Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, torna a puntare il dito contro la Cina, accusandola di avere commesso un “terribile errore” nella gestione dell’epidemia di coronavirus, che Pechino “non vuole ammettere” e che “ha cercato di coprire”, senza riuscirci. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo è stato molto duro in proposito: “Ci sono enormi indizi del fatto che è lì che è iniziato tutto. Abbiamo detto fin dall’inizio che questo virus ha avuto origine a Wuhan, in Cina”. Accuse supportate da un dossier realizzato dal gruppo “Five Eyes”, composto dagli 007 di Usa, Gran Bretagna, Australia, Canada e Nuova Zelanda , secondo il quale Pechino avrebbe cercato di nascondere quel che accadde all’inizio. Nel documento si parlerebbe di “pericolosi esperimenti” e soprattutto del tentativo dei cinesi di negare la letalità del virus, escludendo la trasmissione agli esseri umani e quindi impedendo un pronto intervento delle strutture sanitarie mondiali per prevenire e scongiurare il diffondersi del Covid-19. Gli Stati Uniti stanno studiando misure economiche contro Pechino per aver favorito la diffusione della pandemia e aver creato immensi danni economici e finanziari all’America e al resto del mondo. Abbiamo chiesto un commento in merito allo psichiatra, medico, ed ex parlamentare Alessandro Meluzzi.
È in atto un duro scontro fra Stati Uniti e Cina, con i primi che accusano i secondi di aver causato l’epidemia di Covid-19 costruendo il virus in laboratorio e di averne nascosto la pericolosità. Gli americani sostengono di avere le prove. E’ credibile questa accusa, oppure meglio andarci piano?
“Si tratta di dichiarazioni ufficiali rilasciate dal Presidente degli Stati Uniti e dal Segretario di Stato quindi mi pare assurdo che entrambi possano aver lanciato simili accuse senza averne le prove. Se esistono dati che confermano questi gravi sospetti credo che sia doveroso portarli alla luce. Del resto non serve essere scienziati per mettere in fila tutta una serie di elementi logici in grado di fornire dei dati oggettivi”.
Tipo?
“Iniziamo con le dichiarazioni del premio nobel per la virologia Luc Montagnier, non certo uno sprovveduto, il quale ha evidenziato come nel laboratorio di Wuhan, che per altro i francesi conoscono molto bene avendolo costruito per poi abbandonarlo in seguito, siano accadute negli anni cose molto strane. Del resto non è un mistero per nessuno il fatto che i cinesi siano abituati ad effettuare esperimenti con i virus, ad iniziare da quello dell’Hiv. E’ quindi a mio giudizio credibile la tesi secondo cui la combinazione fra il virus tipico del raffredore con quello genomico dell’Hiv, possa aver generato una malattia assolutamente atipica. Malattia che può manifestarsi sotto forma di influenza per poi degenerare in una patologia polmonare in grado di causare la morte dei soggetti più fragili. Ora resta da capire perché in quel laboratorio possa essere stato creato questo virus. Montagnier ritiene che l’obiettivo era trovare un antidoto contro l’Hiv, altri che fossero in atto delle strategie militari. Che il virus possa essere sfuggito di mano a quelli che lo stavano lavorando a questo punto importa poco, ciò che conta è invece capire se davvero la Cina ha occultato tutto e tentato di nascondere le proprie responsabilità, intervenendo con ritardo e favorendo la diffusione del coronavirus e con enormi danni a livello planetario”.
A questo punto quindi cosa occorre fare?
“Serve un’indagine internazionale che faccia piena luce su questa storia, e l’Italia deve essere la prima a chiedere e pretendere la verità. Quindi il partito filo cinese italiano farebbe bene a rassegnarsi e far sì che l’Italia sostenga gli Stati Uniti come stanno già facendo francesi, inglesi, canadesi, australiani, in nome di una solidarietà atlantica che in questo momento è più che mai necessaria”.
Quanto è forte in Italia il partito filo-cinese?
“È molto forte e lo si percepisce da tanti segnali. Sia dalle posizioni del nostro governo, vedi la Via della Seta, fino alla presenza di illustre personalità italiane all’interno di potentissime lobby finanziarie cinesi. Devo dire che poi negli ultimi tempi ha fatto molto discutere anche l’apertura della Chiesa cattolica che si è detta disposta a riconoscere la Chiesa nazionale cinese fedele al regime di Pechino, contro quella clandestina che per anni, seppur perseguitata, ha garantito il mantenimento della fede. Poi non dimentichiamo che i cinesi oggi stanno praticamente dietro a tutto, alle piccole come alle grandi cose. La penetrazione politica e finanziaria cinese in Italia è molto forte e credo che vada guardata con grande prudenza”.
A livello politico chi sono oggi i principali alleati di Pechino?
“Sicuramente il Movimento 5 Stelle che non nasconde del resto di guardare con favore alla Cina, con Grillo che già a dicembre andava in giro munito di mascherina. Ma i filo cinesi stanno anche in larghi settori del Pd. Del resto non dimentichi che i simpatizzanti di Pechino stazionano anche nel mondo dem americano, quello obamiano e clintoniano, e che anche una parte del debito americano è stato acquistato da capitali cinesi. Penso che Trump voglia fare anche piazza pulita di certe commisioni fra lobby dem americane e la Cina. Siamo dunque nel pieno di una grande resa dei conti, e l’Italia dovrà necessariamente schierarsi al fianco dell’alleato storico, che è l’America e non un regime pieno di chiari e scuri, dove gli scuri però sono sempre più evidenti”.
Nello scontro fra filo-americani e i filo-cinesi in Italia c’è chi vede anche Mario Draghi. Gli americani punterebbero su di lui per il dopo-Conte. Condivide questa tesi?
“Credo che Mario Draghi in realtà non voglia succedere a Conte, ma piuttosto a Mattarella. Non ho notizie precise in merito alle tendenze geopolitiche dell’ex presidente Bce, ma certamente per gli Stati Uniti sarebbe molto più affidabile di Conte, su questo non ci sono dubbi. Draghi è espressione di un establishment che è certamente molto più funzionale ad un’ottica europea-atlantista”.
Quindi il futuro dell’Italia lei lo vede unicamente nell’ottica del mantenimento dell’Alleanza Atlantica?
“Sì, ma con una visione molto più ampia che deve comprendere anche la Russia. L’Italia deve restare saldamente alleata degli americani se non vorrà diventare la costola di un mondo dominato dalla Cina. Ma deve inserirsi all’interno di un rapporto più sereno fra Stati Uniti e Russia. Sogno un’Italia che faccia da ponte geopolitico nel Mediterraneo per un pacificato rapporto fra Putin e Trump. Un ponte, non una Via della Seta”. (Lo_Speciale)