venerdì, 21 Febbraio, 2025
Esteri

Consegna degli ostaggi, Hamas espone 4 bare nere, Israele protesta

Tra loro i fratellini Bibas. Onu, "abominevole, viola il diritto internazionale". Herzog: "I nostri cuori in pezzi, Israele vi chiede perdono”.

La restituzione dei corpi degli ostaggi e le dichiarazioni di Hamas sulla disponibilità a rilasciare i prigionieri in cambio della fine del conflitto potrebbero aprire nuove prospettive diplomatiche. Tuttavia, le tensioni tra Israele e Hamas restano altissime. Ieri, in un macabro rituale di propaganda Hamas ha esposto quattro bare nere su un palco a Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, prima della consegna dei resti di quattro ostaggi israeliani alla Croce Rossa.

I corpi riconsegnati appartengono a Shiri Bibas e ai suoi due figli, Ariel e Kfir, oltre a Oded Lifshitz. Hamas accusa Israele di averli uccisi durante raid aerei, mentre il governo israeliano non ha mai confermato ufficialmente la morte dei Bibas prima della restituzione delle salme. Sul palco allestito per l’occasione, striscioni accusatori contro il premier Benjamin Netanyahu, raffigurato come un vampiro, hanno alimentato la tensione. Israele ha protestato formalmente con i mediatori e la Croce Rossa per l’allestimento della “cerimonia”, definendola una violazione dell’accordo di cessate il fuoco. L’ONU, attraverso l’alto commissario per i diritti umani Volker Turk, ha condannato la messa in scena, definendola “abominevole” e contraria al diritto internazionale, che impone il rispetto per le vittime e le loro famiglie.

Militanti presenti

Durante la consegna dei corpi erano presenti anche alcuni militanti di Hamas rilasciati da Israele nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco. Tra questi, Mohammad Abu Warda, condannato a 48 ergastoli per attentati terroristici negli anni ’90. Hamas ha ribadito di aver trattato umanamente gli ostaggi e ha affermato che la loro morte è stata causata dalle operazioni militari israeliane. Parallelamente, il movimento palestinese ha dichiarato la disponibilità a rilasciare tutti gli ostaggi ancora detenuti in cambio della fine del conflitto. Secondo il portavoce di Hamas Hazem Qasym, la seconda fase dell’accordo di tregua dovrebbe prevedere un cessate il fuoco permanente e il ritiro delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza.

Reazioni in Israele

La notizia ha suscitato profonda indignazione in Israele. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha espresso il suo dolore in un messaggio alla nazione, parlando di “dolore insopportabile” e promettendo che Israele “farà i conti con Hamas”. Dello stesso tono le dichiarazioni del ministro della Difesa Israel Katz, che ha promesso vendetta: “Hamas ha rapito, Hamas ha assassinato, Hamas sarà distrutta. Ci vendicheremo dei nostri nemici e garantiremo il nostro futuro”. Intanto, il ministro degli Affari strategici Ron Dermer è volato a Washington per colloqui con l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente. Al centro delle discussioni, la seconda fase dell’accordo tra Israele e Hamas.

Case mobili a Gaza

Mentre il conflitto continua, la prima spedizione di case mobili destinate agli sfollati della Striscia di Gaza è partita dall’Egitto. Secondo i media egiziani, cinque camion carichi di 15 unità abitative hanno attraversato il valico di Rafah e sono stati trasferiti nel terminal di Karem Abu Salem prima di entrare a Gaza. Questa iniziativa rientra nel quadro dell’accordo di cessate il fuoco e potrebbe rappresentare un primo passo verso una stabilizzazione della situazione umanitaria nella regione.

Vertice arabo a Riad

Sul fronte diplomatico, i leader di Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Giordania si riuniranno a Riad per discutere un piano di ricostruzione della Striscia di Gaza che possa fungere da contrappeso alla proposta di Donald Trump. Secondo fonti diplomatiche, gli Stati Uniti starebbero lavorando a un piano che prevederebbe il controllo di Gaza da parte di un’amministrazione filo-occidentale, ipotesi che ha scatenato l’opposizione dei Paesi arabi. Un’ex fonte diplomatica egiziana ha parlato di un piano in “tre fasi” da attuare in un periodo compreso tra tre e cinque anni, ma i dettagli restano ancora riservati.

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