Mentre la Russia intensifica gli attacchi, la resistenza di Kiev senza supporto statunitense è messa a dura prova. Nella regione russa di Kursk, i rapporti provenienti da blogger militari suggeriscono che la posizione delle forze ucraine sta rapidamente deteriorandosi. Il Ministero della Difesa russo ha annunciato che le truppe di Mosca hanno riconquistato quattro insediamenti in soli due giorni, con le forze russe che si sono spinte fino alle vicinanze della città di Sudzha. Nonostante le perdite significative riportate durante l’avanzata, le forze russe hanno raggiunto una posizione strategica che potrebbe portare a un cambiamento sostanziale sul campo di battaglia. La situazione logistica per l’Ucraina nella regione sarebbe ormai critica, con la possibilità che le forze ucraine debbano abbandonare il campo. Il presidente Dmitry Medvedev ha dichiarato, in un intervento su Telegram, che il “calderone fumante” di Kursk è “quasi chiuso”. Ma nonostante la durezza della situazione, il governo di Kiev ha smentito queste voci, confermando la continuità della resistenza.
1200 Bombe e 870 Droni
Tuttavia il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha denunciato l’intensificarsi delle operazioni aeree: la Russia ha lanciato oltre 1200 bombe aeree guidate, utilizzato quasi 870 droni d’attacco e sparato più di 80 missili in una sola settimana. Zelensky ha aggiunto che queste armi sono dotate di oltre 82.000 componenti stranieri, molti dei quali provenienti da paesi che violano le sanzioni internazionali imposte alla Russia.Inoltre, Zelensky ha fatto riferimento a un attacco particolarmente brutale contro la città di Dobropillia, situata nella regione di Donetsk, dove le forze russe hanno deliberatamente colpito obiettivi civili. L’attacco ha causato la morte di almeno 11 persone e il ferimento di oltre 50, inclusi sette bambini. Questo raid, descritto come uno dei più brutali degli ultimi tempi, ha colpito la città proprio quando i soccorritori erano già sul posto, dimostrando, come ha sottolineato Zelensky, l’intento di massimizzare il numero di vittime civili.
Elon Musk e Starlink
In questo contesto ha suscitato grande attenzione a livello internazionale la dichiarazione di Elon Musk, secondo cui se il sistema Starlink fosse disattivato, il fronte ucraino crollerebbe. Secondo il miliardario, Starlink rappresenta la “spina dorsale” delle forze armate ucraine, e la sua disattivazione causerebbe un’immediata crisi nel coordinamento e nelle comunicazioni sul campo di battaglia. Musk ha anche lanciato una provocazione diretta a Vladimir Putin, proponendo un incontro fisico per discutere la situazione dell’Ucraina, esprimendo così il suo disappunto per i continui massacri e la guerra di logoramento che sta consumando il paese.
Articolo 5 della Nato
Bruno Kahl, capo dei servizi di intelligence tedeschi, ha avvertito che la Russia potrebbe testare l’unità occidentale, mettendo alla prova l’articolo 5 del trattato della Nato. Questo articolo stabilisce che un attacco a uno dei membri della Nato deve essere considerato un attacco a tutti, obbligando gli alleati a rispondere collettivamente. Kahl ha sottolineato che se la guerra in Ucraina dovesse terminare prima del 2029 o 2030, la Russia potrebbe concentrare le sue risorse contro l’Europa, cercando di sfruttare il periodo di debolezza strategica per creare nuove tensioni. In questo scenario, una minaccia concreta potrebbe presentarsi prima del previsto, costringendo gli stati membri della Nato a reagire con decisione.
L’Italia e le Missioni di Pace
Da parte sua l’Italia si prepara, per la prima volta nelle dichiarazioni di un ministro, a un possibile coinvolgimento nelle missioni di peace-keeping. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato che, se venisse approvata una missione internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, l’Italia sarebbe pronta a partecipare. Crosetto ha ribadito che l’Italia non ha intenzione di schierare truppe in una missione unilaterale, ma sosterrà una missione internazionale che goda del consenso di tutte le parti coinvolte.