Il Presidente americano Donald Trump ha dato il via a una nuova fase di conflitto in Medioriente, colpendo direttamente le postazioni del gruppo armato degli Houthi in Yemen e lanciando un avvertimento a Teheran. L’annuncio dell’operazione militare degli Usa è arrivato attraverso il social network Truth, con un messaggio che non lascia spazio a interpretazioni: “Il sostegno ai terroristi Houthi deve cessare immediatamente. Non minacciate il popolo americano, il suo Presidente o le rotte di navigazione mondiali. Se lo fate, sarete ritenuti pienamente responsabili e non saremo gentili al riguardo”. Dunque, dopo mesi di tensioni nel Mar Rosso, Trump ha deciso di dare un segnale forte, ordinando al Pentagono di lanciare una massiccia operazione contro le infrastrutture militari degli Houthi: “Abbiamo intrapreso un’azione decisa e potente contro questi terroristi, responsabili di attacchi costanti contro navi, aerei e droni americani e internazionali”, ha dichiarato il numero uno a stelle e strisce.
Il leader della Casa Bianca ha poi rivolto un avvertimento diretto ai miliziani yemeniti: “Il vostro tempo è finito. Gli attacchi devono cessare immediatamente. Se continuerete, subirete conseguenze mai viste prima”.
“Gli Stati Uniti hanno superato il limite”
Le incursioni statunitensi hanno preso di mira sistemi di difesa aerea, postazioni radar, batterie missilistiche e droni, con l’obiettivo di ripristinare la sicurezza nelle rotte marittime, minacciate da mesi dai ribelli Houthi. Ma il prezzo dei bombardamenti è stato alto anche per i civili. Il ministero della Sanità yemenita, sotto il controllo degli Houthi, ha riferito che almeno 31 persone, tra cui molte donne e bambini, hanno perso la vita e oltre 100 sono rimaste ferite nei bombardamenti che hanno colpito anche aree residenziali di Sanaa, Saada e Al-Bayda. E la risposta dell’Iran non si è fatta attendere. Il Portavoce del ministero degli Esteri, Esmaeil Baqaei, ha condannato fermamente i raid americani, definendoli “brutali” e una “flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite”. Il Comandante delle Guardie Rivoluzionarie, il generale Hossein Salami, ha rincarato la dose, avvertendo che Teheran non rimarrà passiva di fronte a un’escalation del conflitto: “L’Iran non cerca la guerra, ma se verrà minacciato risponderà con fermezza e determinazione. Ogni attacco contro il nostro Paese avrà una risposta appropriata e definitiva”.
Mosca e la diplomazia
Anche la Russia è intervenuta nel tentativo di frenare l’escalation. Dopo una telefonata con il Segretario di Stato americano Marco Rubio, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha chiesto la cessazione immediata dell’uso della forza e l’avvio di un dialogo politico per evitare ulteriori spargimenti di sangue: “La situazione in Yemen deve essere risolta con mezzi diplomatici. Tutte le parti devono fermare immediatamente le operazioni militari”. Lavrov e Rubio hanno discusso anche degli accordi presi nel vertice tra alti funzionari russi e americani a Riad, concordando sulla necessità di mantenere aperti i canali di comunicazione per evitare un’escalation incontrollata del conflitto.
Hezbollah si schiera con gli Houthi
Nel frattempo, il gruppo sciita libanese Hezbollah ha espresso il suo sostegno ai ribelli yemeniti, condannando gli attacchi americani: “Siamo solidali con il popolo yemenita e invitiamo tutte le forze della resistenza nella regione e nel mondo a unirsi contro il piano sionista-americano”, si è letto in un comunicato ufficiale. Hezbollah ha sottolineato il ruolo degli Houthi nella lotta contro Israele e il loro supporto alla causa palestinese, affermando che “questa vile aggressione non piegherà il popolo yemenita”.