Mentre continua a rinviare il rilascio dei detenuti palestinesi previsto per sabato, Israele afferma di essere pronto a estendere il cessate il fuoco solo se Hamas rilascerà ulteriori ostaggi. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar durante un incontro a Bruxelles con i suoi omologhi ungherese, rumeno, bulgaro, finlandese e slovacco. “Ciò non accadrà senza il rilascio degli ostaggi”, ha precisato Sa’ar, ribadendo che Israele è determinato a ottenere la liberazione dei propri cittadini e a perseguire gli obiettivi di guerra prefissati. In questo quadro Tel Aviv ha trasmesso ai mediatori internazionali un’offerta di scambio per Hamas: il rilascio dei 602 prigionieri palestinesi, già rinviato, in cambio della restituzione dei corpi di quattro ostaggi, e senza cerimonie “umilianti”, come accaduto durante la consegna delle salme dei bambini Bibas e di Oded Lipshitz. Da parte sua Hamas si è detta pronta ad accogliere la proposta dei mediatori, in merito alle cerimonie di rilascio degli ostaggi, per garantire la liberazione dei prigionieri palestinesi; Tuttavia, Hamas insiste per la liberazione dei detenuti prima della fase finale, come prevedeva l’accordo.
Il nuovo piano di Netanyahu
Tuttavia secondo fonti israeliane, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non intende più attenersi al piano di tregua in tre fasi proposto dall’amministrazione Biden, nonostante l’accordo firmato. Lo avrebbe ammesso il ministro degli Affari strategici Ron Dermer incontrando l’inviato speciale del presidente Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff per presentargli il cosiddetto piano “dei generali”: ottenere la liberazione di tutti gli ostaggi in un’unica soluzione, in cambio del rilascio di detenuti palestinesi, demolire tutti gli edifici di Gaza City, i campi profughi al centro della Striscia e Khan Yunis nel sud nel quadro di una ripresa su larga scala della guerra a Gaza. Secondo Haaretz, Netanyahu attende l’insediamento del nuovo capo di stato maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, il 6 marzo, prima di definire i dettagli del piano militare. Ma già Netanyahu ha ribadito la possibilità di riprendere i combattimenti a Gaza “in qualsiasi momento” qualora non si raggiunga un accordo soddisfacente. “Tutti i nostri ostaggi torneranno a casa. Hamas non governerà più Gaza, che sarà smilitarizzata e la sua forza combattente sarà smantellata”, ha dichiarato durante una cerimonia a Holon. Il premier ha inoltre chiesto la “smilitarizzazione totale” della Siria meridionale.
La Casa Bianca sostiene Israele
Come aveva già annunciato, l’amministrazione statunitense, con il sostegno del presidente Donald Trump, conferma il pieno appoggio a Israele “in qualunque linea d’azione decida di adottare nei confronti di Hamas”. Secondo il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Brian Hughes, il comportamento di Hamas, che ha mostrato in pubblico le bare dei bambini Bibas, giustifica la sospensione dello scambio. Hamas, dal canto suo, afferma di essere pronto ad accogliere le proposte dei mediatori per garantire il rilascio dei prigionieri palestinesi, ma avverte: “I negoziati saranno sospesi se Israele non rispetterà l’accordo e non libererà i 602 detenuti in cambio dei sei ostaggi già rilasciati”.
Israele assedia Cisgiordania
Nel frattempo, le operazioni militari israeliane della miaaione “muro di ferro” continuano in Cisgiordania. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, l’esercito israeliano ha dispiegato carri armati alla periferia del campo profughi di Jenin, con incursioni nelle città circostanti e la distruzione di infrastrutture. L’ultimo utilizzo di carri armati in Cisgiordania risaliva al 2002, durante la Seconda Intifada. Nei campi profughi di Tulkarem e Nour Shams è stato imposto un assedio rigido, con operazioni di rastrellamento e occupazione di edifici palestinesi trasformati in avamposti militari. Il comune di Jenin denuncia la demolizione di circa 120 abitazioni nel campo profughi e danni significativi ad altre decine di edifici. I carri armati, lo sfollamento forzato di 40.000 palestinesi e l’avvertimento del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che i palestinesi non potranno tornare alle loro case, costituiscono secondo il ministero degli Esteri palestinese una “una grave escalation” e una continuazione del “genocidio, dello sfollamento e dell’annessione” di Israele in Palestina.