La situazione nella Striscia di Gaza continua a peggiorare mentre la fragile tregua tra Israele e Hamas sembra destinata a sgretolarsi. L’intera regione resta in bilico tra guerra e negoziati senza esito mentre gli Stati Uniti avvertono che reagiranno se Hamas non rispetterà gli accordi. Nonostante l’intervento di mediatori del Qatar e dell’Egitto, i negoziati per il prolungamento del cessate il fuoco sono falliti. Funzionari palestinesi hanno confermato alla BBC che le divergenze tra le due parti restano troppo ampie. Il rischio, ora, è una ripresa su larga scala delle ostilità, con conseguenze devastanti per i civili intrappolati nel conflitto. Intanto i raid israeliani sono ripresi con violenza: nove persone, tra cui diversi giornalisti e operatori umanitari, sono state uccise in un attacco a Beit Lahia, nel nord della Striscia. Secondo l’agenzia di difesa civile di Gaza, un drone avrebbe colpito un veicolo mentre la zona era già sotto il fuoco dell’artiglieria. “Nove martiri sono stati trasferiti in ospedale, tra cui diversi giornalisti e alcuni lavoratori dell’Organizzazione Caritatevole Al-Khair”, ha dichiarato il portavoce Mahmoud Bassal all’AFP. Questa tragedia riaccende il dibattito sulla sicurezza degli operatori dell’informazione nelle zone di guerra e sul rispetto del diritto umanitario.
Hamas: condizioni su rilascio ostaggi USA
Mentre la diplomazia cerca disperatamente di mantenere vivo il dialogo, Hamas ha dichiarato che rilascerà l’ostaggio israelo-americano Idan Alexander e i corpi di altri quattro cittadini statunitensi solo se Israele rispetterà l’accordo per la tregua. Un funzionario dell’organizzazione ha affermato che i colloqui dovrebbero concludersi entro 50 giorni, con il rilascio graduale degli ostaggi in cambio della liberazione di detenuti palestinesi. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno inviato un messaggio chiaro: se Hamas non rispetterà le scadenze, Washington risponderà con decisione. “Hamas sta facendo una scommessa molto rischiosa, pensando che il tempo sia dalla sua parte. Non lo è”, ha dichiarato Steve Witkoff, inviato presidenziale speciale per il Medio Oriente.
Esplosione a Latakia
Nel frattempo, la crisi si estende oltre Gaza. Una potente esplosione ha scosso la città siriana di Latakia, causando almeno tre morti e dodici feriti. Le autorità locali non hanno ancora chiarito la causa dell’esplosione, ma la tensione nella regione è palpabile. Il conflitto israelo-palestinese potrebbe avere ripercussioni più ampie, coinvolgendo attori regionali come la Siria e l’Iran.
Emergenza umanitaria
Sul fronte umanitario, la situazione è sempre più drammatica. Secondo un rapporto dell’ONU, attualmente sono disponibili nella regione 63mila tonnellate di cibo, sufficienti a sfamare un milione di palestinesi per due o tre mesi. Tuttavia, altrettanti restano privi di rifornimenti essenziali. L’ONU ha quindi lanciato un appello affinché Israele permetta il passaggio di nuovi convogli umanitari per evitare una crisi ancora più grave. Nonostante la tregua annunciata lo scorso gennaio, gli attacchi israeliani hanno già provocato la morte di almeno 98 palestinesi, secondo i dati riportati da Al Jazeera. L’ultimo raid su Gaza ha ucciso quattro persone, alimentando ulteriormente le tensioni e il rischio di una nuova escalation.