Attualmente il Consiglio Artico, composto dalle 8 nazioni che hanno una costa artica, è bloccato poiché la Federazione Russa è la nazione che ha il più alto numero di kilometri di costa (oltre la metà dell’ artico terrestre è della Federazione Russa) e quando scoppiò il conflitto aveva la presidenza di turno. Se c’è un luogo dove la cooperazione internazionale è vitale è proprio l’ Artico e di fatto questo blocco ha conseguenze importanti in tutta una serie di attività perché è diventato molto difficile programmare gli investimenti.
Le rotte possibili
Secondo Pavel Baev, professore di ricerca presso il Peace Research Institute di Oslo (PRIO) e uno dei massimi esperti di artico, delle tre rotte artiche ad oggi è possibile percorrere soltanto quella più vicina alle coste russe (in acque russe) e solo per circa 8 mesi l’ anno (con le rompighiaccio nucleari – 54 russe contro le 29 del resto del mondo) e questo perché dal 2017 lo scioglimento dei ghiacci a latitudini superiori non è progredito significativamente, il che vuol dire che la rotta cinese centrale e quella ancora più a nord, ad oggi, sono impraticabili.
Le mire della Cina
Se da un lato questo dà un vantaggio alla Russia anche in considerazione della pericolosità del passaggio attraverso il Canale di Suez. Dall’altro la rotta artica costituisce una alternativa altamente appetibile anche per la Cina essendo più breve e non essendo soggetta ai choke points (punti di soffocamento) sotto il controllo USA. Dall’ altro costringe Mosca a pagare dazio ammettendo la Cina nell’ artico, tanto che quest’ ultima si dichiara potenza artica nonostante non ne abbia diritto. Questa è la prima conseguenza negativa della guerra perché Mosca ne avrebbe fatto volentieri a meno.
I progetti di Mosca
Una Federazione Russa che comunque non fa mistero di avere grandi progetti per la costa artica sia militari che civili. Dal punto di vista militare, riaprendo tutte le basi militari che furono dell’ ex URSS e aumentando sia il numero di unità della flotta, sia le attività della stessa nella regione, comprese le attività di intelligence. Dal punto di vista civile però la guerra ha “congelato” i piani di Mosca che puntavano a popolare la costa artica attraverso massicci investimenti, investimenti che ovviamente sono stati dirottati per sostenere lo sforzo bellico. Altro aspetto molto preoccupante per Mosca è il progressivo scioglimento del permafrost siberiano.
Rischi per il clima
A parte le immense quantità di Metano che si riversano in atmosfera ( che incidono pesantemente sul riscaldamento globale), il problema per il Cremlino è che sul permafrost poggiano le loro infrastrutture energetiche. Pensate agli oleodotti o gasdotti costruiti pensando che il terreno ghiacciato fosse eterno e che ora rischiano il disallineamento perché letteralmente galleggiano sul permafrost. Strutture che vanno monitorate de visu, poiché questa attività non può essere siolta attraverso i satelliti. In questo settore la Russia ha un estremo bisogno della cooperazione internazionale e la guerra la ha privata del sostegno necessario. Ovviamente ci sono una serie di questioni strategiche ulteriori che riguardano l’artico.
Installazioni energetiche a rischio
Dalle materie prime alla militarizzazione e non possiamo escludere le rotte artiche inun futuro non troppo lontano, ma qui interessava rilevare come il conflitto ucraino, abbia impattato sullo sviluppo della Russia artica che era un punto fondamentale delle politiche del Cremlino. Idem aver perso la cooperazione internazionale nel monitoraggio delle infrastrutture energetiche, cosa che potrebbe causare anche disastri ambientali oltre che economici. Insomma si parla molto dei problemi della Russia per via della guerra , ma si dice poco o nulla di quello che forse è il danno maggiore e che è proprio nell’ artico.
Scenario di nuove tensioni
Detto questo nei prossimi dieci anni assisteremo ad una escalation di tensioni nell’ artico e nel baltico e questo a prescindere dalla pace o meno in Ucraina. Tutte le potenze mondiali si stanno attrezzando per la competizione in questa parte di mondo.