i costi universitari e penalizzare gli studenti con disabilità. Anche l’American Federation of Teachers si è opposta fermamente, citando un sondaggio che evidenzia un ampio disaccordo tra i cittadini americani. Inoltre, 21 procuratori generali hanno già intentato una causa per bloccare i licenziamenti, sostenendo che tali decisioni violano la separazione dei poteri.