Non siamo in uno Stato di polizia, ci mancherebbe altro. Eppure, almeno in linea puramente teorica, una piccola e media impresa in Italia rischia di subire quasi 130 controlli all’anno, vale a dire uno ogni tre giorni. A condurre tali verifiche sono almeno 22 diverse autorità pubbliche, che spaziano dagli enti fiscali alle forze dell’ordine, dalle agenzie ambientali agli ispettorati del lavoro. Se da un lato la legalità e la sicurezza del lavoro sono principi sacrosanti, dall’altro l’eccessiva burocrazia e la frammentazione delle competenze rendono la vita di un imprenditore un percorso a ostacoli, mentre le attività completamente in nero risultano spesso meno esposte ai controlli. Un paradosso che merita una riflessione approfondita secondo uno studio della Cgia.
Pmi sotto assedio
Nell’ultimo anno disponibile nei dati ufficiali, tra lettere di compliance, controlli strumentali, accertamenti, verifiche e ispezioni, sono stati interessati circa 4 milioni di contribuenti, in larga parte titolari di partita Iva. A subire la maggior parte delle verifiche sono proprio le aziende regolari, ovvero quelle che rispettano gli obblighi fiscali e contributivi. Al contrario, chi lavora completamente in nero corre rischi nettamente inferiori. In molte aree del Paese, il lavoro sommerso continua a rappresentare un problema strutturale: aziende abusive e privati senza alcuna registrazione fiscale riescono spesso a sfuggire ai controlli, creando una concorrenza sleale nei confronti di chi opera nella legalità.
L’elenco delle autorità pubbliche che possono effettuare verifiche su un’azienda è lungo e articolato. Tra i principali enti coinvolti figurano Inps, Inail, Ispettorato nazionale del lavoro, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane e dei monopoli, Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Comuni, Camere di commercio, Nas, Noe, Nil, Siae e persino la Rai per il pagamento del canone speciale.
L’incubo della burocrazia
Uno degli ostacoli maggiori per chi fa impresa in Italia è la complessità normativa. Un imprenditore, soprattutto se a capo di una piccola azienda, difficilmente può essere sempre certo di essere in regola. La stratificazione delle leggi, tra normative nazionali, europee e regolamenti locali, rende complicata la gestione degli adempimenti. La paura di un controllo è un incubo che rischia di paralizzare l’attività, trasformando il titolare in un burocrate anziché in un produttore di beni o servizi. Per superare questa situazione, sarebbe auspicabile una razionalizzazione del quadro normativo, rendendo più semplici le leggi e riducendo il numero di ispezioni in presenza a favore di controlli telematici.
Il problema non riguarda solo l’Italia, ma anche l’Unione europea. Tra il 2019 e il 2024, sono state approvate ben 13.000 normative comunitarie, contro le 3.500 degli Stati Uniti, a cui si aggiungono le 2.000 risoluzioni a livello federale. Un divario evidente, che dimostra come in Europa l’eccessiva regolamentazione possa diventare un freno per la crescita economica.
Troppa burocrazia
Per questo motivo, la Presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha annunciato un pacchetto di riforme per ridurre la burocrazia e gli oneri amministrativi, con l’obiettivo di far risparmiare alle imprese europee 37,5 miliardi di euro in costi burocratici entro la fine della legislatura.
L’analisi dell’Ufficio studi della Cgia ha suddiviso il quadro normativo in quattro aree principali, calcolando il numero medio di controlli che un’azienda può subire: ambiente e sicurezza sul lavoro (l’area più esposta, con circa 60 possibili controlli da parte di 11 enti diversi); fisco (30 controlli potenziali condotti da 6 enti); contrattualistica e lavoro (21 controlli possibili, coinvolgendo 4 enti); adempimenti amministrativi (11 controlli effettuati da 7 enti).
Il settore più a rischio
Tra tutte le aree, quella che espone di più le Pmi ai controlli è la sicurezza nei luoghi di lavoro e il rispetto delle norme ambientali. Si stima che un’azienda possa subire fino a 67 controlli annui su questi temi. Gli aspetti più critici riguardano la conformità degli impianti elettrici e idrici, la gestione dei rifiuti, le emissioni in atmosfera, gli scarichi industriali e le misure antincendio. Gli enti più attivi in queste verifiche sono Asl, Arpa, Nas, Noe, Nil e Polizia locale.