Tanta, tantissima tensione ieri alla Camera dei Deputati dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene. Nel corso delle repliche sulle comunicazioni relative al vertice europeo, che si apre oggi (per concludersi domani) il Presidente del Consiglio ha espresso un netto distacco dal documento scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi: “Non so se questa è la vostra Europa, ma certamente non è la mia”. La lettura di alcuni estratti del Manifesto da parte del Premier ha scatenato un’ondata di reazioni da parte dell’opposizione, portando alla sospensione della seduta per ben due volte.
Il dibattito si è incendiato dopo che il Primo Ministro ha citato alcuni passaggi del Manifesto, evidenziando frasi che parlano di “rivoluzione socialista”, “abolizione della proprietà privata”, e della “dittatura del partito rivoluzionario”. Secondo Meloni, il documento rappresenterebbe una visione dell’Europa che non rispecchia quella della sua coalizione e del suo governo. Le parole del Presidente del Consiglio hanno scatenato l’indignazione delle opposizioni, che hanno accusato Meloni di strumentalizzare il testo e di distorcerne il significato. La reazione più dura è arrivata dal Partito democratico: così Chiara Braga, Capogruppo alla Camera: “Di fronte ai volgari attacchi della Meloni al Manifesto di Ventotene, ripeto le parole di Vittorio Foa: ‘Se aveste vinto voi, io sarei ancora in prigione. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore’”.
Anche Giuseppe Provenzano, Responsabile Esteri del Pd, ha commentato: “Pur di coprire le divisioni interne alla destra, la Meloni è disposta a irridere i padri fondatori dell’Europa. Se oggi guida il governo di una Repubblica democratica è grazie a loro”.
La difesa di Fratelli d’Italia
Dall’altra parte, il partito di Meloni ha difeso la posizione del Premier. Il Presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, ha detto che “nel documento celebrato come fondamento dell’Europa si parlava di partito unico e di dittatura rivoluzionaria. È legittimo non condividerlo”. Un’interpretazione condivisa dall’Europarlamentare Nicola Procaccini, che ha parlato di una “caduta del Muro di Berlino anche in Italia”, sostenendo che il Manifesto fosse già “fuori dalla storia nel 1941”. Anche Carlo Fidanza, Capodelegazione di FdI al Parlamento Europeo, ha ribadito: “L’isteria della sinistra dimostra che non possono difendere un testo che inneggia alla dittatura socialista”. Per Elisabetta Gardini, Vicecapogruppo di FdI alla Camera, “La sinistra tenta di imporre un’Europa tecnocratica, lontana dai popoli. Noi crediamo in un’Europa delle radici cristiane e della sovranità popolare”.
Il Manifesto di Ventotene è considerato il testo fondativo dell’idea di un’Europa unita e federale, scritto durante la Seconda Guerra Mondiale da antifascisti confinati dal regime. Il documento immaginava un’Europa che superasse il nazionalismo, proponendo un’unione politica e sociale tra i Paesi del continente. Se è vero che alcuni passaggi del testo contengono riferimenti a una forte centralizzazione del potere e all’eliminazione di alcune strutture economiche tradizionali, la sua eredità è stata poi reinterpretata nel contesto della nascita dell’Unione Europea. Per questo, molti esponenti dell’opposizione vedono la polemica della Meloni come un tentativo di delegittimare l’ideale europeista. Federico Fornaro, Deputato Pp, ha dichiarato in Aula: “Oltraggiare Ventotene significa oltraggiare la memoria di Spinelli, Rossi e Colorni. La loro visione dell’Europa è stata la risposta ai nazionalismi che hanno devastato il Novecento”.
Meloni e la politica estera
Oltre alla controversia sul Manifesto di Ventotene, nel suo intervento alla Camera Meloni ha parlato della situazione internazionale, con un focus particolare sulla guerra in Ucraina. Il Premier ha sottolineato come il governo italiano veda segnali di apertura verso un cessate il fuoco, in seguito alla recente telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin. “Sosteniamo gli sforzi del presidente Usa, leader forte”, le parole di Meloni. Ha poi lanciato una stoccata al Partito Democratico, rispondendo alle critiche della segretaria Elly Schlein sulla gestione dei rapporti con gli Stati Uniti: “I Paesi alleati non cambiano a seconda di chi vince le elezioni”.
Il riferimento è alla posizione di alcuni esponenti del Pd critici rispetto a un’eventuale alleanza più stretta con Trump nel caso di una sua rielezione. Meloni ha chiesto esplicitamente: “Quando Schlein dice ‘Trump non sarà mai un alleato’, significa che dobbiamo uscire dalla Nato?”.
L’attacco di Schlein
Se all’interno della maggioranza emergono tensioni, l’opposizione attacca frontalmente il governo. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha accusato la premier di nascondere le divisioni interne mentre l’Europa è sotto pressione dagli attacchi di Donald Trump e Elon Musk. In un duro post sui social, Schlein ha dichiarato: “Meloni ha oltraggiato la memoria del Manifesto di Ventotene, riconosciuto da tutti come la base su cui si è fondata l’Unione Europea. Lo hanno scritto giovani mandati al confino dai fascisti, che non risposero all’odio con altro odio, ma con una visione che superasse i nazionalismi, che in Europa hanno portato solo guerre”. La leader dem ha quindi ammonito la premier a non oltraggiare la memoria di Altiero Spinelli, Ursula Hirschmann, Ernesto e Ada Rossi, Eugenio Colorni, figure centrali nella nascita del federalismo europeo. “Se oggi discutiamo in un Parlamento democratico, è grazie a persone come loro”, ha concluso Schlein.
Lega e riarmo
Intanto il piano ReArm EU, il fondo europeo per il rafforzamento dell’industria della difesa finanziato con debito comune, si conferma uno dei temi più divisivi nel dibattito politico italiano ed europeo. A sottolineare le fratture interne alla maggioranza è stato Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che ha dichiarato senza mezzi termini: “Meloni non ha il mandato per approvare il piano. “Ci aspettiamo che Meloni porti avanti questa linea al Consiglio Europeo”.