sabato, 29 Marzo, 2025
Attualità

Papa Francesco: condizioni critiche, ma stabili. La prognosi resta riservata

Il Pontefice, ricoverato da dieci giorni al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale, presenta una lieve insufficienza renale, ma non ha avuto nuove crisi respiratorie

Gli occhi di tutto il mondo sono puntati al decimo piano del Policlinico di Gemelli di Roma. E tutto sommato le notizie di ieri confermano che la situazione resta molto seria: le condizioni di salute del Papa, ricoverato da dieci giorni al Policlinico Gemelli di Roma per una polmonite bilaterale, rimangono critiche, ma stabili. Il bollettino medico diffuso dalla Santa Sede nella serata di ieri ha evidenziato la presenza di una lieve insufficienza renale, un nuovo dato emerso dagli ultimi esami clinici effettuati. Nonostante ciò, il Pontefice non ha presentato ulteriori crisi respiratorie dalla serata di sabato, un segnale che lascia spazio a un cauto ottimismo. Nel comunicato ufficiale la Sala Stampa del Vaticano ha reso noto che Francesco ha ricevuto due unità di emazie concentrate, con un conseguente miglioramento del valore dell’emoglobina. Resta invece invariata la piastrinopenia, mentre alcuni parametri ematici indicano un iniziale segno di insufficienza renale, al momento sotto controllo. Il Santo Padre prosegue la terapia con ossigeno ad alti flussi tramite cannule nasali, ma rimane vigile e ben orientato.
La complessità del quadro clinico e l’attesa necessaria affinché le terapie farmacologiche possano dare qualche riscontro impongono che “la prognosi resti riservata”, si è letto nel bollettino. Nonostante il quadro delicato, il Pontefice ha continuato a mantenere il contatto con la sua missione spirituale e ieri mattina ha partecipato alla Santa Messa celebrata nel suo appartamento al decimo piano dell’ospedale, insieme al personale sanitario che si sta prendendo cura di lui.

Grazie ai sanitari

Le parole del Pontefice Nonostante il ricovero, Bergoglio ha voluto far sentire la sua voce, trasmettendo un messaggio in occasione dell’Angelus della VII Domenica del Tempo Ordinario, letto al termine della Santa Messa per il Giubileo dei Diaconi: “Proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli, portando avanti le cure necessarie; e anche il riposo fa parte della terapia” ha dichiarato il Santo Padre, esprimendo gratitudine nei confronti del personale sanitario: “Ringrazio di cuore i medici e gli operatori sanitari di questo ospedale per l’attenzione che mi stanno dimostrando e per la dedizione con cui svolgono il loro servizio tra le persone malate”. Il Vescovo di Roma ha inoltre manifestato il suo affetto per i tanti messaggi di vicinanza ricevuti da tutto il mondo, in particolare dalle lettere e dai disegni inviati dai bambini: “Grazie per questa vicinanza e per le preghiere di conforto che ho ricevuto da tutto il mondo. Affido tutti all’intercessione di Maria e vi chiedo di pregare per me”.

L’appello per la pace

Nel suo messaggio, il Papa ha anche ricordato il terzo anniversario dell’inizio della guerra su larga scala in Ucraina, definendolo una “ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità. Mentre rinnovo la mia vicinanza al martoriato popolo ucraino, vi invito a ricordare le vittime di tutti i conflitti armati e a pregare per il dono della pace in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan”.

La vicinanza della Cei

Intanto ieri sera, nella chiesa di San Domenico a Bologna, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei, ha presieduto il Santo Rosario per la salute di Francesco. “Vogliamo stringerci al Santo Padre – le parole del Cardinale Zuppi –, chiedendo al Signore di sostenerlo in questo momento di sofferenza, perché trovi sollievo e possa ristabilirsi al più presto. Sarà un modo concreto per rinnovargli la vicinanza e l’affetto delle comunità ecclesiali italiane, che da giorni hanno intensificato la loro preghiera”. Quello di iri è, infatti, il primo appuntamento che, a partire da Bologna, coinvolgerà da oggi tutte le Chiese in Italia unite, insieme, in un unico abbraccio.

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