Il vertice straordinario della Lega Araba al Cairo ha segnato un passo importante nella definizione di un piano per Gaza, ponendo l’accento sulla necessità di una governance transitoria che prepari il terreno per una soluzione a lungo termine. Tuttavia, le profonde divergenze con Israele e l’incertezza sulla posizione americana rendono il futuro della Striscia ancora imprevedibile. Il vertice ha messo in luce le profonde divergenze tra le strategie proposte dagli Stati arabi e quelle statunitensi sulla gestione del futuro di Gaza. Il piano promosso dall’Egitto punta a una transizione politica di sei mesi, con il ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese e il coinvolgimento di forze di sicurezza addestrate da Egitto e Giordania. Ma sul fronte israeliano, il premier Benjamin Netanyahu ribadisce che la guerra proseguirà fino alla liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas.
Posizione europea
Il vertice del Cairo ha visto la partecipazione di diversi leader arabi e rappresentanti internazionali. Tra questi, il presidente del Consiglio europeo, António Costa, che ha incontrato il presidente angolano João Lourenço per discutere il ruolo dell’Unione Africana nella stabilizzazione del Medio Oriente. Anche il re di Giordania Abdallah II e l’emiro del Qatar, Tamim Bin Hamad al Thani, hanno preso parte ai colloqui. L’Europa segue con attenzione gli sviluppi e si prepara a mediare tra le parti in vista di una soluzione condivisa. La proposta araba rappresenta un tentativo concreto di riportare stabilità nella regione, ma resta da vedere quale sarà la reazione di Israele e degli Stati Uniti nei prossimi giorni.
Il piano arabo
Secondo l’emittente Al Arabiya, il piano arabo prevede il mantenimento della soluzione a due Stati e la possibilità di normalizzare le relazioni con Israele. Tra i punti chiave vi è la creazione di un comitato di tecnocrati indipendenti per amministrare Gaza durante un periodo transitorio di sei mesi, sotto l’egida del governo palestinese. L’obiettivo è garantire sicurezza e stabilità senza alterare la composizione demografica della popolazione palestinese. Sky News Arabia riferisce che il piano include il mantenimento del cessate il fuoco e la gestione progressiva della ricostruzione della Striscia, preservando il diritto dei palestinesi a rimanere nelle loro terre. Viene inoltre avanzata la possibilità di un intervento del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per dispiegare una forza internazionale di mantenimento della pace nei territori palestinesi.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha sottolineato che il piano elaborato dall’Egitto garantisce che i palestinesi non vengano allontanati dalla loro terra e favorisce il ritorno dell’Autorità Nazionale Palestinese a Gaza. Durante il vertice, ha chiesto il sostegno della Lega Araba per questa proposta, affermando che la pace in Medio Oriente è possibile solo con la creazione di uno Stato palestinese.
Il ruolo dell’ONU
Il piano arabo prevede anche la possibilità di una forza internazionale con mandato ONU per garantire la sicurezza nella Striscia. Secondo l’emittente egiziana Al Qaera, il Consiglio di Sicurezza potrebbe esaminare l’ipotesi di dispiegare una missione di peacekeeping nei territori palestinesi. Parallelamente, Egitto e Giordania stanno lavorando alla formazione di un corpo di polizia palestinese da dispiegare a Gaza per garantire la sicurezza durante la fase transitoria.
La risposta internazionale
Al-Sisi ha anche espresso fiducia nelle capacità diplomatiche del presidente statunitense Donald Trump per raggiungere una pace duratura nella regione. Tuttavia, il piano arabo è in netta contrapposizione con la strategia americana, che non prevede esplicitamente un ritorno dell’ANP a Gaza e si concentra su un’amministrazione provvisoria con il coinvolgimento di attori internazionali. Sul fronte israeliano, il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha dichiarato che non ci sarà alcun avanzamento verso una tregua duratura senza la completa smilitarizzazione della Striscia di Gaza. Israele chiede l’uscita di Hamas e della Jihad Islamica dal territorio come condizione imprescindibile per proseguire i negoziati. Nel frattempo, la tensione è alta anche in Israele, con proteste sempre più accese da parte delle famiglie degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas. Alla Knesset si sono registrati scontri tra la polizia e i familiari dei rapiti, che chiedono al governo di accelerare le trattative per il loro rilascio.