giovedì, 20 Febbraio, 2025
Esteri

Israele: “Sabato sei ostaggi liberi”. Hamas: “Restituiremo anche quattro corpi”

Israele crea agenzia per la “partenza volontaria” dei palestinesi. Egitto propone “aree sicure” per la ricostruzione

Mentre slitta al 4 marzo la riunione della Lega Araba convocata d’urgenza dall’Egitto per rispondere al piano di Trump su Gaza, al Cairo i negoziati tra i funzionari israeliani e i rappresentanti di Hamas con la mediazione del Qatar e dell’Egitto procedono in maniera incoraggiante. Ieri sono stati raggiunti accordi in base ai quali sabato “verranno rilasciati sei dei sequestrati vivi della fase A”, rende noto l’ufficio di Benyamin Netanyahu. “Giovedì prossimo verranno consegnati a Israele quattro ostaggi deceduti”. Anche il capo negoziatore di Hamas, Khalil al Hayya, ha confermato che sabato saranno liberati quindi sei ostaggi, invece dei tre che prevedeva l’accordo. In cambio, ha spiegato Hamas, sono state concordate misure che “agevolano l’ingresso di macchinari pesanti, rimorchi e materiali edili”, oltre che roulotte per gli sfollati senza casa. Si tratta quindi degli ultimi sei ostaggi della lista dei 33 che dovevano essere liberati nella prima fase dell’accordo. Resteranno nella Striscia altri 59 ostaggi, tra cui almeno 28 morti.

Piani sul futuro di Gaza

Se i negoziati procedono, sul futuro di Gaza invece si lavora in due direzioni opposte. Da una parte il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha annunciato che verrà creato “un direttorato per le partenze volontarie dei residenti di Gaza (…) all’interno del ministero della Difesa”, come si legge in una nota  del ministero. Dall’altra l’Egitto ha proposto di creare delle “aree sicure” dove far vivere i palestinesi mentre le imprese di costruzione egiziane e internazionali ricostruiranno le infrastrutture. L’idea sarebbe stata discussa in una riunione al Cairo tra funzionari egiziani, diplomatici europei e rappresentanti di Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, secondo fonti diplomatiche arabe e occidentali del quotidiano Times of Israel, ma è ancora in fase di negoziazione. Ma oltre a far partire volontariamente i gazawi, Israele esige “una completa smilitarizzazione della Striscia di Gaza”, come dichiarato dal ministro degli Esteri, Gideon Sa’ar, che ha ribadito la determinazione di Israele a ottenere “tutti gli obiettivi della guerra stabiliti” dal governo. “Non accetteremo la presenza continuata di Hamas o di qualsiasi altro gruppo terroristico a Gaza” ha avvertito il ministro.

Israele inizia un ritiro parziale dal Libano

migliaia di soldati resteranno sul fronte Libanese, il ministro Sa’ar ha confermato che l’esercito rimarrà “temporaneamente” in cinque località strategiche del Libano, ciascuna presidiata da almeno una compagnia di soldati. Secondo il Jerusalem Post saranno tra i10.000-15.000 i soldati israeliani che rimarranno sul suolo libanese. Anche se i cinque avamposti non facevano parte dell’accordo di cessate il fuoco del 27 novembre, Israele ha convinto gli Stati Uniti che deve restare per impedire a Hezbollah di insediarsi nel sud del Libano. Da parte sua il governo libanese ha definito la presenza dell’IDF una “occupazione”, ribadendo che il Libano ha il diritto di utilizzare tutti i mezzi per garantire un completo ritiro israeliano e liberare ”tutto il territorio libanese”. Lo Stato, ha spiegato un portavoce della presidenza di Beirut, deve avere il monopolio sulle armi, e cercherà l’aiuto del Consiglio di sicurezza dell’Onu per “affrontare le violazioni israeliane e costringere Israele a ritirarsi immediatamente”.

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