Fare quadrato in difesa dei prodotti agroalimentari italiani in un momento che l’export è al top. Questo il senso della iniziativa che vedrà tra i temi principali i dazi Usa e il commercio estero durante la X Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani che si terrà il 12 e 13 marzo a Roma. “L’imposizione di nuovi dazi doganali infliggerebbe danni alle imprese e ai produttori, mettendo a rischio un mercato florido per le nostre aziende”, evidenzia il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini.
Secondo i calcoli della Confederazione i nuovi dazi minacciati da Trump “rischierebbero di far saltare l’11% di tutto l’export agroalimentare italiano (più di 69 miliardi), con un impatto economico devastante sulle eccellenze del Made in Italy”. Un rischio stimato dalla Cia-Agricoltori ben peggiore rispetto ai dazi del 2019, che ebbero effetto solo per un anno e furono imposti al 10%, mentre adesso si ipotizza un possibile 25%.
L’export verso USA al top
La Confederazione ricorda inoltre che i dazi doganali maggiorati riguardarono formaggi, salumi e alcuni alcolici, mentre ora, ad essere minacciati, sono anche prodotti come vino, olio extravergine d’oliva e pasta e la durata potrebbe interessare tutto il mandato presidenziale di Trump. “Tutto ciò avverrebbe in un momento in cui si può parlare un vero e proprio boom di vendite tricolori negli Usa per l’agroalimentare italiano, con 7,8 miliardi di euro nel 2023 e un +17% annuo, che ha visto gli Stati Uniti scalzare, seppur di poco, la Francia dal secondo gradino del podio dei paesi di destinazione del nostro export agroalimentare”.
Crescita per vini e spumanti
Per le vendite estere di vino, gli Usa sono il primo mercato di sbocco italiano, con quasi 1,7 miliardi euro e un peso sulle esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%. La percentuale è in crescita su base annua (+7%), con un’impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di un’incidenza di quasi il 24% sull’export totale di vini tricolore, molto più del diretto competitor transalpino, la cui quota non arriva al 20%.
Dopo il vino, troviamo i prodotti da forno e farinacei, al cui interno rientra la pasta (805 milioni di euro, pari al12% del totale) e l’olio d’oliva (670 milioni di euro, pari al 10%).
I danni alla filiera produttiva
“Per quanto riguarda il settore del vino”, fa presente la Cia, “ricorda che il rischio di dazi lascerebbe strada libera ai competitor che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: dal Malbec argentino, allo Shiraz australiano, fino al Merlot cileno. Dalla parte dei produttori di vino italiani, Cia ricorda anche come sia difficile recuperare rapporti solidi con i buyer Usa, una volta che questi siano costretti a interrompere le relazioni con l’Europa per cercare altri mercati internazionali”. Infine la Cia-Agricoltori evidenzia che gli stessi produttori sarebbero “preoccupati da una nuova ondata di dazi che causerebbe un danno anche alla loro filiera distributiva, che oltre ai vini locali commercia anche quelli esteri”.